lunedì 5 marzo 2012

TAV TORINO-LIONE, QUEI 7 KM CHE CI DIVIDONO DALL’EUROPA


TANT’E’ LA LUNGHEZZA DEL TUNNEL, da Chiomonte a Moncenisio, CHE STA PORTANDO RIPETUTI scontri e nuove barricate in Val di Susa

Quant’è piccolo il nostro Paese. Sette chilometri e quattro cento metri per la precisione; tanto quanto è lungo il tunnel che deve essere costruito in Val di Susa, da Chiomonte dritto nella pancia del Moncenisio e che si andrà ad aggiungere ai 57 del maxi tunnel italo-francese Torino-Lione che va da Susa a Saint Jean de Maurienne. Per un totale di 44,5 chilometri in terra d'Oltralpe (77%) e solo 12,5 (23%) in territorio nostrano. Eppure il nostro è il tassello più critico del cosiddetto corridoio mediterraneo, che dal Sud della Spagna arriva fino a Budapest, snodandosi in una rete di cinquemila chilometri di nuove linee ferroviarie.
Se si guarda ai numeri di quanti protestano, si scopre che tanto quello degli abitanti coinvolti, quanto dei rispettivi Comuni, è relativamente bassissimo. Ma nonostante ciò rischiamo di rimanere fuori dal progetto, benché sia stato approvato da quasi tutti gli enti locali coinvolti. Andiamo con ordine.

UN PROGETTO LUNGO VENT’ANNI DI CONCERTAZIONE - Il via al primo studio di fattibilità della Torino-Lione, 270 chilometri di cui 81 sul nostro territorio (il 30%) destinati al trasporto di merci e passeggeri, è stato dato dal vertice italo-francese di Viterbo: era il 1991. Il progetto definitivo della linea dovrà arrivare a Bruxelles nel gennaio del 2013. Mentre la fine dei lavori della tratta internazionale Susa-Saint Jean de Maurienne è prevista per il 2023. In Francia sono stati chiusi tre cantieri (dove s'è scavato già per nove chilometri), in Italia si sta ora allestendo il cantiere della Maddalena. Cinque i gruppi internazionali su 49 scelti per elaborare il progetto preliminare della stazione internazionale di Susa (il vincitore presenterà il definitivo a fine anno): si va da Norman Foster (che ha firmato il progetto della stazione dell'Alta velocità di Firenze) agli architetti Gerkan Marg und Partner (stazione di Berlino, stadi di Cape Town e di Port Elisabeth dei mondiali di calcio del Sudafrica).

I COSTI - Di certo, finora, ci sono i costi della tratta transfrontaliera gestiti dalla Lyon Turin Ferroviaire (Ltf). I 57 chilometri del maxi tunnel, più i sei di tratta scoperta, più i nodi di Susa e Saint Jean de Maurienne: 8,5 miliardi di euro, di cui 2,7 miliardi a carico dell'Italia. Perché come previsto dagli accordi internazionali l'Ue finanzia il 40% dell'opera, il restante 60% è suddiviso tra Italia (57,9%) e Francia (42,1). Per i 7,4 chilometri del tunnel esplorativo di Chiomonte, che diventerà una via di fuga del tunnel di base, la spesa è di 143 milioni, 35 milioni in quota all'Italia. Ancora da definire il costo totale dell'opera, visto che le tratte nazionali sono da stabilire. Per le opere programmate entro il 2030, agli 8,5 miliardi della tratta internazionale ne andrebbero sommati altri nove (4 a carico dell'Italia) per un totale di 17,5 miliardi. Mentre per raggiungere il massimo degli standard negli anni si potrebbero raggiungere i 23 miliardi di euro.

LE PERSONE COINVOLTE - La linea interessa, chi più chi meno, 112 Comuni lungo l'asse Torino-Lione per un totale di oltre due milioni e mezzo di abitanti: 87 in Francia e 25 in Italia. La sintesi dell'Osservatorio tecnico evidenzia come tutti i francesi e la maggioranza degli italiani (più di cento) non abbiano espresso opposizioni all'opera. Se si considera solo la prima fase dei lavori, quella relativa alla tratta transfrontaliera, i Comuni «direttamente interessati da cantieri o cambio dell'assetto del territorio» sono due: Chiomonte e Susa, «entrambi favorevoli». Contrari invece Giaglione, Mompantero e Venaus (2.280 abitanti), interessati solo dalla galleria che corre a profondità di 50 metri. Tutti favorevoli (tranne Rivalta, ancora «in forse») i dieci Comuni della cintura torinese. Nessuno dei Comuni più agguerriti della Bassa Valle, da Bussoleno ad Avigliana, è però direttamente interessato dalla prima fase. Complessivamente rappresentano 30 mila abitanti.

Dunque facciamo due calcoli. Quasi trentatremila persone stanno bloccando un’opera che riguarda cinquecento milioni di cittadini europei. Un’inezia, come la capacità progettuale del nostro Paese.  

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