Il poliambulatorio
senza scopi di lucro di Pellaro poteva contare su 35 volontari
Nonostante le tante falle, il Servizio sanitario pubblico
italiano è ancora considerato tra i migliori del Mondo. Il sistema presenta
molte pecche e spesso dà vita a drammi assurdi, ma ci sono anche molte
eccellenze sparse qua e là per il Paese. Come il centro medico solidale del
comune di Pellaro, in Provincia di Reggio Calabria. Capoluogo di una Regione
dove quasi nulla funziona come dovrebbe. Il centro operava dal 2010 e da allora
ha curato 30mila pazienti l’anno senza chiedere un euro in cambio a nessuno.
Neanche per un ticket. Poi il 30 novembre è stato chiuso su ordine della
Regione Calabria che gli ha comminato anche una multa di 20mila euro. Vediamo i
motivi di questa assurda decisione, come raccontato da Il
Fatto quotidiano.
LA PERPLESSITA' DEI VOLONTARI
- Secondo i medici dell’associazione calabrese di epatologia (Ace), che ha
fondato e gestito il centro per tutto il tempo, non ce n’è bisogno “perché –
spiega il presidente Carmelo Caserta alfattoquotidiano.it – si tratta di un
poliambulatorio senza scopi di lucro che offre interventi non invasivi per cui
non servono permessi particolari”.
Ma c’è un’altra domanda da farsi: perché solo ora, a
distanza di oltre cinque anni dall’inizio dell’attività, la Regione reclama
l’autorizzazione? “Non lo sappiamo, questo è il punto – risponde Caserta -. Non
ci siamo improvvisati in un posto a caso, all’epoca fu l’azienda ospedaliera
provinciale a concederci in comodato d’uso le strutture e nessuno ci chiese
nulla”.
LA CHIUSURA DOPO UNA SEGNALAZIONE
ANONIMA - Il 12 maggio durante un’ispezione i Nas non hanno rilevato
anomalie. Due giorni prima di Natale, il colpo di scena. La Regione Calabria,
sollecitata a dare chiarimenti, ha ammesso la stranezza della situazione e ha
promesso che il centro Ace riaprirà al più presto. “Dopo una denuncia anonima i
Nas hanno verificato che il centro Ace in effetti non aveva l’autorizzazione
sanitaria per svolgere l’attività – ci dicono -. Considerato però che è stata
l’Asp (azienda ospedaliera provinciale, ndr) ad assumersi la responsabilità di
fornire i locali alla onlus e tenendo conto della professionalità del personale
e dell’iniziativa meritevole stiamo velocizzando le pratiche per regolarizzare
il centro e sospendere la multa e l’interdizione di tre anni dell’esercizio”.
Una bella notizia, insomma. Ma come è potuto succedere?
“Siamo in Calabria. Qui è pieno di casi illegali, la Regione sta cercando di
fare pulizia” rispondono dagli uffici regionali. “Noi abbiamo rispettato le
regole – si difende il presidente della onlus -. Quello che è successo rimane
un mistero”.
L'IMPORTANZA DEL CENTRO - Con
35 volontari tra medici, infermieri e ricercatori, il centro Ace è diventato un
punto di riferimento sanitario sul territorio, indispensabile per molti. “Non
solo gente con disagi economici, ultimamente veniva a farsi curare anche il
ceto medio e alto. Chi voleva faceva una donazione” ricorda Caserta, che fa il
primario di Medicina generale al Policlinico Madonna della consolazione a
Reggio Calabria. Il tipo di prestazioni offerte erano ecografie e visite delle
varie branche specialistiche (cardiologia, gastroenterologia, psichiatria,
urologia, ortopedia, ecc…). La fine della sanità solidale è stata un colpo al
cuore per il quartiere. E il 6 dicembre una folla di cittadini è scesa in
piazza a protestare contro la chiusura della struttura.
Bloccata anche la ricerca, che l’associazione svolge dal
2002 all’interno dell’ex ospedale di Cittanova con la collaborazione
dell’Istituto superiore di sanità, conquistando importanti successi. Gli studi,
focalizzati soprattutto su epatiti, obesità e cardiopatie, sono stati
pubblicati sulle riviste di medicina più prestigiose a livello internazionale
(come l’American journal of epidemiology e Lancet).
L’interruzione dell’attività scientifica ha scatenato
messaggi di solidarietà da tutto il mondo. Moyses Szklo, direttore
dell’American journal of epidemiology e professore alla Johns Hopkins
university, in una lettera sottolinea l’eccezionalità del centro Ace e chiede
alle autorità italiane di riaprirlo. Anche l’Istituto superiore di sanità
esprime “grande rammarico” e insiste che “in un momento di grandi difficoltà
economiche per il Paese e per il Servizio sanitario nazionale, la
collaborazione con strutture di volontariato non profit costituisce un ausilio
non solo importante ma auspicabile per il servizio sanitario pubblico”.
Rimane in sospeso anche “la cittadella della salute”. “Si
tratta di un progetto innovativo di ricerca epidemiologica sul territorio –
conclude Caserta -, accompagnato da attività di formazione del personale, per
orientare senza sprechi la risposta dei servizi e delle politiche sanitarie.
L’obesità dei bambini calabresi per esempio è uno dei temi di indagine”.
A chi fa comodo la chiusura del centro? Forse ai tanti
centri privati che speculano sulle necessità mediche dei cittadini, lasciate
inevase dal malfunzionamento degli ospedali italiani?
I Nas........quelli che perlustrano i negozi pakistani di kebab o le cucine dei ristoranti cinesi/giapponesi dove se sei fortunato ti becchi un'epatite mangiando sushi avariato e li lasciano aperti nonostante la sporcizia!
RispondiEliminain chiusura dell'articolo è scritto: A chi fa comodo la chiusura del centro? Forse ai tanti centri privati che speculano sulle necessità mediche dei cittadini, lasciate inevase dal malfunzionamento degli ospedali italiani?
RispondiEliminasiamo in Italia, lavorare a gratis non è ammesso, occorre speculare su ogni cosa