PROTAGONISTI IL GOVERNATORE DEL FRIULI DEBORA SERRACCHIANI E
IL MINISTRO DELLO SVILUPPO ECONOMICO FLAVIO ZANONATO, CON LA PRIMA CHE ACCUSA
IL SECONDO DI PARZIALITA’ NEL TRATTARE IL CASO
La multinazionale svedese Electrolux ha annunciato il taglio
di 2mila posti di lavoro, ovvero oltre il 3% della propria forza lavoro
complessiva, a causa dei risultati deludenti dello scorso anno. Al terzo
trimestre del 2013, si è registrato un calo del 29% dell'utile a 75 milioni di
euro. Electrolux impiega in totale oltre 60mila dipendenti e ha motivato la
decisione dei tagli con il fatto che sebbene la domanda in America del Nord e
sui mercati emergenti sia in crescita, resta in calo nei principali mercati di
sbocco dell'azienda in Europa. Il gruppo svedese ha quindi deciso la chiusura
di una fabbrica in Australia, che dà lavoro a 500 persone, e la riduzione degli
organici in Europa, Medio Oriente e Africa. In Italia Electrolux ha quattro stabilimenti
produttivi: in Friuli, in Veneto, in Emilia Romagna e in Lombardia. Una situazione
in bilico evidenziata da uno scontro tra il presidente della Regione Friuli
Venezia Giulia, Debora Serracchiani – anche Responsabile nazionale Trasporti e
Infrastrutture nella Segreteria del nuovo segretario Matteo Renzi -, e il
ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato.
CHI E’ ELECTROLUX -
Electrolux è stata fondata nel 1910 a Stoccolma come Elektromekaniska AB, per
poi cambiare il nome in Elektrolux quando si unì alla Lux nel 1919.
Elektromekaniska AB era nata per la produzione di aspirapolveri. La Lux a sua
volta era stata fondata a Stoccolma nel 1901 per produrre lampade a cherosene.
Il nome Electrolux è stato assunto nel 1957. Electrolux ha
assorbito molteplici aziende nel corso del tempo. In alcuni casi continua la
produzione con il marchio delle aziende che ha acquisito.
Electrolux ha 22 impianti produttivi in Europa (come detto 4
in Italia), è il primo produttore nel continente, e detiene con i suoi marchi
il 25% del mercato mondiale degli elettrodomestici. Nel 2011 acqusisce dal
gruppo Sigdo Koppers la cilena CTI, uno dei principali produttori di
elettrodomestici sudamericano e proprietario dei marchi Fensa, Gafa, Mademsa e
Somela.
E’ stata la più grande produttrice al mondo di
elettrodomestici per la casa e per un uso professionale fino al 2006, anno in
cui è stata superata da Whirlpool.
LE ACCUSE DELLA SERRACCHIANI
– La Serracchiani chiede le dimissioni del ministro per la gestione della
vertenza Electrolux, per la sua parzialità e campanilità nella gestione della
vertenza. «Nella gestione della crisi Electrolux il ministro Zanonato ha
dimostrato di non avere l’equilibrio necessario per ricoprire il suo delicato
incarico: dovrebbe dimettersi», dice Serracchiani, commentando la dichiarazione
del ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, secondo cui «i problemi
e le difficoltà del gruppo svedese riguardano solo lo stabilimento di Porcia e
non quello di Susegana». Il problema è che Porcia è in provincia di Pordenone,
nel Friuli della Serracchiani; Susegana è in provincia di Treviso, nel Veneto
di Zanonato.
«Come presidente di Regione - prosegue Serracchiani - devo
esprimere un vivissimo rammarico per la condotta tenuta dal ministro Zanonato,
che ha preferito saltare tutti i livelli di mediazione, inclusi quelli
istituzionali, credendo di risolvere la crisi buttando a mare lo stabilimento
di Porcia. Per noi è inaccettabile il metodo e soprattutto il merito. Ricordo
che il 26 novembre in prefettura a Trieste, alla mia presenza, il ministro
Zanonato ha assicurato ai lavoratori di Electrolux che sarebbe andato in visita
a Porcia: siccome lo stanno ancora aspettando - conclude - ci vada lui ora a
dirgli che solo loro devono chiudere».
Adeguandosi ai tempi, il Ministro Zanonato ha affidato a
Twitter la sua contro risposta: «La mia nota a Zaia dice il contrario di quanto
ha inteso la Serracchiani. Mi concentro su Porcia, le polemiche sono dannose».
LA PROPOSTA A PORDENONE –
Proprio nella Pordenone del Presidente Serracchiani si tenta di convincere gli
svedesi con una proposta che punta alla flessibilità e al taglio del costo del
lavoro. Per evitare lo stop produttivo gli industriali, grazie al lavoro di un
team che comprende tra gli altri l'ex ministro del Lavoro Tiziano Treu, l'ex
governatore regionale Riccardo Illy e il presidente del fondo italiano di
investimento Innocenzo Cipolletta, hanno messo a punto una proposta da
sottoporre ai sindacati che prevede, in cambio della garanzia occupazionale, l'abbattimento
del costo del lavoro aumentando allo stesso tempo la flessibilità produttiva.
Il contenuto della proposta, messa nero su bianco in un
documento di 20 pagine, è dirompente sotto diversi aspetti: anzitutto perché si
evita di battere cassa attendendo passivamente l'azione del Governo; in secondo
luogo perché articola in modo concreto i passi da compiere, senza ambiguità.
Moderazione salariale significa dunque nel caso di una
grande azienda metalmeccanica (leggi Electrolux) un taglio del 20% del costo
del lavoro, (del 10% per le Pmi) effettuato rinunciando a premi di risultato,
scatti automatici e altre indennità fisse negoziate in passato.
Certo, l'azione nazionale sulla riduzione del cuneo fiscale
resta per gli imprenditori fondamentale e irrinunciabile, ma a Pordenone i
tempi stringono e occorre gettare subito sul tavolo della trattativa con
Electrolux un'offerta appetibile, quantificata ora in una riduzione del costo
orario del lavoro da 24 a 19 euro.
La proposta, che punta a fare di Pordenone un laboratorio
per la nuova competitività industriale, prevede di assorbire nei futuri aumenti
nazionali i superminimi (ad eccezione di quelli per merito) e le indennità
fisse ante-1993, eliminando per i neo-assunti gli importi previsti dalla
contrattazione territoriale o aziendale.
Per le aziende in crisi che si impegnano a mantenere
l'occupazione, o per quelle in crescita con programmi di incremento
occupazionale o stabilizzazione dei lavoratori a termine, si ipotizza anche la
sospensione dei premi di risultato e delle altre maggiorazioni aziendali.
All'impresa il lavoro costerà meno ma sarà anche più flessibile, perché
l'ipotesi è limitare le pause a quelle previste dal contratto nazionale,
prevedere recuperi più "lunghi" (entro 60 giorni) per le prestazioni
eccedenti le 40 ore settimanali, spostare alla domenica le festività del santo
patrono locale e del 2 giugno, monetizzare le ferie eccedenti le quattro
settimane, consentire assunzioni "acausali" a tempo determinato fino
a 24 mesi. Flessibilità maggiore anche nell'inquadramento, con la possibilità
per l'impresa di utilizzare il lavoratore fino al 30% del monte ore per
mansioni di livello inferiore o superiore, senza che questo provochi cause per
demansionamento o diritti al passaggio al livello più alto. Per le aziende in
crisi, inoltre, potrà essere sospesa l'intera applicazione della contrattazione
di secondo livello territoriale o aziendale ante-1993.
A parziale compensazione dei minori importi in busta paga la
proposta prevede integrazioni aziendali sul fronte del welfare con aiuti per
sanità integrativa, buoni scuola, buoni spesa, ticket restaurant, trasporto,
asili nido e assistenza agli anziani. Ambiti in cui si sollecitano interventi
della Regione e convenzioni con banche e sistema sanitario.
A regolare il meccanismo, decidendo in quali imprese
adottare l'accordo, provvederà un organo bilaterale composto da sindacati e
imprenditori. Collaborazione che potrà compiere un salto di qualità anche
all'interno dell'impresa, perché l'altro punto di rottura rispetto al modello
attuale è la proposta di far partecipare direttamente i lavoratori al rischio
aziendale attraverso aumenti di capitale o bond convertibili.
La proposta in campo è dunque chiara: sacrifici e
flessibilità contrattuale in cambio di posti di lavoro e coinvolgimento. Nel
frattempo la politica sta a guardare, e litiga sui confini geografici. Che le
polemiche innescate dalla Serracchiani siano un nuovo pretesto per i “renziani”
di fare fuori un altro esponente che non è affiliato alla corrente? La notte
dei lunghi coltelli è ancora lunga…
I politicanti italiani del bene del paese gliene frega niente.
RispondiEliminabilancio electrolux 2012. vendite +6%, utili 112 milioni di eu, superiori all'atteso. non gli bastano. i capitalisti assatanati si prendono tutto quello che possono arraffare!
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