I VARI EVENTI SISMICI, INTENSIFICATISI NEGLI ULTIMI MESI,
FANNO RIENTRARE DI DIRITTO ANCHE QUELL’ARIA TRA LE ZONE A RISCHIO
Fino a qualche anno fa la Val Padana non era considerata una
zona sismica. Certo in passato vi erano stati fenomeni, anche di una certa
intensità sebbene molto remoti; ma negli ultimi anni, specie con la tragedia di
qualche giorno fa, i sismologhi annoverano anche il Centro-Nord come area a
rischio medio-basso.
A dirlo in un’intervista al Corriere
della sera il sismologo Massimo Cocco, dell'Istituto nazionale di geofisica
e vulcanologia. Riportiamola di seguito.
IL PERCHE’ DEL SISMA - È il
frutto dello scontro tra le placche della crosta terrestre, l'africana contro
quella europea. Questo in generale. In particolare è la conseguenza della
compressione tra nord e sud che si crea fra le due zolle del pianeta. La spinta
degli Appennini, al di sopra della microplacca Adriatica, ieri ha prodotto una
faglia lunga una quarantina di chilometri tagliando la Val Padana tra est e
ovest, fra Ferrara e Modena, scuotendola vigorosamente. Nell'arco della
giornata si è registrato oltre un centinaio di sismi di varia magnitudo ma
alcuni con livelli tra 4 e 5 della scala Richter, quindi rilevanti e in grado
provocare seri danni, disastri e purtroppo vittime.
La compressione fra le due placche che ha generato la faglia
deve liberare l'energia accumulata. E questo può avvenire in tre maniere. La
prima in un breve arco di ore, come sembra stia avvenendo in questo caso, con
movimenti tellurici di media intensità superiori al quinto grado della scala
Richter; la seconda con piccoli sismi che si distribuiscono in qualche giorno;
il terzo modo è invece un rilascio di energia lento e lieve al punto da non
fare nemmeno sussultare i pennini dei sismografi e quindi nessuno se ne
accorge. I geofisici non possono sapere che cosa sia realmente accaduto nel
sottosuolo e come le rocce, nella loro diversa natura, reagiranno alle
pressioni.
VAL PADANA ZONA SISMICA - Fino
al 2003, quando si è compilata l'ultima carta del pericolo sismico, non era
nemmeno considerata. Non essendo stati fino ad allora raccolti dati strumentali
non era classificata e quindi giudicata a bassa sismicità. Altrettanto successe
a San Giuliano di Puglia. Ma gli eventi accaduti hanno costretto a una
revisione ponendola all'improvviso nella classifica del pericolo nella terza
categoria; vale a dire medio-bassa. L'Aquila, per fare un confronto, è in prima
categoria. Negli anni precedenti si erano verificati episodi consistenti. Ad
esempio il terremoto di Cento (5.4 della scala Richter) nel 1987 e di Rovigo (4.7)
del 2011. Nei mesi più recenti i fenomeni si sono intensificati scuotendo
l'intera regione. Dal gennaio 2012 la zona appenninica di Reggio Emilia e Parma
venne colpita da terremoti di magnitudo 4.9 e 5.4, a distanza di pochissimi
giorni. I due sismi di gennaio, pur avvenuti a profondità molto diverse (30 e
60 km) rispetto ai 6-8 km di quelli di ieri, sono anch'essi legati ai movimenti
della stessa «microplacca adriatica», che negli ultimi tempi ha avuto
un'attività piuttosto intensa.
GLI EPISODI DEL PASSATO - Nessuna
sorpresa, sottolineano i geofisici. Tutto rientrava nel quadro conosciuto del
territorio e anche un sisma lievemente superiore al passato, intorno a 6 gradi
della scala Richter, era ritenuto nella norma, prevedibile. Ed è quello che è
accaduto. Storicamente il caso più violento di cui si abbia traccia risale al
1570 riguardante un terremoto a Ferrara con una magnitudo di 5.5 della scala
Richter. Un altro evento studiato di recente è quello avvenuto nel 1639 con
epicentro nei pressi di Finale Emilia dove produsse danni analoghi a quelli di
ieri. Gli effetti, poi, dipendono anche dalla profondità dell'ipocentro del
sisma e più sono superficiali più si fanno sentire. Quelli di ieri erano tutti
inferiori ai dieci chilometri di profondità e infatti le onde si sono trasmesse
rapidamente in modo ampio facendo scattare i sismometri nell'intera Italia
settentrionale, dal Friuli, al Trentino, alla Liguria, e verso Sud, fino
all'Italia centrale. C'è da aggiungere che la Pianura Padana è ricoperta da uno
spesso strato di sedimenti e questo tipo di suolo genera degli effetti di
amplificazione che si distribuiscono nel territorio.
QUELLO CHE PUO’ SUCCEDERE - La
Pianura Padana è prevedibile che continuerà a sussultare come ha fatto negli
ultimi tempi. E quindi terremoti intorno al quinto grado della scala Richter è
verosimile che possano ancora verificarsi. Troppo spesso dimentichiamo che
viviamo in un Paese altamente sismico. Ora i sismologi dell'Istituto nazionale
di geofisica e vulcanologia compiranno una campagna di indagini nell'area
coinvolta e installeranno nuove apparecchiature per analizzare più in dettaglio
i movimenti che il suolo manifesterà al fine di approfondirne la conoscenza e
di decifrare meglio eventuali comportamenti.
ormai le placche si stanno spostando sempre di più, le catastrofi peggiori sono in arrivo... si salvi chi può!
RispondiEliminaOptimus