LA PRIMA CEDUTA A BAGNOLI FUTURA SPA, LE QUOTE NELLE ALTRE
DUE SARANNO INVECE CEDUTE A PRIVATI
In tempi di crisi e continui tagli da parte del Governo
centrale, i Comuni sono costretti a cedere pezzi e il controllo di svariate
attività. Tanto ai privati quanto alle società controllate. In questo modo
eliminano dai propri bilanci voci pesanti e insostenibili. Seguendo tale
politica, la Giunta de Magistris cede la Porta del Parco di Bagnoli a Bagnoli
Futura spa e mette sul mercato le proprie quote in Gesac e Stoà. Pezzi “da 90”
che però in tempi di crisi e ristrettezze sono forse solo visti come un peso.
LA CESSIONE DELLA PORTA DEL PARCO
- La Porta del Parco di Bagnoli, quindi l'Auditorium, la Spa, le tre piazze e
la caffetteria che sono nell'area, sono state cedute dal Comune di Napoli alla
Bagnolifutura. Solo per questioni di bilancio. Tutto è riportato nella delibera
numero 340 votata dalla giunta l'11 maggio scorso. Chiarissimo l'oggetto nel
quale si legge: «Azioni di sostegno alla società Bagnolifutura».
Costati diversi milioni di euro gli interventi, con
polemiche sui lavori sollevate anche da de Magistris, quando era parlamentare
europeo e non ancora sindaco, e che ora l'ex pm promette di inaugurare in tempi
brevi, passano nel patrimonio diretto della società di trasformazione urbana
che sta riqualificando l'area dell'ex Italsider. Società che, a seguito delle
acquisizioni dei suoli, si ritrova un grande patrimonio in termini di suoli,
appunto, ma anche un notevole indebitamento. Da qui, la decisione non solo di
avviare la vendita dei suoli e di rinunciare alla proprietà, quindi alle
gestione, delle strutture che sono nella Porta del Parco per aiutare la
Bagnolifutura.
Un modo per rendere più cospicuo il patrimonio immobiliare
della Stu che però necessita di una premessa: allo stato, la strada che collega
il pontile di Bagnoli con la Porta del parco, è ancora incompleta. Nella
delibera, il comune da un valore «prudenziale» di circa 10 milioni di euro da
mettere in bilancio della Bagnolifutura. Società che, il Comune, ricorda in
delibera come abbia riportato «una perdita di esercizio al 31/12/ 2010 per
10.277.737 euro che è andata ad aggiungersi ad ulteriori perdite portate a nuovo
per 4.533.097 euro» che, a fronte di un capitale sociale di 15 milioni e 314
mila euro, hanno determinato un patrimonio netto di appena 504.046 euro. Da
qui, la necessità di ricapitalizzare la Bagnolifutura attraverso la rinuncia ad
acquisire — perché tecnicamente di questo si tratta — da parte del Comune il
Parco dello sport di Bagnoli.
EPPURE LA GESAC GENERA UTILI
- Quanto a Stoà e Gesac, il Comune conta di ricavare un incasso di almeno 20
milioni.
E' direttamente l'assessore al Bilancio, Riccardo Realfonzo,
a dare l'annuncio: «Venderemo le quote dello Stoà e, presto, chiederemo al
Consiglio comunale di autorizzarci alla cessione anche delle quote che il
Comune detiene in Gesac».
Trattasi comunque di un colpo di scena. Non tanto per Stoà,
che da tempo il Comune aveva annunciato di volere cedere, quanto per la Gesac,
società che distribuisce anche utili e che, come sostengono alcuni consiglieri
comunali, dà pure vetrina. Forse, però, le esigenze di cassa di palazzo San
Giacomo vengono prima.
Il Comune di Napoli detiene attualmente il 12,50% delle
azioni della Gesac, società che gestisce i servizi aeroportuali di Napoli. «La
Gesac ha fatto segnalare una gestione virtuosa negli ultimi anni, conseguendo
stabilmente degli utili di esercizio e sviluppando la qualità e la quantità dei
servizi resi, indispensabili allo sviluppo economico cittadino», sono state le
parole dell'assessore. Che però non ha dubbi sul fatto che «di conseguenza,
l'amministrazione comunale ritiene ormai esaurita la funzione di presidio e
supporto svolta fin ora attraverso la propria partecipazione societaria di
minoranza ed, al contrario, ritiene necessario, anche onde conseguire
fondamentali risorse per l'attuazione di nuovi investimenti necessari ed
indispensabili allo sviluppo socio-economico cittadino, porre a valore detta
partecipazione attraverso la sua dismissione».
PARTE L’ITER DI VENDITA - Comincia
quindi l'iter per preparare la delibera di giunta per vendere le quote di Gesac
che, però, necessita del via libera del Consiglio comunale prima di diventare
efficace. «Lavoriamo per ottenere una perizia valutativa della società per
individuare il valore da porre a base d'asta nella citata procedura di
dismissione», ha aggiunto Realfonzo: «Occorre elaborare la documentazione contrattuale
necessaria a detta dismissione, quindi indire apposita procedura di evidenza
pubblica e dismettere la partecipazione entro il 2013». Tempi stretti, dunque.
Per Stoà, società che si occupa di formazione e alla quale
era stato destinato anche un ampio spazio all'interno dell'Albergo dei Poveri —
di cui ora non si sa il destino — il via libera invece c'è già stato: un paio
di settimane fa la giunta de Magistris si è anche espressa formalmente,
avviando le procedure per la ricerca del compratore. La delibera 337 prevede
quindi di dare diritto di prelazione agli attuali soci di Stoà «sulla scorta
del valore risultante dalla perizia, ove ritenuto congruo
dall'amministrazione».
IN CASO DI MANCATE OFFERTE - Ma
se entro il 2012 non dovessero giungere offerte, «o nel caso in cui il valore
di perizia non si rivelasse congruo, la giunta provvederà ad avviare apposita
procedura di evidenza pubblica, adeguando — se necessario —, il valore della
perizia da porre a base d'asta». «Accanto ai progetti di fusione e alle azioni
di razionalizzazione ed efficientamento, proseguiamo con le liquidazioni già
chiuse quelle di Nausicaa e Ica, in corso quella di Consorzio San Giovanni e
Napoli Orientale, e le dismissioni di alcune società — è il ragionamento del
responsabile del Bilancio comunale —. Queste ultime riguardano Stoà e Gesac».
Le liquidazioni e le dismissioni sono necessarie, secondo Realfonzo, «perché il
Comune deve necessariamente concentrare le risorse sui servizi pubblici di
grande rilievo, evitando di impegnarsi, come nel caso di Stoà, su attività che
probabilmente è meglio lasciare ai privati».
Ben venga l’apertura ai privati e la dismissione di
carrozzoni pubblici utili soprattutto a realizzare meri scambi tra voti, posti
di lavoro e incarichi. Tuttavia, auguriamoci anche che tali società finiscano
nelle mani giuste: Bagnoli è una ferita che sanguina da oltre un ventennio;
Stoà è una prestigiosa realtà meridionale nel campo della formazione; la Gesac,
dedita ai servizi aeroportuali, come detto genera anche utili
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