REALIZZATO GRAZIE A UN MASSICCIO INVESTIMENTO REPERITO SULLA
RETE dalla giovane regista Dorota
Kobiela. NEL LUNGOMETRAGGIO A PARLARE SONO I PERSONAGGI DEI SUOI QUADRI,
ANIMATI MEDIANTE UNA TECNICA ORIGINALE
Vincent Willem van Gogh, estroso, tormentato e controverso
pittore olandese vissuto nella seconda metà dell’ottocento (1853-1890), tra i
massimi esponenti dell’impressionismo sebbene non abbia mai aderito a quella
scuola di pensiero. Ci ha regalato meravigliose opere malgrado una vita
alquanto breve. Morì infatti a soli 37 anni, sparandosi un colpo di pistola nel
petto. Ma non mancano tesi differenti, che parlano di omicidio, come quella
contenuta in un libro uscito nel 2011 scritto a quattro mani dagli storici
dell'arte Steven Naifeh e Gregory White Smith: Van Gogh: The Life. Tesi ripresa
da un film suggestivo uscito da qualche giorno: Loving Vincent. Nella pellicola
infatti a parlare sono i suoi quadri, animati da un’affascinante tecnica.
IL FILM - Loving Vincent è il
film lungometraggio su Van Gogh di 80 minuti annunciato due anni fa dalla
giovane regista Dorota Kobiela. Grazie al sostegno della Breakthru Films, casa
di produzione che nel 2008 vinse l'Oscar per Pierino e il Lupo, la regista
polacca e un gruppo di creativi arrivano al 125° anniversario dalla morte di
Van Gogh, con un film d'animazione da "colossal". Le risorse sono
state davvero imponenti: 800 documenti epistolari, 20 amici e familiari che
hanno dato testimonianza diretta del vero Vincent, un team di 30 illustratori,
che hanno messo in campo le tecniche più innovative del digitale e non solo,
anche la capacità manuale di 60 pittori per riprodurre 860 opere e più di mille
disegni.
Il metodo di lavoro che hanno messo a punto si chiama
Painting Animation Work Stations (PAWS) e gli ha permesso di realizzare 56,800
frames dipinti con lo stile e le tecniche di Van Gogh montati su un'unica
pellicola. Questo metodo consente a più pittori di lavorare contemporaneamente
su un unico film, velocizzando parecchio i tempi di lavoro.
Un thriller che immagina di portare in vita tutti i
personaggi dei ritratti di Van Gogh e che con interviste immaginarie si
interrogano sui motivi della morte del pittore. Dalle loro parole, frutto anche
dello studio di due storici dell'arte: Steven Naifeh e Gregory Smith autori di
Van Gogh: The Life, fanno nascere nuovi interrogativi.
FINANZIATO MEDIANTE CROWDFUNDING
- Le risorse economiche dovevano per forza essere colossali per questo film su
Van Gogh trovate grazie ad uno dei metodi più efficaci del momento: il
crowdfunding, donazioni spontanee di privati che hanno voluto sostenere il
progetto.
La piattaforma on line di crowdfunding è Kirckstarter dove
il team è riuscito a raccogliere 40mila sterline (circa 4,5 milioni) e
realizzare quello che inizialmente era stato concepito come un cortometraggio.
I
l produttore cambiò idea quando durante una mostra a Londra
assistette alla fila di visitatori curiosi di leggere la biografia
dell'artista.
FU OMICIDIO? - Si trattò
davvero di suicidio, come ci racconta la biografia ordinaria su van Gogh? La
storia vuole che nel 1870 fu trovato sanguinante nella casa di Auvers-sur-Oise
da un amico al quale riferì che si era sparato con la rivoltella in un campo.
Sofferente e afflitto da una depressione maniacale da molti anni, quella stessa
sera Van Gogh morì, ma secondo i due storici si trattò di omicidio.
Responsabili della morte di Van Gogh due ragazzi che si divertivano a beffeggiarlo
con la pistola dalla quale partì un colpo. Questa ipotesi è avvalorata da
alcune fonti non citate nel libro e da un'intervista ad uno dei due giovani,
Renè Secretan che rilasciò dopo molti anni. Van Gogh già desideroso di morire
non denunciò il fatto, lasciando ai posteri una verosimile verità.
In questo video una presentazione del film:
P.s.
L’immagine dell’Header di questo Blog è proprio un dipinto
di Van Gogh, mio pittore preferito: Starry Night Over the Rhone.
(Fonte: Artsblog)
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