PER UNA SERIE DI CAVILLI BUROCRATICI, UNA FABBRICA
INQUINANTE CONTINUA AD ESSERE APERTA
Vezzano Ligure, provincia di La Spezia, località Lagoscuro.
Un pugno di villette a schiera, un asilo, un forno che rifornisce tutte le
panetterie della Provincia. Una cittadina piccola, che un tempo si sarebbe
definita ridente. E invece, è piangente, ricoperta com'è da una coltre di
polveri bianche e con sottofondo il frastuono delle macchine che triturano la
pietra. Qui sono piazzati infatti, a distanza di 500 metri uno dall’altro, i
due impianti di trattamento di inerti della Granulati Muto – nella visura
camerale della società risulta un solo impianto -, del gruppo Muto a cui fa
capo – secondo la prefettura – l’omonima famiglia vicina alla cosca calabrese. La
fabbrica macina marmo inquina troppo, la Conferenza dei Servizi fissa nuove
prescrizioni, ma la Provincia non le autorizza. Perché? Perché nel frattempo la
ditta ha ricevuto un provvedimento interdittivo antimafia. Quindi la ditta
viene chiusa o almeno l’attività è sospesa? No, continua a lavorare e
inquinare. Una storia tipicamente italiana, che riporto di seguito.
LA STORIA DELLA FABBRICA – Con
il cambio di denominazione sociale, il rappresentante legale della società – a
occuparsi quindi di inerti – è diventata Saveria Farage, casalinga, di Crotone,
ex moglie di Salvatore Muto, vicino – sempre secondo gli accertamenti della
prefettura apuana – alla ‘ndrina di Cetraro. La Farage, tuttavia, sostiene di
non aver più nulla a che fare con l’ex marito. Eppure alle Conferenze dei
Servizi, per le autorizzazioni e i permessi, partecipa sempre lui, Muto. Lei,
mai.
Entrambi gli impianti sono finiti sotto sequestro nel luglio
del 2014, per una serie di violazioni ambientali, tra cui spiccano i rumori e
le eccessive polveri immesse in aria. Uno dei due, situato in piena area di un
parco naturale, il Montemarcello Magra, a ridosso di un corso d’acqua adesso
stracolmo di marmettola – il fango scarto di lavorazione del marmo -, è ancora
sotto sequestro. L’altro è stato dissequestrato, con allegata però una diffida
della Provincia che ordinava alla ditta di applicare tutta una serie di
prescrizioni, dagli orari, limitati, a una determinata gestione dei piazzali di
lavorazione. “Prescrizioni mai rispettate”, sostiene Marco Grondacci, giurista
ambientale e consulente del Comitato Lagoscuro, – il comitato di cittadini
costituitisi a fine 2014 per i disagi provocati dalla fabbrica di inerti. “La
ditta continua a lavorare a qualsiasi orario del giorno o della notte e anche
nei festivi, senza nemmeno cercare di minimizzare le emissioni di polveri”.
La Conferenza dei Servizi dell’ottobre 2014 ha dato il via
libera all’adozione (da parte della Provincia) e alla successiva approvazione
(da parte del Comune) della nuova autorizzazione all’impianto gestito dalla
Granulati Muto, fissando per la prima volta prescrizioni di tutela ambientale e
sanitaria stringenti. In particolare sull’orario: “Le fasce orarie di funzionamento
dell’impianto – si legge nel verbale – saranno dalle 6 alle 22 dei giorni
feriali”.
UN PARADOSSO BUROCRATICO TIPICO
ITALIANO - Un sollievo per i cittadini subito però smorzato. La ditta
infatti nel frattempo è entrata nella black list e la Provincia non può
rilasciarle nuove autorizzazioni. Rimane quella vecchia, superinquinante (anche
se ci sarebbe ancora la diffida dell’ente provinciale). A questo punto il
Comitato si è appellato direttamente al sindaco, Fiorenzo Abruzzo (eletto con
una lista civica di centrosinistra), chiedendogli di intervenire. Il quale,
però, con una nota dell’8 giugno 2015, ha risposto di non poterlo fare parlando
di “non competenza in materia”.
Cosa non vera, secondo Grondacci. Anzitutto, perché, come
spiega il giurista a ilfattoquotidiano.it, il sindaco è la prima autorità
sanitaria sul territorio e ha poteri di ordinanza in materia. “Considerato che
il disagio della popolazione residente è stato confermato anche da tutti gli
enti partecipanti alla Conferenza dei Servizi – spiega il giurista – ci sono
tutti gli elementi per fondare motivatamente un’ordinanza che anticipi le
prescrizioni per ora rimaste lettera morta in danno della salute e della
qualità della vita dei cittadini residenti nella zona”. Lo stesso vale per il
rilascio del nulla osta acustico: l’istruttoria rimane di competenza del
Comune.
(Fonte: Il
Fatto quotidiano)
alla presidente del'antimafia,tale rosy,avrei una domanda semplice e di facile comprendonio ..anche per lei:con la sua commissione,da quando si è insinuata,quanti mafioso ha fatto mettere dentro?
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