martedì 21 maggio 2013

FINALMENTE L’UE POTREBBE ELIMINARE LE ODIATE MONETINE DA 1 E 2 CENTESIMI


SI SONO RIVELATE PRATICAMENTE INUTILI E COSTOSE PER I PAESI

Le tanto odiate, quanto inutili, monetine da 1 e 2 centesimi potrebbero finalmente sparire. Il condizionale è però d’obbligo poiché occorre mettere d’accordo i 17 Stati dell’Eurozona. Monetine che hanno contribuito non poco alla già tristemente nota inflazione. Sono proprio quei prezzi non arrotondati, che non finiscono con lo zero o il cinque, che ci fregano. Le monetine da 1 e 2 centesimi dateci come resto finiscono quasi sempre per non essere più utilizzate. Oltretutto, il solo coniarli, avrebbe provocato ai singoli governi un «buco» totale da 1,4 miliardi: una volta finiti nelle tasche o nelle casse, rendevano meno di quant'erano costati al momento dell'uscita dalla zecca.

I POSSIBILI SCENARI -  La Commissione europea studia ormai apertamente la possibile eliminazione degli «spiccioli degli spiccioli», le monetine da uno o due centesimi di euro nate 11 anni fa, e giudicate ormai quasi invisibili, da quanto sono poco usate. Pare che ne circolino ancora quasi 46 miliardi di pezzi, quasi 140 a cranio per tutti gli abitanti dell'eurozona. E Il vicepresidente della Commissione europea e commissario agli affari economici Olli Rehn, dopo aver consultato una platea di banchieri ed economisti, ha già buttato giù quattro possibili scenari: primo, far finta di nulla e lasciare tutto com'è ora, per evitare nuovi sconvolgimenti in un momento finanziario già così delicato, e alla vigilia dell'ennesimo autunno caldo; secondo, stringere le cordicelle del borsellino cambiando la composizione della lega con cui sono fatte le monetine, rendendola più economica, e razionalizzandone il più possibile la produzione; terzo, una cura radicale con il ritiro istantaneo di tutto la monetaglia circolante con quella «pezzatura» e con l'arresto del suo corso legale; quarto, alt alla produzione ma ancora via libera alla circolazione fino a lento esaurimento della stessa.

LE PROBLEMATICHE - La decisione finale di Bruxelles non è ancora all'orizzonte, ci vorranno altre consultazioni a tutti i livelli. I 17 Stati dell'euro non sono certo unanimi, né su questo né su altri temi; e dopotutto sono 17 le zecche, non una, da cui gli spiccioletti si diffondono a raffica su tutta l'Europa. Conflitti, coincidenze e contrasti di interessi bollono sotto la superficie, soprattutto fra Paesi «ricchi» e poveri, fra Nord e Sud: gli equilibri valutari della Baviera non sono certo gli stessi della Transilvania, le rispettive bilance dei pagamenti si basano su perni ben differenti. Ma una cosa hanno in comune: ovunque, oggi, si temono presto o tardi rimbalzi sotterranei dell'inflazione: e anche i minuscoli cents , pur tanto derisi, hanno contato per un po' qualcosa nel frenare (o ingannare) gli scarti dei prezzi «arrotondati», in tutti i caffè o chioschi dell'eurozona. Alla fine, però, si sono rivelati per quelli che erano stati fin dall'inizio: piccola cavalleria di ripiego, esclusa dai grandi flussi e dalle ambizioni di un'Europa che vuole (voleva) sognare in grande.

Altro “pacco” per i consumatori deriva dalle monete da 1 e 2 euro, che se fossero state di carta avrebbero reso più attento e sensibile il consumatore nei confronti dell’innalzamento dei prezzi. Perché si sa, la monetina viene spesa più facilmente. Complimenti ai padri fondatori dell’Euro, che come al solito, non hanno pensato alla povera massaia, sacrificata alla più prepotente Banca.

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