QUESTI I dati diffusi
dall'Aire, l'anagrafe degli italiani residenti all'estero. Sono più uomini che
donne
Nel 2012 gli
italiani scappati all’estero per cercar fortuna sono aumentati del 30% rispetto
all’anno precedente: si è così passati dal 60.635 cittadini del 2011 ai 78.941
del 2012. L’Aire, che cura l’anagrafe degli italiani residenti all’estero, ha
tracciato il profilo degli emigrati per genere, età, mete più scelte e regioni
più soggette a spostamenti.
PIU’ UOMINI E GIOVANI - Gli uomini erano il 56% contro il 44% di
donne, e si conferma la preponderanza di giovani: gli emigrati della fascia di
età 20-40 anni sono aumentati in un anno del 28,3%, alimentando quella che
viene definita "la fuga dei talenti" che nel 2012 ha costituito il
44,8% del flusso totale di espatrio.
LE REGIONI DI ORIGINE - A
livello generale, la Lombardia si rivela la regione che maggiormente alimenta
l'emigrazione: ben 13.156 lombardi hanno trasferito la propria residenza
all'estero nel 2012, davanti ai veneti (7456), ai siciliani (7003), ai
piemontesi (6134), ai laziali (5952), ai campani (5240), agli
emiliano-romagnoli (5030), ai calabresi (4813), ai pugliesi (3978) e ai toscani
(3887).
I PAESI PIU’ SCELTI - Il
62,4% degli emigrati nel 2012 ha scelto l'Europa come Continente di
destinazione, seguita dall'America Meridionale, l'America Settentrionale e
Centrale e l'Asia-Africa-Oceania. Per Paesi, la Germania è la prima meta di
destinazione (10.520 italiani l'hanno scelta), seguita da Svizzera (8906), Gran
Bretagna (7520), Francia (7024), Argentina (6404), USA (5210), Brasile (4506),
Spagna (3748), Belgio (2317) e Australia (1683).
IL TREND DAL 1990 - Sono
2.320.645 gli italiani complessivamente espatriati dal Paese a partire dal
primo luglio 1990, quasi 600mila di questi appartenevano alla fascia 20-40
anni. Gli italiani complessivamente residenti all'estero al 31 dicembre 2012
ammontavano a 4.341.156, in crescita di 132.179 unità rispetto all'anno
precedente.
E tutto lascia presagire che nell’anno in corso la fuga sarà
ancora costante. L’estero si lascia preferire non solo dal punto di vista delle
opportunità lavorative, ma anche per la maggiore vivibilità e una minore
pressione fiscale e burocratica. Anche mettersi in proprio diventa così molto
più facile e non un semplice sogno.
(Fonte: Repubblica)
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