LA CAPITALE CONTINUA AD AVERE PROBLEMI, ANCHE E PIU' CON IL
COMMISSARIAMENTO
A Roma stanno già rimpiangendo Ignazio Marino? Non
esageriamo. O forse sì. La Capitale è nel caos più totale e mancano ancora
cinque mesi alle elezioni. Animali vaganti, rischio tubercolosi, rischio
scivolo per i cittadini, asili privatizzati. Ma andiamo per ordine.
ANIMALI VAGANTI E RISCHIO
TUBERCOLOSI - Uccelli che sporcano senza pietà volando sul centro
storico, e topi che infestano le strade a due passi da San Pietro. Maiali e
cinghiali tra i rifiuti erano già presenti, non manca più nessuno: benvenuti
allo zoo di Roma, la Capitale d’Italia che in quanto a fauna, non è seconda a
nessuno.
Peccato che, oltre che schifoso, il guano degli storni che
da giorni ricopre il lungotevere, sia molto pericoloso e non soltanto per i
motociclisti che vi scivolano sopra. «C’è un rischio Tbc», lancia l’allarme
l’Aduc, l’associazione per i Diritti degli utenti e dei consumatori, che invita
il Comune a procedere in fretta con le pulizie e a predisporre in tempo un
piano anti pennuti per il prossimo anno. «Nelle feci degli storni, che
ricoprono il manto stradale, può annidarsi il germe della tubercolosi»,
denuncia infatti il segretario Aduc, Primo Mastrantoni, biologo. «Non si
intende qui fare delle generalizzazioni o gettare nel panico la gente, ma è
opportuno sapere che in particolari condizioni atmosferiche, come è avvenuto a
Roma in assenza di pioggia per due mesi, e senza una pulizia efficiente, si può
presentare il rischio contagio».
Secondo un dossier dell’Aduc, all’origine di tutto c’è il
Mycobacterium tubercolosis avio, un ceppo parente del germe della tubercolosi
umana, che è resistentissimo: essendo ricoperto da uno strato ceroso»,
lamentano i consumatori, «può rimanere mesi nelle feci che gli storni lasciano
sulle strade e che, una volta seccati, vengono polverizzati, trasportati dal
vento e respirati dall’uomo insieme al batterio». Un effetto aerosol per niente
salutare. Il mycobacterium avio, infatti, può provocare la tubercolosi
nell’uomo, specie in soggetti debilitati e nei bambini che sono a minore
distanza dal suolo.
La soluzione, incalza l’associazione, sarebbe quella di una
frequente pulizia delle strade e di avviare operazioni di contenimento della
presenza degli storni. «Lo scrivemmo nel 1998 al sindaco di Roma di
quell’epoca, Francesco Rutelli», conclude Mastrantoni. «Sono passati ben 17
anni e tutto è come allora. Per un po’ gli storni se ne sono andati, poi però
sono tornati più numerosi di prima».
RISCHIO SCIVOLO CAUSA FOGLIE E
ALLARME TOPI - A complicare il quadro ddella Capitale c’è anche
l’emergenza foglie: accumulate sui marciapiedi e bagnate dalla pioggia (come
ieri) diventano una terribile pista di decollo per il pedone che ha la pessima
idea di metterci i piedi sopra.
Il problema è che oltre al fogliame, proprio vicino a San
Pietro, ora è scattato pure l’allarme topi. Se ci spostiamo più in là verso il
Vaticano, meta di pellegrini e fedeli da tutto il mondo, troviamo infatti i
topi a Castel Sant’Angelo. E qui la denuncia arriva da un’altra sigla di
consumatori, Assotutela. Denuncia-video, per giunta, così tutti possono vedere
l’invasione di ratti, a dozzine nei cassonetti davanti allo storico museo, nei
pressi dei palazzi papali. Il presidente di Assotutela, Michel Emi Maritato, ha
girato il filmino con l’avvocato Antonio Petrongolo e in collaborazione con i
dipendenti Ama spaventati da un tale sfacelo. La paura, anche in questo caso, è
quella di «contrarre malattie pericolose da topi indemoniati che alla vista non
si sono dileguati ma difendevano il territorio».
ASILI NIDO PRIVATIZZATI? –
Come riporta Contropiano,
proprio durante le feste di fine anno, il commissario straordinario Francesco
Paolo Troncaha paventato concretamente la possibilità di privatizzare
completamente gli asili nido romani, misura che potrebbe essere inserita nel
bilancio 2016. Un bilancio, neanche a dirlo, ‘lacrime e sangue’.
A quanto riferiscono i media – senza grande clamore, a dire
il vero - il progetto di privatizzare i nidi comunali e di cedere allo Stato le
scuole d’infanzia è già contenuto nel bilancio 2016 sul quale sta lavorando il
governo tecnico del Campidoglio.
Il messaggio dei tecnici (che, a guardarli bene, sono in
realtà molto politici) è che per far fronte alla richiesta dei bambini in lista
d'attesa, "sarebbero necessari ulteriori fondi, per un importo pari a 6
milioni e 500 mila 613 euro l'anno per la copertura delle spese di
gestione". Ma siccome non è possibile racimolare risorse aggiuntive,
"si propone di avviare un progressivo passaggio alla gestione in
concessione, che consentirebbe una minor spesa per ciascuna struttura stimata
in 450 mila euro annui" afferma il commissario. Analogo discorso per le
materne: per esaurire le liste d'attesa servirebbero altre "90 sezioni
nuove a tempo pieno, e ulteriori fondi per un importo pari a 12 milioni e 375
mila euro l'anno". Per questo l'idea è una "progressiva
statalizzazione delle scuole dell'infanzia".
Per ora sembrano (quasi) tutti contrari alla sparata di
Tronca, da destra a sinistra passando per le associazioni dei consumatori ai
sindacati concertativi. Compresi alcuni esponenti del Partito Democratico ai
quali però lo stesso commissario ricorda che le sciagurate scelte da lui difese
"sono coerenti con il percorso tracciato dalla precedente amministrazione,
nonché con il piano di rientro che aveva già prescritto un programma di
ristrutturazione della spesa nel settore dei nidi". A causa del quale le
rette aumenteranno nei prossimi anni di circa 200 euro all'anno per famiglia. È
la conseguenza, appunto, di un atto della giunta Marino nel 2014, la
“rimodulazione delle tariffe per i servizi”, quella contestata dalle famiglie
che andarono a protestare con i passeggini in Campidoglio. Una sentenza del Tar
aveva annullato gli aumenti per l’anno scolastico passato, ma la intollerabile
misura rimane in vigore a partire dal prossimo anno.
Le delegate di Nidi e Scuole dell'Infanzia di USB di Roma
Capitale denunciano un piano di rientro per 180 milioni di euro “che prevede
una prima tranche di 17 nidi dati in concessione ai privati, nell’ottica di una
progressiva privatizzazione dei servizi, aumento delle tariffe per le famiglie
e un graduale affidamento delle scuole dell’infanzia allo stato”. Secondo l’Usb
sarebbe già pronto l’elenco dei nidi da regalare ai privati: “Boccioni (II Municipio);
Tor Cervara di via Eneide, Giocolandia di via Montecassiano, Bimbilandia di via
Bonifacio e Flora (IV Municipio); Casale Prampolini di via Valente(V);
Castelverde di largo Rotello, Ponte di Nona di via Crocco e Villaggio
Prenestino di via Montegano (VI); Trafusa, Vivanti e Camboni (IX); Il bruco e
la mela di via dei Colli Portuensi, Massimina di via Aquilanti e PortaPortese
di via Bettoni (XII), Valcannuta (XIII) e Monsignor Antonino Spina di via San
Basilide (XIV). 17 strutture considerate d’impiccio per il bilancio comunale.
Eppure i rapporti nazionali sulle città che hanno esternalizzato i servizi
educativi parlano chiaro: più la gestione è privata e più i costi
salgono".
Pora Roma.
RispondiEliminaMa davvero? Non l'avrei mai detto.
RispondiEliminaInfatti adesso su Tg e giornali non si parla più di Roma e se ne deduce che vada tutto magnificamente.
'Azzo...ed io che m'ero ormai convinto che dopo la congiura di palazzo di brutToebetino che ha trucidato Marino con 26 pugnalate, Roma fosse diventata il migliore dei mondi possibili.
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