giovedì 19 novembre 2009

SANTAN…CHE’?


Oggi vi parlo di una donna italiana, di una di cui molti dicono avere “le palle”, essere attiva, coerente nelle proprie scelte politiche, combattiva per la difesa dei valori e tradizioni italiane, e per i diritti delle donne: Daniela Santanchè. Ma davvero ha tutte queste qualità e doti? Dalla sua biografia, non mi pare affatto.
Daniela Santanchè è nata a Cuneo il 7 aprile 1961; si è laureata in scienze politiche e nel 1983 ha fondato una società specializzata nel campo del marketing. E’ socia del Billionaire insieme a Flavio Briatore, Lele Mora, Paolo Brosio e Marcello Lippi.
Nel 1995 ha lasciato il marito Paolo Santanchè, chirurgo estetico sposato nel 1982 (impiegandosi nella società del marito con compiti amministrativi), frequentando poi per un certo periodo Canio Mazzaro, imprenditore farmaceutico potentino. Il precedente matrimonio è stato annullato dalla Sacra Rota, ma nonostante ciò, ella utilizza ancora il cognome del suo ex marito. Dopo aver rotto anche con Mazzaro, ha dichiarato di essere fieramente casta e single per onore del figlio avuto col primo marito.
Veniamo alla carriera politica. Collaboratrice dell'onorevole Ignazio La Russa, nel 1995 è entrata in Alleanza Nazionale. Tra le file di AN è stata consulente per la Giunta del comune di Milano guidata da Gabriele Albertini, mentre nel giugno del 1999 è stata eletta consigliere provinciale alla provincia di Milano. Nel 2001 si è candidata per la Camera dei Deputati: pur non essendo stata eletta, le dimissioni della collega di partito Viviana Beccalossi le hanno dato la possibilità di avere il seggio l' 11 luglio 2001. Dal 2003 al giugno 2004 è stata nominata assessore comunale di Ragalna, in provincia di Catania, in cui si è occupata di sport e grandi eventi. Nel 2005 è stata nominata relatrice della Legge Finanziaria, prima donna nella storia della Repubblica Italiana a ricoprire questo ruolo. Nel 2006 è stata rieletta alla Camera dei Deputati nella lista di AN, nel collegio di Milano. Nel 2007 il leader di AN Gianfranco Fini l’ha rimossa dal ruolo di responsabile del dipartimento Pari opportunità del partito (per alcuni episodi di cui parlerò dopo).
Il 10 novembre 2007 si è dimessa da Alleanza Nazionale per entrare nel partito di Francesco Storace e Teodoro Bontempo (anche loro ex AN), La Destra, immediatamente nominata Portavoce Nazionale.
Il 10 febbraio 2008, Francesco Storace ha annunciato la candidatura di Daniela Santanchè a Premier per La Destra per le elezioni politiche italiane del 2008. La Santanchè è stata così tra le prime donne a candidarsi Premier, insieme a Flavia D'Angeli di Sinistra Critica e a Fabiana Stefanoni del Partito di Alternativa Comunista. Alle elezioni, la lista La Destra-Fiamma Tricolore non riuscì però a superare lo sbarramento previsto del 4% alla Camera e dell'8% al Senato: di conseguenza il partito non ottenne alcun parlamentare, inclusa la Santanchè stessa che terminò così il proprio mandato.
Dal 28 settembre 2008 non è stata più portavoce de La Destra e, in polemica con Francesco Storace, ha lasciato il partito. Poche settimane dopo, insieme ad altri ex esponenti de La Destra, dà vita al soggetto Movimento per l'Italia (MpI) che guarda ad una confluenza nel PdL.
Della sua carriera politica, si ricordano in particolare episodi come quando, capo dipartimento delle pari opportunità di AN, nel 2005, entrò nell'occhio del ciclone per due fatti curiosi: il gesto del dito medio rivolto a dei giovani che contestavano la riforma Moratti, e la proposta di una "porno-tax", ovvero un'imposta che dovrebbe pagare chi fruisca di materiale pornografico; il 22 ottobre 2006, in diretta a Controcorrente, il programma di approfondimento di SkyTg24, su una discussione che verteva sul velo è stata aggredita verbalmente dall'imam di Segrate. In seguito a tale episodio è intervenuto il prefetto di Milano che le ha concesso la scorta. Nel 2007 il leader di AN Gianfranco Fini la rimosse dal ruolo di responsabile del dipartimento Pari opportunità del partito, forse in seguito a questi vari episodi.
Il 20 settembre 2009, invece, è intervenuta a Milano alla festa per i festeggiamenti della fine del Ramadan, dove era presente un nutrito gruppo di forze dell'ordine in assetto antisommossa. Qui la Santanché, secondo la versione dei musulmani, ha tentato di strappare il velo ad alcune donne, suscitando la reazione dei musulmani presenti. La Santanchè che ha manifestato accompagnata dal suo vice Diego Zarneri, ha sostenuto invece di aver solo chiesto alla polizia di far rispettare le legge Italiana che prevede il divieto di circolare a volto coperto e di non esser mai entrata in contatto con una donna musulmana. Di seguito la Santanché ha dichiarato di essere stata aggredita e presa a pugni, versione smentita dai musulmani presenti; fatto sta che è stata accompagnata al pronto soccorso dove i medici le hanno riscontrato contusioni toraciche estese con prognosi di 20 giorni.
Il 25 settembre 2009, su il Fatto Quotidiano, compare una notizia secondo cui, in realtà, la Santanché non sarebbe mai stata aggredita. In un breve filmato pubblicato su peacereporter si vedono i tentativi della Santanché di superare il cordone delle forze dell'ordine, mentre non è dato vedere alcuna aggressione a carico della parlamentare. I legali della Santanchè hanno poi smentito tale versione denunciando l'alterazione delle immagini del video, e hanno reso noto il verbale delle forze dell'ordine presenti e testimoni dell'aggressione e una copia della documentazione del pronto soccorso.
Ultimo atto, quello del 9 novembre 2009 nel corso della trasmissione Domenica cinque, trasmessa da Canale 5, durante una discussione con l'Imam di Segrate Ali Abu Shwaima, riguardo la presenza del crocefisso nelle scuole, dove la Santanchè affermò che Maometto era un poligamo poiché aveva nove mogli, e che era pure pedofilo avendone una di nove anni. Dichiarazione che ha ovviamente scatenato l’ira dei musulmani presenti in studio, per non parlare dello strascico di polemiche susseguito dopo.

Dopo questo excursus sulla vita privata e politica della Santanchè, è facile intuire come la dote principale che l’è attribuita, o se vogliamo, che si auto-attribuisce, ovvero di essere una fervente femminista dei nostri tempi, può essere facilmente messa in discussione; già, perché se fosse così tenace e paladina dei diritti civili delle donne, avrebbe rinunciato al suo cognome da sposata subito dopo la separazione dal marito. In fondo, la conservazione del cognome da nubile è uno dei primi aspetti che rafforza l’identità di una donna; mentre lei ha continuato a conservare il cognome del marito per fini politici, essendo esso molto rinomato in quel di Sicilia e da lei ben avviato ormai in politica. Dunque perché perdere questo strumento di propaganda in favore di un banale diritto civile? Per la cronaca, il suo cognome da nubile è Garnero.
Un’altra questione è quella relativa alla sua coerenza politica, poiché non va dimenticato che prima se ne è andata da AN a fine 2007 accusando il partito di Fini di star diventando sempre più moderato e democristiano, aderendo a La Destra di Storace e Bontempo; poi la sua smania di protagonismo (la stessa che perseguita Rutelli) alimentata da un mancato incarico nel Parlamento italiano dato che il partito non ha superato la soglia di sbarramento alle politiche ’08, l’ha portata a lasciare anche questa formazione politica recriminando una nuova crisi di valori ed ideali, e formando una nuova formazione “Movimento per l'Italia”, un partitino sempre rientrate nell’orbita del Cavaliere, tanto da correre alle prossime elezioni locali con il PdL. Insomma, gira e rigira, anche lei, come la Mussolini, è ritornata miseramente all’ovile del Cavaliere; il quale è sempre ben disposto ad accogliere belle donne in politica e non.
Infine, entrando nel merito della sua attività politica, non dimentichiamoci che questa imprenditrice prestata alla stessa, è un potenziale pericolo per la nostra incolumità, poiché in un paio di occasioni ha ferocemente attaccato, come detto prima, sia verbalmente che fisicamente alcuni musulmani e il credo islamico stesso; pertanto, politici come lei, sommati a quelli della Lega, ci stanno trasformando in seri obiettivi per i terroristi islamici, sommando alle loro azioni la nostra partecipazione ad operazioni militari come in Afghanistan e Iraq (l’attentato alla Questura di Milano non c’entra proprio nulla con questo discorso?).

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