SABATO SCORSO SI E' CONCLUSA L'ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE,
AVENTE COME TEMA L'ALIMENTAZIONE
In Italia, ormai, siamo così poco abituati ai successi e
alle cose che funzionano, che non appena qualcosa riesce dal punto di vista
organizzativo sembra quasi un miracolo, qualcosa di inaspettato, l'eccezione e
non la regola.
SFIDA CONTRO QUALCUNO - Lo si
intuisce anche dai discorsi tenuti dai politici alternatisi sul palco nella
giornata di chiusura di Expo
Milano 2015, sabato scorso. Il Premier Renzi ha parlato tra le righe di
sconfitta dei gufi e di chi avrebbe voluto un flop, mentre il Presidente
Mattarella lo ha corretto parlando di ''successo di tutta l'Italia e non di
qualcuno contro qualcun'altro''. Già, in Italia siamo arrivati a questo punto.
Ogni occasione è un Guelfi contro Ghibellini, costruttori contro sfascisti, jurassici
contro rottamatori.
NON TUTTO ROSE E FIORI - Expo
Milano 2015 non era certo cominciato nel migliore dei modi. Anche
l'organizzazione di questo evento è stata commissariata, non dimentichiamocelo,
per il solito vizio italiano delle mazzette. E sarà lo stesso commissario
straordinario Francesco Paolo Tronca, attuale prefetto di Milano, a traghettare
Roma verso le elezioni di primavera nell'Anno santo. Una sorta di
commissariamento anche del Giubileo, dove qualche mazzetta pure comincia a
circolare.
Alcuni padiglioni risultavano ancora incompleti a pochi
giorni dall'inizio della manifestazione, tanto che gli operai hanno lavorato anche
di notte. E poi gli sponsor, tra i quali figuravano anche le multinazionali
McDonald's e Coca Cola, che col tema della kermesse poco hanno a che fare.
D'altronde, Pecunia non olet.
I NUMERI POSITIVI - Ma soliti
guasti italici a parte, per fortuna tutto è andato liscio. Sono i numeri a
parlare. Alla fine, saranno circa 21 milioni e mezzo i visitatori di Expo 2015,
dei quali 6,5 stranieri e il resto italiani. Tra questi, una sessantina di capi
di Stato o di governo: tra questi, Angela Merkel, François Hollande, Mariano
Rajoy, Vladimir Putin, fino alla first lady americana Michelle Obama. Ma non
sono mancati anche i vip internazionali, come Bono e Sharon Stone. Anche loro
hanno affollato i padiglioni di 54 paesi, più altri 70 inseriti all’interno dei
cluster tematici, oltre a quelli di aziende, organizzazioni internazionali e,
ovviamente, quelli delle regioni italiane.
In totale, secondo il calcolo di Exè/Coldiretti, tra il
viaggio, l’alloggio, l’ingresso e spese varie dentro e fuori l’area, i
visitatori hanno speso circa 2,3 miliardi di euro. Di questi, la quota
destinata al cibo è stata pari a 570 milioni. Il 32% dei visitatori ha scelto
solo la cucina italiana, mentre il 25% ha preferito quella straniera e il 34%
non ha disdegnato né l’una né l’altra.
Le classifiche ufficiali dei padiglioni più belli sono state
stilate ieri dal Bei (ecco tutti i vincitori), ma solo in parte coincidono con
quelle dei visitatori, che hanno apprezzato soprattutto lo spazio allestito dal
Giappone (21%) seguito a notevole distanza da Cina (9%) e Kazakistan (8%).
Ma Expo è stato un successo anche in termini di sicurezza,
aspetto di non poco conto di questi tempi. A proteggere i visitatori erano
state installate ben 2500 telecamere (500 lungo il perimetro dell’area e le
altre all’interno) e sono stati mobilitati in tutto 2300 militari, che durante
tutta la durata della manifestazione hanno arrestato dieci persone e denunciato
cento.
Ora resta da capire qual è il destino dello spazio in cui si
è svolta la manifestazione. A Parigi Expo 1889 ha lasciato in eredità la Tour
Eiffel, a noi forse una colata di cemento inutilizzata…
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