TUTTE LE ATTIVITA' PRODUTTIVE DI LIVELLO NAZIONALE PRESENTI SUL TERRITORIO HANNO GRADUALMENTE CHIUSO. A RISCHIO ANCHE QUELLE ANCORA ATTIVE
Casoria, Comune a Nord di Napoli oggi diventato famoso
soprattutto (e purtroppo) per la nota festa di compleanno a cui partecipò il
Premier e per gli scandali svelati di tanto in tanto dalle Iene e da Striscia
la notizia; mentre tra gli anni `70 e inizio anni `80 veniva chiamato la “Sesto
San Giovanni del sud” per la presenza di molte industrie di rilievo nazionale.
Poi a partire dagli anni ’80 l’inesorabile declino, che in realtà ha colpito tutto
l’Occidente a seguito della crisi petrolifera del ’74, ma anche per (io direi
soprattutto) l’incapacità degli imprenditori e un po’ per il disinteresse delle
amministrazioni avvicendatesi.
LE INDUSTRIE PRESENTI – Sul
territorio casoriano erano presenti: la Rhodiatoce, le Acciaierie del sud, la
Calcobit, la Tubibonna, la Dyrup, la C.G.S. Vi erano perfino famiglie milanesi
trasferitesi qui per lavorarci. Un qualcosa oggi impensabile. Con la loro
chiusura ad inizio anni ’90 a Casoria restò la denominazione di “Varese del sud
“per la presenza dell’Alenia, poi dismessa a Casoria a fine 2011 per un regalo
alla Lega, essendo stata ceduta all’Aermacchi dalle dimensioni notevolmente
minori. I dipendenti di Casoria sono stati trasferiti a Pomigliano d’Arco.
LE ULTIME ATTIVITA’ PRESENTI IN
PERICOLO – Quelle poche attività rimaste non sembrano passarsela bene.
Su tutti, il caso del Centro commerciale Carrefour, un tempo il
glorioso Euromercato, con i lavoratori che da anni attendono i lavori e
l’apertura di un nuovo complesso commerciale: l’IPER CASORIA SPA, che dal 2010
ha preso in gestione la sede senza mai avviare i lavori. Pertanto i dipendenti
sono in cassa integrazione da anni e continuano le loro proteste. Ecco l’ultima
al Comune di Casoria:
Ora, non inseguiamo certo sogni utopici auspicando un
rilancio industriale del territorio, perché ci prenderemmo solo inutilmente in
giro. Ma, quanto meno, vorremmo che a Casoria vi fossero almeno iniziative imprenditoriali
su piccola scala; realtà culturali capaci di creare posti di lavoro e luoghi
d’incontro che non siano i soliti bar o i centri scommesse. Perché, alla luce
di come ogni iniziativa viene sistematicamente disincentivata e “decapitata”
sul territorio casoriano, siamo passati dall’essere una Sesto San Giovanni del
sud a una San Giovanni decollato; come veniva definito San Giovanni Battista
perché ucciso mediante decapitazione.
Bravo Luca, per non parlare della miriade di commercianti ke ogni giorno chiudono la loro attività. Stiamo diventando sempre più poveri e il depauperamento di un territorio lascia un vuoto ke l'altro "stato" è pronto a riempire
RispondiEliminaangela