PROTAGONISTA DELLE GUERRE D'INDIPENDENZA PRIMA E DELLA
SPEDIZIONE DEI MILLE POI
L'Unità d'Italia e le sue tante ferite che ancora grondano
sangue. Per
ciò che è stato fatto ai meridionali. E cosa paradossale, a tanti
protagonisti di quelle barbarie al Sud sono dedicate tante strade e Piazze.
Come fatto per il giurista antisemita Gaetano
Azzariti, qui riporto il caso di Nino Bixio.
PROTAGONISTA DELLE GUERRE
D'INDIPENDENZA E DELLA SPEDIZIONE DEI MILLE – Gerolamo Bixio nacque a
Genova il 2 ottobre 1821, ultimo di otto figli. Il suo carattere
particolarmente ribelle e la reciproca insofferenza con la matrigna Maria,
della quale il padre era succube, furono tra le principali cause dei difficili
rapporti con la famiglia. Espulso più volte dalla scuola, a 13 anni fu
imbarcato come mozzo a bordo del brigantino Oreste e Pilade che salpava per le
Americhe, dove per la sua giovane età gli venne affibbiato il nomignolo di
"Nino", che lo accompagnerà per tutta la vita. Di qui iniziò la sua
lunga carriera in mare.
Nel 1848 partecipò alla prima guerra di indipendenza,
combattendo a Governolo, a Verona e a Treviso. Poi raggiunse Roma, al seguito
di Giuseppe Garibaldi, dove tentò invano di difendere la neonata Repubblica
Romana dall'attacco restauratore dei francesi. Condusse a termine varie azioni
dimostrando una determinazione e un'audacia che rasentavano la temerarietà. Il
3 giugno 1849, respingendo l'assalto francese, si distinse guidando
personalmente diversi contrattacchi alla baionetta. Per due volte i colpi
francesi gli uccisero la cavalcatura e infine fu ferito in modo serio. La sua
condotta gli valse una medaglia d'oro decretata dalla Repubblica Romana ed ebbe
il personale elogio di Garibaldi che lo promosse sul campo al grado di
maggiore. Venne sommariamente curato da Pietro Ripari e Agostino Bertani,
riuscendo poi a raggiungere Genova, dove finalmente fu possibile estrarre la
pallottola, rimasta conficcata nel fianco sinistro. Contro ogni previsione,
venne accolto e amorevolmente curato dalla matrigna.
La sua ultima azione da carbonaro della Giovane Italia fu,
nel 1852, il tentativo di rapire l'imperatore Francesco Giuseppe, nel corso
della sua visita a Venezia e Milano, sventato dalla polizia austriaca. Dopo
aver inutilmente atteso la caduta delle monarchie europee teorizzata da
Mazzini, nel frattempo riprendendo gli studi nautici e conseguendo la patente
di capitano mercantile per la navigazione illimitata, prese le distanze dagli
ambienti mazziniani e nel gennaio 1853 riprese l'attività marinara. Nel 1855,
dopo anni di scontri in famiglia e ottenuta la necessaria dispensa papale,
riuscì finalmente a sposarsi con la nipote Adelaide, dalla quale ebbe poi i
figli Giuseppina, Riccarda, Garibaldi e Camillo.
Durante la seconda guerra di indipendenza fu nuovamente al
fianco di Garibaldi nei Cacciatori delle Alpi, combattendo a Malnate nella
battaglia di Varese e poi difendendo strenuamente il passo dello Stelvio, tanto
da essere insignito della Croce Militare di Savoia.
PROTAGONISTA DELLA SPEDIZIONE DEI
MILLE - L'anno successivo fu tra gli organizzatori della spedizione dei
Mille alla conquista del Sud Italia. Data la sua esperienza marinara, fu Bixio
a impadronirsi delle navi Piemonte e Lombardo, quest'ultima da lui comandata
nel viaggio da Quarto a Marsala.
Prese parte alla battaglia di Calatafimi comandando la 1ª
Compagnia e successivamente all'insurrezione di Palermo, guidando l'assalto al
ponte dell'Ammiraglio. Nei combattimenti riportò una ferita alla clavicola
causata da una palla vagante.
Dopo una breve convalescenza, fu incaricato di guidare la 1ª
Brigata della Divisione Turr verso Corleone e Girgenti, trovandosi a espletare
incarichi di polizia militare, su disposizioni di Garibaldi che temeva altri
eccidi come quello accaduto a Partinico. Intervenne con decisione a Santa Croce
Camerina, dove erano stati trucidati i marinai di un bastimento svedese e a
Bronte per fermare la celebre rivolta: erano stati saccheggiati diversi edifici
e trucidati sedici uomini. Per ristabilire l'ordine, Garibaldi vi inviò il
fidato generale Bixio, che applicò lo stato d'assedio e pesanti sanzioni
economiche alla popolazione. Costituito un tribunale di guerra, in poche ore
vennero giudicate circa 150 persone e di queste 5 furono condannate
all'esecuzione capitale.
Promosso Maggiore Generale con decreto del 15 agosto, gli
venne affidato il comando della 15ª Divisione, con la quale sbarcò a Melito di
Porto Salvo e, nella notte del 21 agosto, prese d'assalto la città di Reggio
Calabria, conquistandola nella battaglia di Piazza Duomo. Durante i
combattimenti il suo cavallo fu abbattuto da 19 pallottole, mentre Bixio se la
cavò con una ferita al braccio sinistro.
Il 2 ottobre dello stesso anno i garibaldini sconfissero
definitivamente il grosso delle truppe borboniche nella battaglia del Volturno,
in cui il genovese si ruppe una gamba. Poco dopo il famoso incontro tra
Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II, passato alla storia come Incontro di
Teano, Bixio organizzò i plebisciti che sancirono l'annessione dell'Italia centro-meridionale
al Regno di Sardegna. Un anno dopo venne eletto deputato per conto del seggio
dislocato a Genova: egli sedette tra le file della destra.
LE FRASI CONTRO I MERIDIONALI
– Ritiratosi quasi definitivamente dalla vita militare, fu più volte eletto in
Parlamento. Ma a parte per il suo attivismo militare, Bixio si è distinto per
alcune frasi vergognose contro i meridionali. Eccone tre su tutte: “Al Sud i
nemici non basta ucciderli, bisogna straziarli, bruciarli vivi a fuoco lento,
E’ un paese che bisogna distruggere o almeno spopolare, mandarli in Africa a
farsi civili”.
E ancora: "Un sistema di sangue è stato stabilito nel
Mezzogiorno. C’è l’Italia là, signori, e se volete che l’Italia si compia,
bisogna farla con la giustizia, e non con l’effusione di sangue".
Infine: “la tragedia vera, l’unità, non poteva più essere
fermata, doveva anzi essere promossa con il piombo”.
Bisognerebbe fare come ha fatto a Napoli la Giunta de Magistris al
succitato Azzariti, togliendogli la titolarità di una strada.
quindi, sentito ciò che dice, intitoleranno tante strade e piazze anche a salvini?
RispondiEliminaMi hai preceduto di poco, volevo scrivere la stessa cosa..... ;-)
EliminaMagari li conosceva come nessun altro!!!
RispondiEliminaPerche' TANTE PIAZZE ancora oggi intitolate
RispondiEliminaa NINO BIXIO, GARIBALDI... crudlei persecutori del popolo siciliano e del sud in genere...