IL QUADRO IMPIETOSO DEL CENSIS
Quando qualche anno fa ho visto “Sicko” di Michael Moore -
film sulla sanità americana che lascia morire decine di milioni di cittadini
che non possono permettersi un’assicurazione privata - ho subito pensato che
ben presto anche l’Italia avrebbe fatto la stessa fine. I dati diramati dal
Censis qualche giorno fa sono una triste conferma.
I DATI - La sanità è negata a
9 milioni di italiani. Frena la spesa pubblica, esplode la spesa privata
(+25,5% negli ultimi dieci anni). E chi non può pagare di tasca propria
rinuncia alle prestazioni. Per il futuro una sanità equa e sostenibile non
potrà più fare a meno dei Fondi integrativi. È quanto emerge dalla ricerca Rbm
Salute- Censis, promossa in collaborazione con Munich Re, sul ruolo della
sanità integrativa, presentata al Welfare Day. Più di 9 milioni di italiani
dichiarano di non aver potuto accedere ad alcune prestazioni sanitarie di cui
avevano bisogno per ragioni economiche. E 2,4 milioni sono anziani, 5 milioni
vivono in coppia con figli, 4 milioni risiedono nel Mezzogiorno.
La flessione si registra soprattutto nelle regioni con piano
di rientro, dove si è passati dal +6,2% all'anno nel periodo 2000-2007 a meno
dell'1% di crescita media annua nel periodo 2008-2010. La spesa sanitaria
privata invece è aumentata più che nel periodo pre-crisi: +2,2% medio annuo nel
periodo 2000-2007 e +2,3% negli anni 2008-2010 (l'incremento complessivo nel
periodo 2000-2010 è stato del 25,5%).
LA PERCEZIONE DEGLI ITALIANI -
il 77% di coloro che ricorrono al privato lo fa a causa della lunghezza delle
liste d'attesa. parla di una sanità in peggioramento nella propria regione il
31,7% degli italiani, con un balzo di 10 punti percentuali in più nel 2012
rispetto al 2009, quando erano il 21,7%.
Le persone che avvertono invece un miglioramento sono
diminuite di oltre 7 punti percentuali. Il gap delle risorse pubbliche. Nel
2015 è previsto un gap di circa 17 miliardi di euro tra le esigenze di
finanziamento della sanità e le risorse disponibili nelle regioni.
LE ASSICURAZIONI INTEGRATIVE
- La sanità complementare in Italia è un universo composto da centinaia di
fondi integrativi, a beneficio di oltre 11 milioni di assistiti, che svolgono
un ruolo ampiamente sostitutivo e colmano i vuoti dell'offerta pubblica. La
ricerca di Rbm salute-Censis ha riguardato 14 fondi sanitari per oltre 2
milioni di assistiti e importi richiesti per prestazioni pari a oltre 1,5
miliardi di euro nel triennio 2008-2010.
Il 55% degli importi dei fondi integrativi ha riguardato
prestazioni sostitutive (ricovero ospedaliero, day hospital, ecc.) fornite in
alternativa a quelle dei livelli essenziali di assistenza (lea) del servizio
sanitario. Il restante 45% degli importi ha riguardato prestazioni integrative
(cure dentarie, fisioterapia, ecc.).
Tra le varie tipologie di fondi integrativi esistenti, sono
i fondi aziendali, rispetto a quelli istituiti dalla contrattazione collettiva
nazionale, a garantire in misura maggiore la copertura anche alle famiglie
degli iscritti (inclusi i più vulnerabili, minori e anziani).
SANITA’ SEMPRE MENO PUBBLICA
- Piani di rientro e spending review hanno determinato un crollo verticale del
ritmo di crescita della spesa pubblica per la sanità. Si è passati da un tasso
di incremento medio annuo del 6% nel periodo 2000-2007 al +2,3% del periodo
2008-2010.
La flessione si registra soprattutto nelle regioni con piano
di rientro, dove si è passati dal +6,2% all'anno nel periodo 2000-2007 a meno dell'1%
di crescita media annua nel periodo 2008-2010. La spesa sanitaria privata
invece è aumentata più che nel periodo pre-crisi: +2,2% medio annuo nel periodo
2000-2007 e +2,3% negli anni 2008-2010 (l'incremento complessivo nel periodo
2000-2010 è stato del 25,5%). E il 77% di coloro che ricorrono al privato lo fa
a causa della lunghezza delle liste d'attesa.
Nel 2015 è previsto un gap di circa 17 miliardi di euro tra
le esigenze di finanziamento della sanità e le risorse disponibili nelle
regioni. I tagli alla sanità pubblica abbassano la qualità delle prestazioni e
generano iniquità. Per questo, spiega il Censis, è prioritario trovare nuove
risorse aggiuntive per impedire che meno spesa pubblica significhi più spesa
privata e meno sanità per chi non può pagare. La sanità complementare in Italia
è un universo composto da centinaia di Fondi integrativi, a beneficio di oltre
11 milioni di assistiti, che svolgono un ruolo ampiamente sostitutivo e colmano
i vuoti dell'offerta pubblica. La ricerca di Rbm Salute- Censis ha riguardato
14 Fondi sanitari per oltre 2 milioni di assistiti e importi richiesti per
prestazioni pari a oltre 1,5 miliardi di euro nel triennio 2008-2010. Il 55%
degli importi dei Fondi integrativi ha riguardato prestazioni sostitutive (ricovero
ospedaliero, day hospital, ecc.) fornite in alternativa a quelle dei Livelli
essenziali di assistenza (Lea) del Servizio sanitario. Il restante 45% degli
importi ha riguardato prestazioni integrative (cure dentarie, fisioterapia,
ecc.). Tra le varie tipologie di Fondi integrativi esistenti, sono i Fondi
aziendali, rispetto a quelli istituiti dalla contrattazione collettiva
nazionale, a garantire in misura maggiore la copertura anche alle famiglie
degli iscritti (inclusi i più vulnerabili, minori e anziani).
(Fonte: Unità)
molti medici di base guardano alle casse della regione,invece di dispensare analisi e medicine per i malati.dovrebbero preoccuparsi della salute del cittadino, e invece fanno i burocrati.tutto questo è scandaloso.aprite gli occhi e denunciate chi non fa il proprio dovere di medico.
RispondiEliminaantonio