QUI SORGERANNO tre
grandi antenne paraboliche per studi spaziali. MA TRATTASI DI un progetto
dannoso per l’ambiente
Sì vero, gli
americani ci hanno salvato dai nazisti quasi ottant’anni fa. Ma da allora non
abbiamo mai scontato il nostro debito nei loro confronti. Hanno riempito il
territorio italiano di basi militari e scientifiche, un po’ come oggi fanno in
Medioriente e nell’est Europa. Una prostrazione che continua ancora oggi. Vedi
il caso di Niscemi, Caltanissetta, dove è in corso la realizzazione del
progetto spaziale MUOS (Mobile User Objective System) in una riserva naturale.
Dunque è ecologicamente insostenibile. Ma il tutto sta avvenendo nel totale
silenzio istituzionale nazionale e locale.
IN COSA CONSISTE IL PROGETTO - fervono i preparativi per
l’installazione di tre grandi antenne paraboliche dal diametro di 18,4 metri,
funzionanti in banda Ka per le trasmissioni verso i satelliti geostazionari e
due trasmettitori elicoidali in banda UHF (Ultra High Frequency), di 149 metri
d’altezza, per il posizionamento geografico. Mentre le maxi-ante trasmetteranno
con frequenze che raggiungeranno valori compresi tra i 30 e i 31 GHz, i due
trasmettitori elicoidali avranno una frequenza di trasmissione tra i 240 e i
315 MHz. Onde elettromagnetiche che penetreranno la ionosfera e i tessuti di
ogni essere vivente.
Il terminale terrestre di Niscemi sarà una delle quattro
infrastrutture sparse per il mondo che assicureranno il funzionamento
dell’ultima generazione della rete satellitare in UHF (altissima frequenza) che
collegherà tra loro i Centri di Comando e Controllo delle forze armate Usa, i
centri logistici e gli oltre 18.000 terminali militari radio esistenti, i
gruppi operativi in combattimento, i missili Cruise e i Global Hawk
(UAV-velivoli senza pilota), ecc..
Al progetto siciliano, la Us Navy ha destinato oltre 43
milioni di dollari, 13 dei quali per la predisposizione dell’area riservata
alla stazione terrestre, del centro di controllo, dei megageneratori elettrici
e di un deposito di gasolio; 30 milioni di dollari per gli shelter e l’acquisto
delle attrezzature tecnologiche del sistema MUOS.
In realtà, originariamente la base prescelta per il terminal
del nuovo sistema satellitare era quella di Sigonella, la principale stazione
aeronavale della Marina militare degli Stati Uniti nel Mediterraneo. Poi, la Us
Navy ha deciso di dirottare l’impianto terrestre presso la vicina stazione di
Niscemi, che dal 1991 assicura le comunicazioni supersegrete e non, delle forze
di superficie, sottomarine, aeree e terrestri e dei centri di comando ed
intelligence Usa e Nato. Il cambio di destinazione è stato dettato dalle
risultanze di uno studio sull’impatto delle onde elettromagnetiche generate
dalle grandi antenne del MUOS, elaborato da AGI - Analytical Graphics, Inc.,
importante società con sede a Exton, Pennsylvania, in collaborazione con la
Maxim Systems di San Diego, California. Lo studio, denominato “Sicily RADHAZ
Radio and Radar Radiation Hazards Model”, è consistito nell’elaborazione di un
modello di verifica dei rischi di irradiazione elettromagnetica sui sistemi
d’armi, munizioni, propellenti ed esplosivi ospitati nello scalo aeronavale
siciliano (HERO - Hazards of Electromagnetic to Ordnance). La simulazione
informatica del modello ha condotto ad un inatteso “No” all’ipotesi di utilizzo
della base di Sigonella.
VA COMUNQUE A RILENTO - Sino ad oggi, del “rivoluzionario”
sistema MUOS si è visto ben poco. Il lancio in orbita del primo satellite è
avvenuto solo lo scorso 24 febbraio, ventiquattro mesi in ritardo rispetto ai
cronogrammi progettuali. Secondo quanto era previsto in origine, entro la fine
del 2012 dovevano entrare in funzione i quattro terminali a terra: uno alle
Hawaii; uno a Norfolk, Virginia; uno in Australia e il quarto a Niscemi.
Inoltre, le gigantesche antenne dovevano essere puntate e comunicanti con due
dei quattro satelliti geostazionari programmati. Si è però verificato un
impressionante numero di “imprevisti” tecnici, sono falliti numerosi test, sono
state aggiunte soluzioni alternative per le apparecchiature terrestri e
spaziali ed è stato modificato il link con la più potente centrale di
spionaggio planetario, la NSA - National Security Agency USA. Alla fine si è
pure scoperto un macroscopico errore progettuale: i quattro satelliti previsti
erano insufficienti a garantire la copertura di tutti i continenti. E i
produttori si sono dovuti presentare al Congresso per chiedere un finanziamento
straordinario di 340 milioni di dollari per realizzarne un quinto.
Stando ai programmi rivisti e corretti, le infrastrutture
terrestri saranno pienamente funzionanti solo entro il primo trimestre 2013,
mentre i satelliti verranno lanciati in ordine uno all’anno (il secondo entro
la fine del 2012, il terzo nel 2013, il quarto nel 2014, l’ultimo entro
l’ottobre del 2015). Ma c’è da credere che i tempi per la piena operatività del
MUOS si dilateranno ulteriormente, come cresceranno ancora le spese di
progettazione e realizzazione. Con gran gioia dei signori del complesso
militare-industriale statunitense, unici beneficiari di un sistema la cui
utilità e sempre più messa in dubbio da congressisti e analisti militari.
Il programma MUOS è stato affidato nel 2002 alla Lockheed
Martin, la più potente delle compagnie USA del comparto difesa, produttrice dei
famigerati cacciabombardieri F-35, oltre 126.000 dipendenti e un fatturato
annuo di 45,8 miliardi di dollari. In qualità di prime contractor, la
controllata Lockheed Martin Space Systems di Sunnyvale (California) ha il
compito di progettare e realizzare quasi tutte le componenti e le
apparecchiature dei sistemi terrestri e satellitari. Qualche briciola
dell’affare MUOS va anche ad altre importanti società di armamenti: General
Dynamics C4 Systems (Scottsdale, Arizona), chiamata ad installare le
mega-antenne satellitari e a curare il collegamento tra i quattro distinti
segmenti terrestri; Boeing Defense Space and Security (El Segundo, California),
per la messa in funzione e la verifica di compatibilità del sistema; Harris
Corporation (Melbourne, Florida) per la fornitura della rete dei riflettori; la
filiale texana della svedese Ericsson per la costruzione di alcune porzioni del
segmento integrato terrestre.
Il costo complessivo del MUOS? Ancora un mistero anche
perché nei bilanci del Dipartimento della difesa le voci destinate al sistema
satellitare si moltiplicano con gli anni e fare ordine tra i numeri è fatica di
Sisifo. In alcuni documenti ufficiali si fa riferimento a una spesa complessiva
di 3,26 miliardi di dollari. Un dato a cui non crede assolutamente il
Government Accountaibility Office (GAO), la Corte dei Conti degli Stati Uniti
d’America, che in un report del marzo 2011 sui sistemi d’arma in via di
acquisizione dal Pentagono ha stimato un costo finale non inferiore ai 6
miliardi e 830 milioni di dollari, salvo altri colpi di scena.
GLI EFFETTI DANNOSI PER L’AMBIENTE - Il rapporto, presentato
il 4 novembre 2011 dai professori Massimo Zucchetti (ordinario di Impianti
nucleari del Politecnico e research affiliate del MIT – Massachusetts Institute
of Thecnology) e Massimo Coraddu (consulente esterno del Dipartimento di
energetica), ha rilevato l’insostenibilità ambientale del nuovo impianto e le
“gravi carenze” degli studi effettuati dagli statunitensi. “Nella valutazione
redatta dalla US Navy nel 2008 - scrivono Zucchetti e Coraddu - non viene
neppure esaminato quello che probabilmente è il peggiore dei rischi possibili:
un incidente che porti all’esposizione accidentale al fascio di microonde,
pericolosissimo e potenzialmente letale, anche per brevi esposizioni, a
distanze inferiori a circa 1 Km».
“Nonostante gli scarni dati disponibili – aggiungono i due
ricercatori – con la realizzazione delle nuove antenne si verificherà un
incremento medio dell’intensità del campo in prossimità delle abitazioni più
vicine pari a qualche volt per metro rispetto al livello esistente, con la
possibilità del verificarsi di punti caldi, con un incremento del campo
nettamente superiore. C’è poi il rischio di effetti acuti legati all’esposizione
diretta al fascio emesso dalle parabole MUOS in seguito a malfunzionamento o a
un errore di puntamento. I danni alle persone accidentalmente esposte a
distanze inferiori ai 20 Km saranno gravi e permanenti, con conseguente necrosi
dei tessuti”.
Le onde elettromagnetiche avranno pesantissimi effetti pure
sul traffico aereo nei cieli siciliani e in particolare sul vicino aeroporto di
Comiso, prossimo all’apertura. “La potenza del fascio di microonde del MUOS è
senz’altro in grado di provocare gravi interferenze nella strumentazione di
bordo di un aeromobile che dovesse essere investito accidentalmente”, spiegano
Zucchetti e Coraddu. “Gli incidenti provocati dall’irraggiamento di aeromobili
distanti anche decine di Km. sono eventualità tutt’altro che remote e
trascurabili ed è incomprensibile come non siano state prese in considerazione
dagli studi progettuali. I rischi d’interferenza investono potenzialmente tutto
il traffico aereo della zona circostante il sito d’installazione del MUOS. Nel
raggio di 70 Km si trovano ben tre scali aerei: Comiso, a poco più di 19 Km
dalla stazione di Niscemi, e gli aeroporti militare di Sigonella e civile di
Fontanarossa (Catania), che si trovano rispettivamente a 52 Km e a 67 Km”.
Sigonella, tra l’altro, è oggetto delle spericolate operazioni di atterraggio e
decollo dei velivoli da guerra senza pilota Global Hawk, Predator e Reaper a
disposizione delle forze armate USA e NATO.
L’ASPETTO ILLEGALE - Ai danni ambientali si è aggiunto
l’aggiramento dei protocolli istituzionali in tema di legalità e opere
pubbliche. Con l’avvio dei lavori, è comparsa come subappaltatrice la
“Calcestruzzi Piazza Srl”, società sotto osservazione da parte degli organi
inquirenti per presunte contiguità criminali.
Secondo il senatore Giuseppe Lumia (Pd) che il 14 febbraio
2012 ha presentato una specifica interrogazione ai Ministri della difesa e
dell’interno, “la Calcestruzzi Piazza ha come amministratore unico Concetta
Valenti, il cui marito convivente è Vincenzo Piazza, che, in base ad indagini
della Direzione distrettuale antimafia (DDA) di Caltanissetta nonché ad altri
elementi info-investigativi segnalati dalle Forze dell’ordine, apparirebbe
fortemente legato al noto esponente mafioso del clan Giugno-Arcerito, Giancarlo
Giugno, attualmente libero a Niscemi”.
Il senatore Lumia rileva che nel corso dell’indagine
Atlantide-Mercurio della procura antimafia di Caltanissetta (gennaio 2009)
“sono emersi contatti del Piazza con esponenti mafiosi» che «evidenziano
ingerenze e condizionamenti di Cosa nostra nell’appalto per i lavori di
recupero, consolidamento e sistemazione a verde dell’area sottostante il
Belvedere, commissionati dal Comune di Niscemi”. Il 7 novembre 2011, la
Prefettura di Caltanissetta ha reso noto che dopo le verifiche disposte dalle
normative in materia di certificazione antimafia, “sono emersi elementi tali da
non potere escludere la sussistenza di tentativi di infiltrazione mafiosa
tendenti a condizionare le scelte e gli indirizzi della sopracitata società”.
Alla base del pronunciamento prefettizio, i contenuti di un rapporto della
Divisione Polizia anticrimine della Questura di Caltanissetta del 6 ottobre
2011, e di quello della Sezione Criminalità organizzata della stessa Questura
del 27 dicembre 2010.
A seguito dell’intervento prefettizio, il 25 novembre 2011
il dirigente dell’Area servizi tecnici della Provincia regionale di
Caltanissetta ha sospeso la “Calcestruzzi Piazza” dall’Albo delle imprese per
le procedure di cottimo-appalto. Venti giorni dopo anche il capo ripartizione
per gli Affari generali del Comune di Niscemi ha disposto l’esclusione della
società dall’elenco dei fornitori e dall’Albo delle imprese di fiducia. Contro
i provvedimenti, i Piazza hanno presentato ricorso al TAR, minacciando querele
contro il senatore Lumia e i giornalisti che hanno segnalato la presenza
dell’azienda nei lavori del MUOS. “La conoscenza o la frequentazione di
Giancarlo Giugno da parte di Vincenzo Piazza non ha influenzato le scelte
personali del secondo, che invece sono state di segno esattamente opposto
rispetto alla vicinanza ad un comportamento mafioso”, affermano i legali della
“Calcestruzzi”. “Non si comprende, dunque, secondo quale passaggio logico il
primo avrebbe sul secondo un’influenza così profonda ed estesa, da fare ritenere
probabile l’intromissione nella gestione della società, di cui peraltro il
secondo non è socio né amministratore”. Una tesi che ha convinto e
tranquillizzato il Dipartimento della difesa, il Comando USA di Sigonella,
l’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma e il Consorzio Team MUOS Niscemi. In
questo modo, impunemente, l’azienda ha potuto concludere i suoi lavori. Una
visita ai luoghi, in piena zona B della riserva naturale orientata “Sughereta”
(area SIC), mostra dolorosi scenari di devastazione del territorio. A seguito
delle denunce degli amministratori e delle associazioni ambientaliste, la
Procura della Repubblica di Caltagirone ha aperto un fascicolo per “presunti”
reati ambientali.
Le innumerevoli illegalità e l’arroganza dei potentati
criminali hanno riportato Niscemi indietro di alcuni anni. Il Comune era stato
sciolto per infiltrazione mafiosa due volte in meno di dodici anni, la prima il
18 luglio 1992, il giorno prima dell’assassinio del giudice Borsellino e della
sua scorta, la seconda il 27 aprile 2004. Faticosamente erano poi stati
riconquistati spazi di agibilità democratica e legalità, grazie innanzitutto al
coraggio e al protagonismo delle nuove generazioni. Ma con il MUOS e i lavori
in mano agli amici del boss, il clima è tornato a farsi pesantissimo.
I DANNI AL TRAFFICO AEREO - Da due anni Catania
Fontanarossa, il terzo aeroporto d’Italia come volume di traffico, oltre sei
milioni e mezzo di passeggeri l’anno, è asservito alla dronomania della Marina
e dell’Aeronautica militare degli Stati Uniti d’America. Atterraggi e decolli
ritardati, le attività sospese in pista e nelle piattaforme, timetable che per
effetto domino impazziscono in tutto il Continente, gli imprevisti e faticosi
dirottamenti su Palermo. Volare da o su Catania vuol dire disagi che si sommano
ai disagi, nuovi pericoli che si aggiungono a quelli vecchi. In futuro sarà
peggio. Entro il 2015, la grande stazione aeronavale di Sigonella sarà
consacrata capitale mondiale degli aerei senza pilota (UAV) e ospiterà sino a
venti Global Hawk e sciami di droni d’attacco e di morte. E Fontanarossa sarà
soffocata, imprigionata, asservita alla guerra.
Nonostante i tentativi della società che gestisce lo scalo
di tranquillizzare l’opinione pubblica, negli ultimi mesi la situazione si è
fatta sicuramente più pesante. Dall’8 marzo di quest’anno a Fontanarossa sono
state sospese tutte le procedure strumentali standard nelle fasi di accesso,
partenza e arrivo degli aeromobili, “causa attività degli Unmanned Aircraft”,
gli aerei senza pilota in dotazione alle forze armate statunitensi e alleate,
come specificato da una nota ai piloti di aeromobili (NOTAM) emessa dalle
autorità preposte al controllo del traffico. Le limitazioni dovevano durare
sino allo scorso 5 giugno, ma un giorno prima della scadenza dei termini, tre
NOTAM distinti dai codici B4048, B4049 e B4050 hanno prorogato la sospensione
delle procedure standard sino al prossimo 1 settembre. Anche stavolta il
transito dei voli civili, in piena stagione estiva, sarà subordinato alle
evoluzioni dei droni. Semaforo giallo anche per i cacciabombardieri e gli aerei
radar e da trasporto uomini e mezzi delle forze armate. Un altro avviso, codice
M3066/12, ha ordinato infatti la sospensione di tutte le strumentazioni
standard al decollo e all’atterraggio nel Sigonella Airport, dal 4 giugno all’1
settembre 2012, anche stavolta per le attività degli Unmanned Aircraft. Disagi
e limitazioni al traffico aereo per tutta l’estate a causa delle evoluzioni dei
droni pure nell’aeroporto di Trapani Birgi: tre NOTAM simili a quelli di
Catania, emessi la mattina dell’1 giugno, impongono la sospensione delle
procedure standard per i piloti di aerei civili fino al 29 agosto 2012.
(Fonte: Lupi
di Einstein)
Nessun commento:
Posta un commento