Un tempo cantava “Tutto il resto è noia”, quando ancora giovane e forte se ne fregava di progetti futuri per poter vivere intensamente il presente; e cantava anche “La mia libertà”, quando ribadiva al Mondo il suo voler essere libero da schemi e impegni impostigli dall’esterno: «chi mi vuole prigioniero non lo sa che non c’è muro che mi stacchi dalla libertà». O ancora, cantava “Io non piango” per affermare da un lato la propria solitudine «lo piango quanno casco nello sguardo
de' ‘ncane vagabondo perché ce somijamo in modo assurdo: semo due soli monno. Me perdo in quell'occhi senza nome che cercano padrone; in quella faccia de malinconia che chiede compagnia».
Forse oggi non chiede compagnia, ma quanto meno una dignità economica. Parlo di Franco Califano, cantautore romano d’origine e milanese d’adozione, autore di splendide canzoni come quelle prima citate, ma anche tante altre: “Bimba mia”, “E la chiamano estate”, “La musica è finita”, “L’ultimo amico va via”, “Minuetto”, “Non escludo il ritorno”, “Un’estate fa”.
Oggi 72enne, Califano chiede di poter beneficiare della legge Bacchelli (legge 440 dell'8 agosto 1985) che prevede “un assegno straordinario vitalizio a quei cittadini che si sono distinti nel mondo della cultura, dell'arte, dello spettacolo e dello sport, ma che versano in situazioni di indigenza”. Califano teme per il suo futuro e vorrebbe trascorrere una vecchiaia serena poiché ha solo una minima entrata derivante dal copyright delle sue canzoni e da qualche concerto che ancora esegue in localini o feste di piazza. Non ha una casa di proprietà, poiché per sua stessa ammissione «Non ci ho mai pensato perché quando si e' giovani, belli e si ha tutto a portata di mano, non si pensa mai al domani».
Intervistato dal Corriere della sera, fa mea culpa su una vita vissuta al massimo senza pensare al futuro, a cominciare dal suo rapporto con le donne: «Forse non ne ho voluta nessuna accanto a me», spiega con una risata più amara che ironica, «ma non rimpiango di non avere avuto figli: troppa responsabilità (…) Ho sperperato miliardi. Non ho una casa di mia proprietà, non ho nemmeno un box (…) mi sono ritrovato solo. Qualcuno l'ho abbandonato io, ma si tratta di amici che mi avevano tradito». Non resta allora che chiedere allo Stato: «non per me. Non solo per me, ma per tutti gli artisti in difficoltà». E finché non arriverà una risposta sarà condannato a fare serate: «Le devo fare per forza, per andare avanti. Ma dopo questo bordello chissà se mi chiameranno ancora...».
Un caso che ricorda da vicino quello esploso l'estate scorsa quando fu Lino Banfi a chiedere al ministro Sandro Bondi il riconoscimento della legge in favore dell'attrice Laura Antonelli: «Vive con una pensione di 510 euro», scrisse l'attore: «e' dimenticata da tutti».
Non è però la prima volta che Califano chiede aiuto alla politica: nel 1983, quanto fu arrestato per possesso di stupefacenti e porto abusivo di armi, scrisse una lettera all’allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi, il quale gli fu vicino. Dopo questo episodio i due divennero amici.
Anche per questo episodio giudiziario, insieme ad un altro precedente del 1970 (in quel caso però solo per possesso di droga), Califano chiede aiuto allo Stato poiché tali episodi hanno condizionato negativamente la sua carriera.
Un rapporto con la politica comunque non facile, poiché lo stesso cantautore ha affermato che con i Sindaci di Roma di centro-sinistra non ha avuto un gran rapporto (con Rutelli ma soprattutto con Veltroni), mentre stima molto l’attuale Sindaco Alemanno. E da un’altra rappresentante istituzionale di centro-destra, Renata Polverini – Presidente della Regione Lazio – ha avuto il maggiore supporto, tanto che i due si sono anche incontrati mercoledì scorso. Del resto la Polverini non perde mai tempo per farsi pubblicità, come quando salì sul cornicione della curva della Lazio in mezzo agli ultras in piena campagna elettorale.
Molti sono i casi di sportivi e artisti che durante il successo e all’apice della loro carriera hanno vissuto spendendo e spandendo, ritrovandosi poi in vecchiaia soli e poveri. Califano ha sempre vissuto una vita da sciupafemmine e spendaccione, e ora che la giovinezza e le corde vocali lo hanno abbandonato, si ritrova con le tasche vuote. Da un lato mi dispiace moltissimo per lo stato in cui versa, amandolo come cantautore e per una questione di umanità; ma dall’altro fa specie leggere queste storie, in un periodo come quello in cui viviamo dove si perde facilmente il lavoro o si vive da precari.
Del resto Califano aveva previsto questo personale epilogo in una sua canzone “L’ultimo amico va via”: «te saluto gioventù, te ne sei annata pure tu, adesso a me che me rimane più?».
(Fonte: Agi News)
de' ‘ncane vagabondo perché ce somijamo in modo assurdo: semo due soli monno. Me perdo in quell'occhi senza nome che cercano padrone; in quella faccia de malinconia che chiede compagnia».
Forse oggi non chiede compagnia, ma quanto meno una dignità economica. Parlo di Franco Califano, cantautore romano d’origine e milanese d’adozione, autore di splendide canzoni come quelle prima citate, ma anche tante altre: “Bimba mia”, “E la chiamano estate”, “La musica è finita”, “L’ultimo amico va via”, “Minuetto”, “Non escludo il ritorno”, “Un’estate fa”.
Oggi 72enne, Califano chiede di poter beneficiare della legge Bacchelli (legge 440 dell'8 agosto 1985) che prevede “un assegno straordinario vitalizio a quei cittadini che si sono distinti nel mondo della cultura, dell'arte, dello spettacolo e dello sport, ma che versano in situazioni di indigenza”. Califano teme per il suo futuro e vorrebbe trascorrere una vecchiaia serena poiché ha solo una minima entrata derivante dal copyright delle sue canzoni e da qualche concerto che ancora esegue in localini o feste di piazza. Non ha una casa di proprietà, poiché per sua stessa ammissione «Non ci ho mai pensato perché quando si e' giovani, belli e si ha tutto a portata di mano, non si pensa mai al domani».
Intervistato dal Corriere della sera, fa mea culpa su una vita vissuta al massimo senza pensare al futuro, a cominciare dal suo rapporto con le donne: «Forse non ne ho voluta nessuna accanto a me», spiega con una risata più amara che ironica, «ma non rimpiango di non avere avuto figli: troppa responsabilità (…) Ho sperperato miliardi. Non ho una casa di mia proprietà, non ho nemmeno un box (…) mi sono ritrovato solo. Qualcuno l'ho abbandonato io, ma si tratta di amici che mi avevano tradito». Non resta allora che chiedere allo Stato: «non per me. Non solo per me, ma per tutti gli artisti in difficoltà». E finché non arriverà una risposta sarà condannato a fare serate: «Le devo fare per forza, per andare avanti. Ma dopo questo bordello chissà se mi chiameranno ancora...».
Un caso che ricorda da vicino quello esploso l'estate scorsa quando fu Lino Banfi a chiedere al ministro Sandro Bondi il riconoscimento della legge in favore dell'attrice Laura Antonelli: «Vive con una pensione di 510 euro», scrisse l'attore: «e' dimenticata da tutti».
Non è però la prima volta che Califano chiede aiuto alla politica: nel 1983, quanto fu arrestato per possesso di stupefacenti e porto abusivo di armi, scrisse una lettera all’allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi, il quale gli fu vicino. Dopo questo episodio i due divennero amici.
Anche per questo episodio giudiziario, insieme ad un altro precedente del 1970 (in quel caso però solo per possesso di droga), Califano chiede aiuto allo Stato poiché tali episodi hanno condizionato negativamente la sua carriera.
Un rapporto con la politica comunque non facile, poiché lo stesso cantautore ha affermato che con i Sindaci di Roma di centro-sinistra non ha avuto un gran rapporto (con Rutelli ma soprattutto con Veltroni), mentre stima molto l’attuale Sindaco Alemanno. E da un’altra rappresentante istituzionale di centro-destra, Renata Polverini – Presidente della Regione Lazio – ha avuto il maggiore supporto, tanto che i due si sono anche incontrati mercoledì scorso. Del resto la Polverini non perde mai tempo per farsi pubblicità, come quando salì sul cornicione della curva della Lazio in mezzo agli ultras in piena campagna elettorale.
Molti sono i casi di sportivi e artisti che durante il successo e all’apice della loro carriera hanno vissuto spendendo e spandendo, ritrovandosi poi in vecchiaia soli e poveri. Califano ha sempre vissuto una vita da sciupafemmine e spendaccione, e ora che la giovinezza e le corde vocali lo hanno abbandonato, si ritrova con le tasche vuote. Da un lato mi dispiace moltissimo per lo stato in cui versa, amandolo come cantautore e per una questione di umanità; ma dall’altro fa specie leggere queste storie, in un periodo come quello in cui viviamo dove si perde facilmente il lavoro o si vive da precari.
Del resto Califano aveva previsto questo personale epilogo in una sua canzone “L’ultimo amico va via”: «te saluto gioventù, te ne sei annata pure tu, adesso a me che me rimane più?».
(Fonte: Agi News)
Nessun commento:
Posta un commento