RISPARMIO ENERGETICO, PENSIONI E STIPENDI, AUTO BLU. SONO
DIVERSI I MITI DA SFATARE
La Danimarca da anni viene dipinta come il Paese da prendere
a modello su tante cose. Certo, ha un livello di vivibilità invidiabile,
un’armonia urbanistica e uno smog basso che manco ci sogniamo. Ma su tante
altre cose stanno messi come noi, se non peggio. A sfatare il mito è Claudio
Pellegatta, che lavora a Copenaghen presso un'agenzia internazionale di sviluppo
commerciale, il quale ha scritto un articolo sulla rivista Geopolitica. Ad
ispirarlo, un post apparso sul blog di Beppe Grillo, che nei suoi comizi
riprende spesso la Danimarca come modello, ma in più punti si tratta di
imprecisioni.
CLIMA E RISCALDAMENTO - Cominciamo
dal clima. La «gelida Danimarca» con punte invernali da Siberia con meno venti
gradi in realtà va raramente sottozero grazie alla sua posizione geografica. La
pianura padana sa essere più cruda in questo senso, anche se molti non lo immaginano
neppure.
Ulteriori leggende su fantomatici sistemi di riscaldamento
danesi basati sullo sfruttamento delle acque reflue depurate delle fogne sono
appunto leggende: in Danimarca il riscaldamento delle case viene alimentato con
un mix di energia termoelettrica (i famigerati combustibili fossili!) e
rinnovabile (eolica soprattutto). Il che porta a costi per l'utente comparabili
con quelli italiani, quando non leggermente superiori, e a temperature
identiche. Chissà su che base vi è invece chi sostiene che i fortunati danesi
pagherebbero un decimo di quanto sborsiamo noi per scaldarci: così non è.
TASSE E PENSIONI - Passiamo a
tasse e pensioni, componenti basilari del mito scandinavo. A differenza delle
voci messe in circolazione, in Danimarca la pressione fiscale è più alta che in
Italia, e non di poco. Pellegatta precisa che la tassazione sulla busta paga va
dal 35% fino al 51%, in relazione al reddito del lavoratore. Nel 2012, la
pressione fiscale escluse le imposte in conto capitale risultava in Danimarca
del 49% contro un 43,9% in Italia. Quanto alle decantate pensioni danesi,
quella sociale equivale a meno di 800 euro lordi mensili, una miseria
ricordando che il costo della vita lassù è ben più alto del nostro.
Si racconta inoltre della possibilità di ottenere a
richiesta la liquidazione di quanto versato al fisco per la pensione, ma questo
è vero solo per le pensioni private: e la trattenuta - salatissima - è del 60
per cento. Un'altra invenzione riguarda la presunta assenza del sostituto
d'imposta, per cui i lavoratori dipendenti danesi riceverebbero - unici in
Europa - il salario lordo per poi pagare le tasse in autonomia grazie a una
semplicissima (ça va sans dire) dichiarazione dei redditi: sarebbe bello
(forse), ma è una favola.
STIPENDI - Capitolo salari,
altro classico dell'immortale filone «l'erba del vicino è sempre più verde». In
Danimarca, descritta come esempio di equità sociale, gli operai guadagnerebbero
in media 2500 euro netti al mese, mentre i direttori di banca non supererebbero
i 7000. Storie: se è vero che esiste ovviamente una forbice salariale in base
alle mansioni e all'anzianità degli operai, i 2500 euro lordi rimangono
comunque una scandinava fenice (senza dimenticare che nel felice Paese del Nord
la tredicesima e la quattordicesima non sanno nemmeno cosa siano); quanto ai
dirigenti di banca, con grande scorno degli ammiratori del livellamento
salariale, guadagnano in Danimarca ben più di 7000 euro mensili.
BICI E AUTO BLU - Infine la
leggenda più danese di tutte: la bicicletta per tutti. È un fatto, va premesso,
che Copenaghen è una città di ciclisti. Ma il traffico automobilistico rimane
intenso, mentre credere che la gente viaggi in bici coprendo decine di
chilometri per spostarsi nelle campagne è ingenuo assai. Anche perché
l'ecologico treno costa più che da noi e in mancanza dell'esecrato Tav conviene
spostarsi in auto. Lo fanno anche i ministri, che sono uguali ai nostri: si
fanno fotografare in bici, ma l'auto blu ce l'hanno e la usano. Eccome.
(Fonte: Il
Giornale)
Ma pecche, esist a Daminarc?
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