SVIZZERO, DI ORIGINI CALABRO-LOMBARDE, E' STATO PER ANNI AL
FIANCO DI PLATINI
Il motto gattopardiano ''cambiare tutto per non cambiare
niente'' è sempre attuale. E non solo in Italia. Alla Fifa, massimo organismo
del calcio mondiale, serviva una svolta. E ad essere eletto dopo 17 anni di
presidenza Blatter, squalificato assieme al Presidente Uefa Michel Platini per
sei anni, non è stato un volto nuovo. Bensì proprio il braccio destro del
secondo: Gianni Infantino. Nato in Svizzera da padre originario di Reggio
Calabria e madre della Val Camonica, in Lombardia. L'ex segretario generale
della Uefa, che ama trascorrere le estati in Calabria, ha battuto il favorito,
lo sceicco Salman Al Khalifa, in maniera abbastanza netta al secondo turno: 115
voti a 88. Appena quattro voti per il principe di Giordania Ali, nessuno per
Jerome Champagne. Mentre Tokyo Sexwale si era ritirato ancor prima del primo
turno.
LE SFIDE CHE LO ATTENDONO –
Nel suo discorso pre-voto, Infantino ha toccato il delicato argomento dei
presunti soldi sottratti da alcuni membri della Fifa ai veri destinatari: “I
soldi della Fifa devono essere reinvestiti nel calcio e nel suo sviluppo. I
soldi della Fifa appartengono a chi ama il pallone. Per farlo serve un leader
forte, e per questo sono qui”, a proposito del fatturato miliardario (5,7
miliardi di dollari negli ultimi quattro anni), che Blatter aveva gestito in
maniera discutibile.
“Il calcio ha attraversato brutti momenti. Ma appartengono
al passato: ci riguadagneremo il rispetto perduto”, ha invece detto al momento
della proclamazione.
Dunque, la sfida principale riguarda il tema soldi e
finanziamenti. Ma non solo: l’intero l’apparato si è rivelato poco trasparente
e corruttibile (lo dimostra il coinvolgimento di tutte le principali cariche,
dal presidente al segretario generale). Al Khalifa proponeva di separare la
parte sportiva da quella economica, chissà se lo svizzero raccoglierà il
suggerimento; per conto suo, ha promesso il controllo di tutti i flussi
finanziari, e la pubblicazione di redditi e stipendi dei dirigenti. Quasi
certo, a questo punto, l’allargamento dei Mondiali (anche se proprio l’Europa
che l’ha sostenuto si è detta contraria).
INFANTINO, UN VOLTO GIA' STRANOTO
– Ma non tutti credono nella svolta. Infantino è infatti subito diventato
oggetto degli attacchi di Maradona, proprio come il suo predecessore: “È un
traditore, in tutto questo tempo ha continuato a lavorare come se nulla fosse e
per poco non è finito dietro le sbarre anche lui”, ha detto Maradona, storico
antagonista della Fifa che fu di Blatter. Almeno da questo punto di vista, non
è cambiato nulla.
Del resto, non è un neofita di poltrone istituzionali. Anzi.
Nel 2000 inizia a lavorare per la UEFA, nel 2004 diviene direttore della
divisione Affari Legali e Licenze per club e vice segretario generale nel 2007.
Diviene segretario generale dell'UEFA nell'ottobre del 2009.
Per conto dell'Uefa negli anni ha anche gestito i rapporti con entità politiche
come la Commissione europea e il Consiglio europeo. È considerato molto vicino
a Platini, di cui è stato stretto collaboratore. Non a caso, secondo il
Guardian, Infantino ha anche lavorato alle due principali riforme approvate
dalla UEFA negli ultimi anni: l’introduzione del cosiddetto “fair play
finanziario”, un piano per legare gli investimenti al mercato in entrata di
ciascuna squadra, e all’allargamento degli Europei da 16 a 24 squadre.
Prima di oggi Infantino era già un personaggio familiare agli
appassionati di calcio, perché da anni dirigeva i sorteggi tra le squadre
partecipanti alla Champions League e all’Europa League. Grazie a queste
apparizioni televisive, in cui ha mostrato un atteggiamento spesso bonario e
una estesissima conoscenza di calcio, Infantino si è guadagnato una schiera di
fan che sui social network si sono soprannominati “Infantiners”.
Insomma, è come se dopo Mani pulite alla Presidenza del
consiglio ci fosse andato il braccio destro di Bettino Craxi: Giuliano Amato.
Ah, già. E' successo…
Nessun commento:
Posta un commento