domenica 1 febbraio 2015

PABLO NERUDA FORSE FU UCCISO, SI RIAPRE NUOVA INCHIESTA

IL POETA CILENO MORI’ IL 23 settembre del 1973 PER CANCRO, MA CI SONO SEMPRE STATI SOSPETTI DI UN AVVELENAMENTO

Pablo Neruda fu assassinato? Per il partito di cui faceva parte, il Partito Comunista cileno e la sua famiglia, sì. Sebbene la versione ufficiale lo dichiari morto il 23 settembre del 1973 presso la Clinica Santa Maria di Santiago per cancro. Ma il Partito comunista - nel quale il poeta militava e fu anche eletto in Parlamento, e per il quale diede la vita fino a dover lasciare il suo Paese per anni in giro per il Mondo per la messa al bando del dittatore Videla, passando anche per le nostre Capri e Ischia (non Procida come viene invece raccontato ne Il Postino col compianto Massimo Troisi), nonché i suoi nipoti - insistono sull’ipotesi di un avvelenamento. In realtà si tratterebbe della seconda inchiesta sulla vicenda, ma questa volta il Governo cileno sarà parte in causa, attraverso il programma per i diritti umani del Ministero degli Interni. Gli esami tossicologici effettuati nel 2013 hanno dato risultati negativi, ma questa volta non si cercheranno tossine, bensì altri ‘agenti esterni’ che potrebbero essere stati iniettati.

LE NUOVE TESI DI UN AVVELENAMENTO – Ad essere stati utilizzati l’insulina o il tramadol (farmaco oppiode usato contro il dolore), che avrebbero provocato un attacco cardiaco al poeta che in quel periodo era in cura per un cancro alla prostata. “Esistono precedenti che indicano che potrebbe essere stato ucciso e questi indizi puntano a un possibile intervento di alcuni agenti dello Stato, per cui il caso potrebbe costituire un crimine di lesa umanità”, ha spiegato Francisco Ugas, responsabile dell’area dei diritti umani nel ministero degli Interni.
Tutto è partito nel 2011 da una denuncia presentata dal Partito Comunista, dopo che l’autista del poeta, Manuel Araya, aveva rivelato che lo scrittore era stato avvelenato durante la sua permanenza nella clinica. Secondo la sua versione, Neruda vi si sarebbe recato non per motivi di salute, ma per aspettare un volo del governo messicano per fuggire in esilio. Ma una volta nella clinica gli avrebbero fatto un’inizione letale, di dipirone (un analgesico) e amidone (farmaco simile alla morfina) secondo le testimonianze di medici e infermieri presenti in quei giorni. La prima perizia aveva confermato, sulla base degli esami radiologici e istolocigici, che Neruda aveva un cancro alla prostata in stato avanzato e con metastasi, mentre un secondo esame, fatto da periti cileni e stanieri, aveva rilevato che non ci fossero prove della presenza di agenti chimici rilevanti da collegare alla sua morte.
In particolare ”la prima perizia non è riuscita a stabilire – ha precisato Rodrigo Lledò, avvocato dell’area dei diritti umani nel ministero degli Interni – se ci fosse la presenza di veleno nel corpo di Neruda, a causa del tempo trascorso. Questa seconda perizia dovrà stabilire invece se c’è stato un danno cellulare nelle proteine, prodotto da qualche sostanza che ora non è più presente nella salma”.

STAMPA CILENA SNOBBA LA NOTIZIA - A sostenere la tesi di Araya c’è anche un articolo uscito il giorno successivo alla morte di Neruda sul “Mercurio”, quotidiano cileno vicino alla destra, che faceva riferimento a un’iniezione fatta dal medico al poeta prima della morte. Sui giornali cileni di questi giorni invece la notizia della riapertura del caso è appena accennata, e in alcuni casi non menzionata proprio, mentre ha trovato grande eco nella stampa latinoamericana ed europea. Ma in fondo non deve destare grande stupore dal momento che Neruda, così come altri celebri scrittori del suo Paesi, quali Isabel Allende, Luis Sepulveda o Marcela Serrano, siano molto apprezzati fuori e poco amati in patria. A Neruda in particolare molti cileni rimproverano di essersi notevolmente arricchito, pur essendo un comunista.


1 commento:

  1. se l'ipotesi fosse confermata non sarebbe che un'altra prova dello schifo perpetrato dal governo cileno di allora.. e di quanto una voce libera possa far paura alle dittature.
    ciao

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