SI SONO RIVELATE PRATICAMENTE INUTILI E COSTOSE PER I PAESI
Le tanto odiate, quanto inutili, monetine da 1 e 2 centesimi
potrebbero finalmente sparire. Il condizionale è però d’obbligo poiché occorre
mettere d’accordo i 17 Stati dell’Eurozona. Monetine che hanno contribuito non
poco alla già tristemente nota inflazione. Sono proprio quei prezzi non
arrotondati, che non finiscono con lo zero o il cinque, che ci fregano. Le
monetine da 1 e 2 centesimi dateci come resto finiscono quasi sempre per non
essere più utilizzate. Oltretutto, il solo coniarli, avrebbe provocato ai
singoli governi un «buco» totale da 1,4 miliardi: una volta finiti nelle tasche
o nelle casse, rendevano meno di quant'erano costati al momento dell'uscita
dalla zecca.
I POSSIBILI SCENARI - La Commissione europea studia ormai
apertamente la possibile eliminazione degli «spiccioli degli spiccioli», le
monetine da uno o due centesimi di euro nate 11 anni fa, e giudicate ormai
quasi invisibili, da quanto sono poco usate. Pare che ne circolino ancora quasi
46 miliardi di pezzi, quasi 140 a cranio per tutti gli abitanti dell'eurozona.
E Il vicepresidente della Commissione europea e commissario agli affari
economici Olli Rehn, dopo aver consultato una platea di banchieri ed
economisti, ha già buttato giù quattro possibili scenari: primo, far finta di
nulla e lasciare tutto com'è ora, per evitare nuovi sconvolgimenti in un
momento finanziario già così delicato, e alla vigilia dell'ennesimo autunno
caldo; secondo, stringere le cordicelle del borsellino cambiando la
composizione della lega con cui sono fatte le monetine, rendendola più
economica, e razionalizzandone il più possibile la produzione; terzo, una cura
radicale con il ritiro istantaneo di tutto la monetaglia circolante con quella
«pezzatura» e con l'arresto del suo corso legale; quarto, alt alla produzione
ma ancora via libera alla circolazione fino a lento esaurimento della stessa.
LE PROBLEMATICHE - La
decisione finale di Bruxelles non è ancora all'orizzonte, ci vorranno altre
consultazioni a tutti i livelli. I 17 Stati dell'euro non sono certo unanimi,
né su questo né su altri temi; e dopotutto sono 17 le zecche, non una, da cui
gli spiccioletti si diffondono a raffica su tutta l'Europa. Conflitti,
coincidenze e contrasti di interessi bollono sotto la superficie, soprattutto
fra Paesi «ricchi» e poveri, fra Nord e Sud: gli equilibri valutari della
Baviera non sono certo gli stessi della Transilvania, le rispettive bilance dei
pagamenti si basano su perni ben differenti. Ma una cosa hanno in comune:
ovunque, oggi, si temono presto o tardi rimbalzi sotterranei dell'inflazione: e
anche i minuscoli cents , pur tanto derisi, hanno contato per un po' qualcosa
nel frenare (o ingannare) gli scarti dei prezzi «arrotondati», in tutti i caffè
o chioschi dell'eurozona. Alla fine, però, si sono rivelati per quelli che
erano stati fin dall'inizio: piccola cavalleria di ripiego, esclusa dai grandi
flussi e dalle ambizioni di un'Europa che vuole (voleva) sognare in grande.
Altro “pacco” per i consumatori deriva dalle monete da 1 e 2
euro, che se fossero state di carta avrebbero reso più attento e sensibile il
consumatore nei confronti dell’innalzamento dei prezzi. Perché si sa, la monetina
viene spesa più facilmente. Complimenti ai padri fondatori dell’Euro, che come
al solito, non hanno pensato alla povera massaia, sacrificata alla più
prepotente Banca.
(Fonte: Corriere
della sera)
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