giovedì 10 marzo 2016

Donald Trump, chi rischiamo di ritrovarci presidente Usa

IMPRENDITORE SETTANTENNE, HA UN PASSATO PROFESSIONALE NON PROPRIO AMMIREVOLE E IDEE POLITICHE POCO RACCOMANDABILI

Fin da quando è stato istituito lo strumento delle primarie, negli Usa i Repubblicani hanno sempre visto tra i candidati qualche personaggio bislacco, politicamente scorretto, magari straricco e con sgangherate idee su cosa sia gestire la cosa pubblica. In genere, simil candidati dopo qualche rumore iniziale, sono stati sempre fatti fuori dopo qualche tornata elettorale. Ma nelle primarie in corso degli 'elefanti a stelle e strisce' sta accadendo qualcosa di insolito, inquietante. Donald Trump sta infatti sbaragliando i suoi avversari politici e sembra il serio candidato che si opporrà a Hillary Clinton (anch'ella ormai in dirittura d'arrivo per i democratici). Trump ha più volte negli ultimi trent'anni annunciato di volersi candidare alla Casa Bianca – 1988, 2004 e 2012 – senza però mai partecipare realmente alle primarie. Ma ora fa sul serio e agli americani sembra pure piacere.

LE ORIGINI - Trump, settant’anni, è figlio di un imprenditore del settore edile di origini scozzesi che ha fatto le fortune economiche della famiglia. Donald è quindi nato da una famiglia facoltosa, malgrado abbia cercato nel corso della sua vita di costruirsi un’immagine da self-made man nella migliore tradizione americana. Terminato il college nel 1968, ha infatti iniziato nell’azienda di famiglia, occupandosi prima di un complesso residenziale a Cincinnati e poi nella costruzione e vendita di migliaia di appartamenti a New York.
Si è poi messo in proprio negli anni ottanta. “The Trump organization”, la sua azienda, si occupa di sviluppo immobiliare e della gestione di resort e campi da golf in tutto il mondo. Le sue indubbie capacità gli sono valse un patrimonio stimato oggi sino a quattro miliardi di dollari.

LA SUA CARRIERA IMPRENDITORIALE - Nel corso della sua carriera imprenditoriale, Trump ha dimostrato una certa disinvoltura nella gestione degli affari: quattro sue società hanno dichiarato bancarotta fra il 1991 e il 2009 per il carico di debiti eccessivo. “Ho usato le leggi di questo paese per ridurre il debito”, ha dichiarato una volta, ”abbiamo un’azienda, dichiariamo bancarotta e poi negoziamo con le banche un accordo fantastico. Sapete, sono solo affari, non è niente di personale”. Trump è stato coinvolto in centinaia di cause, “un fatto naturale per chi fa affari in America”, ha detto un suo avvocato. La più divertente è la causa contro un comico televisivo americano che lo invitava ad esibire il certificato di nascita per dimostrare di non essere figlio di un orango tango. Erano i tempi in cui Trump  aveva fatto un analogo invito al Presidente Obama, affinchè dimostrasse di essere veramente americano.

LA TURBOLENTA VITA SENTIMENTALE - Trump deve buona parte della sua notorietà ad una scintillante e complicata vita sentimentale, che lo ha visto spesso protagonista sulle copertina patinate delle riviste di gossip. Delle tre mogli, la più nota è Ivana Trump, la cui aspra battaglia legale ai tempi del divorzio da Donald nel 1992 ha fatto scalpore; già attiva nell’azienda del marito, si è poi imposta nel settore della moda e dell’intrattenimento, continuando ad attirare i flash dei paparazzi con nuovi matrimoni e relative beghe legali.
La meravigliosa ex-modella slovena Melania Knauss è la moglie attuale; sposata con lui dal 2004, disegna gioielli, gli ha dato il quinto figlio, Baron, e lo segue e lo sostiene nella sua campagna, sebbene i media la descrivano come una donna schiva e riservata.

IL PROGRAMMA – Ma qual è il suo programma? Sicuramente tipicamente conservatore, con qualche nota populista per solleticare la classe media e lavoratrice: la riforma dell’immigrazione per “mettere gli interessi della nostra nazione davanti a quelli delle altre”; la difesa del secondo emendamento per cui “il diritto a possedere e portare armi non deve essere scalfito”; una politica “che difenda gli interessi dei lavoratori americani e non di Wall Street” di fronte all’avanzata cinese; la riduzione del carico fiscale per tutti, bilanciato “dall’eliminazione del gran numero di deduzioni e cavilli fiscali disponibili per i più ricchi”; la riforma dell’assistenza ai  veterani di guerra, giudicata lenta ed inadeguata.

LE REALI CHANCES CHE HA DI VINCERE - Ma in fin dei conti, quante chances ha Trump di ottenere la nomination? Finora le primarie gli danno ragione: le sue posizioni estreme ed esagerate non spaventano gli elettori e gli attirano molti consensi. Il successo del super-martedì ha allargato la distanza con Cruz e Rubio, che comunque sembrano determinati a proseguire.
Il suo problema è però quello di unificare il Partito attorno a lui. I Repubblicani preferirebbero un candidato più istituzionale e presentabile e non hanno fiducia in una eventuale vittoria finale contro la corazzata democratica Clinton; non si tratta di posizioni di principio, ma di considerazioni pratiche: cosa ha da dire all’elettorato ispanico (18% del totale) uno che vuole un muro al confine messicano? Come si presenta a 70 milioni di cattolici americani, uno che non esita a dare lezioni a Papa Francesco?

LE GAFFE – Ma ciò che sta rendendo Trump noto ai più sono le tante gaffe che sta facendo durante la campagna elettorale. Durante una tappa delle primarie nel New Hampshire, intimò Jeb Bush (poi ritiratosi) di stare zitto, beccandosi fischi e buuu della platea presente. Vuole ripristinare lo strumento di tortura dell'annegamento simultaneo introdotto da Bush dopo l'11 settembre e soppresso da Obama nel 2009. Attaccò quest'ultimo per una sua visita in una Moschea, mettendo anche in dubbio il suo certificato di nascita e il suo credo religioso. Sempre a proposito di musulmani, vorrebbe negarne l'ingresso negli Usa, perché hanno valori contrari ai loro.
Altra guerra aperta è quella dichiarata contro il Messico e alla ''feccia umana' che spedisce oltre confine americano, ritenendoli tutti stupratori e criminali. In merito a questo Paese, ha perfino criticato l'arrivo di Papa Francesco. Ha anche detto che lui avrebbe evitato l'11 Settembre, mentre quanto alla sua avversaria probabile, Hillary Clinton, ha affermato senza troppo savoir faire: ''se non è stata in grado di soddisfare il marito, figuriamoci l'America''.

Ancora, vorrebbe chiudere internet e i social media perché alimentano l'estremismo. Dice di non aver bisogno di finanziamenti da parte di lobby essendo già molto ricco e in quanto all'immigrazione clandestina, vuole cacciare tutti. Tante poi le frasi maschiliste e misogine contro le donne, con tanto di offese anche a quelle famose. Oltre ai democratici, non ha risparmiato bordate ai suoi stessi compagni di partito. Ai fratelli Bush, ad esempio, ma anche a John Caine, veterano di guerra candidatosi nel 2008; per lui non sarebbe un eroe essendosi fatto catturare. 

L'ultima gaffe in ordine di tempo coinvolge però noi italiani. Sul suo profilo Twitter ha citato una frase di Benito Mussolini: "meglio un giorno da leone che cento da pecora". Io però, amando Massimo Troisi, confido in quelli che lui chiamava cinquanta da orsacchiotto. Possibilmente senza Trump come Presidente degli Usa. Sarebbe il tassello decisivo in un Mondo che già va a rotoli.

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