DALLE URNE EMERGE UN PAESE DIFFICILMENTE GOVERNABILE, CON
CONSERVATORI E SOCIALISTI PESANTEMENTE SCONFITTI
L'Euroscetticismo non è solo roba da Paesi del Mediterraneo,
quelli definiti dai burocrati di Bruxelles in modo dispregiativo Pigs. Ma ora
fa breccia anche nel cuore dell'Unione europea, tra quei Paesi vicini alla
Germania non tanto geograficamente, quanto soprattutto economicamente. Parliamo
della Finlandia, altro mito scandinavo che dopo
la Svezia rischia di cadere. Domenica ci sono state le elezioni e i
conservatori guidati da Stubb - lo stesso partito cui appartiene Jyrki Katainen,
ex premier e ora vicepresidente della Commissione europea, con delega alle
questioni economiche - hanno clamorosamente perso. E non è andata meglio ai
socialdemocratici, che - seguendo uno schema largamente adottato in molti altri
paesi dell'Unione - li avevano accompagnati in un governo di "grande
coalizione", con un programma di "riforme strutturali" identiche
a quelle dei paesi Pigs nella logica, ma naturalmente un po' meno drastiche,
vista la situazione assai migliore dei conti pubblici. A pesare anche qui la
crisi economica, che vede nel declino della Nokia (assorbita da Microsoft) il
suo emblema
RISULTATI E POSSIBILI SCENARI
- Il nuovo esecutivo sarà certamente
guidato dal vincitore delle elezioni, l'imprenditore miliardario Juha Sipila,
leader del Partito di Centro, probabilmente in colazione col partito dei
Finlandesi, un movimento euroscettico di destra guidato da Timo Soini.
Il Partito di Centro ha vinto ottenendo però appena il 21,1%
dei consensi, pari a 49 seggi su 200. Secondi –
in termini di seggi (38) – sono appunto i Finlandesi, che superano di
misura il Partito di Coalizione nazionale del premier uscente, Alexander Stubb
(18,2% e 37 seggi); solo quarti i socialdemocratici con il 16,5% e 34 seggi.
I risultati garantiscono quindi una situazione difficilmente
governabile, perché occorreranno almeno tre dei quattro principali partiti per
formare una maggioranza. E il gioco delle vicinanze politico-ideologiche
favorisce un'alleanza tra Sipila e il movimento populista di destra di Soini.
L'appellativo di "euroscettico" in una paese del
nord Europa ha un significato diverso rispetto a quello di movimenti
etichettati alla stessa maniera più a sud. Nel 2011 i "Veri
Finlandesi" ottennero più o meno gli stessi voti di ieri, ma rifiutarono
di entrare nel governo perché si opponevano al piano di salvataggio per la
Grecia. A maggior ragione oggi, quando Atene è guidata da un esecutivo assai
meno arrendevole dei precedenti, sembra difficile evitare una coalizione
finlandese egemonizzata dagli "ultra-duri", che vogliono la cacciata
della Grecia dall'euro e dall'Unione, oltre che una stretta sull'immigrazione.
Economia e rapporti internazionali - la Russia è il vicino
sempre ritenuto "pericoloso" da tutti i governi guidati dalla destra
finlandese - saranno comunque le spine principali per la costituzione di un
esecutivo cui è facile prevedere una vita travagliata.
(Fonte: Contropiano)
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