Il Capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, nel corso di una conferenza stampa a Roma, nella quale ha fatto un punto sui rischi legati ai vulcani in Italia all’indomani dell’emergenza scaturita in tutt’Europa dall’eruzione di un vulcano in Islanda, si è soffermato sul Vesuvio e sullo “stato dell’arte” del piano di evacuazione.
«Il Vesuvio - ha spiegato Bertolaso - sta bello tranquillo e speriamo che rimanga in questa situazione di quiescenza. Sappiamo anche - ha aggiunto - che nel caso di un risveglio la situazione sarebbe drammatica». «Un’eruzione del vulcano sarebbe anticipata da segnali: scosse di terremoto forti, come quelle che hanno colpito lo scorso anno a l’Aquila. Ci troveremmo di fronte a una situazione di emergenza con un prevedibile caos e panico nella popolazione. Nella cosiddetta fascia "rossa", che comprende 18 comuni dell’area vesuviana che si sono sviluppati negli ultimi sessant’anni attorno al vulcano vivono secondo i dati ufficiali almeno mezzo milione di persone. Probabilmente sono 600-650 mila persone.»
L’ultima eruzione del Vesuvio risale al 1944, alla fine della seconda guerra mondiale, quando gli americani usavano la luce dell’eruzione come faro per dirigere i bombardieri verso Cassino. Dalla fine della guerra, attorno alla cintura del vulcano, in modo scellerato, sono nati e si sono sviluppate interi insediamenti: diciotto i comuni compresi nella cosiddetta fascia rossa, che è quella inclusa nei piani di evacuazione in caso di rischio di eruzione del vulcano partenopeo. La Protezione civile aggiorna costantemente gli scenari possibili sul vulcano e sta rivedendo aggiornandolo il piano di evacuazione che potrebbe interessare in futuro non solo i circa 600 mila abitanti dei comuni vesuviani ma anche una parte della popolazione del capoluogo partenopeo. Insomma, circa un milione di persone. Un piano aggiornato che sarà pronto entro la fine dell’anno e che Bertolaso ha annunciato di voler presentare ai sindaci dei comuni interessati e al governato della Campania, Stefano Caldoro. Fermo restando, ha sottolineato Bertolaso, che nessuno scienziato al mondo è in grado di prevedere il risveglio di un vulcano o un terremoto è possibile monitorandone l’attività coglierne con un certo anticipo i segnali. Scosse di terremoto, anche di forte intensità, sarebbero il possibile segnale di un ritorno all’attività e potrebbero far scattare il piano di evacuazione che dovrebbe essere realizzato al massimo in 7-10 giorni.
Bertolaso poi è certo delle potenzialità della protezione civile, che a suo dire, avrebbe la capacità per gestire anche una emergenza così complessa. Sul piano varato dalla Regione Campania per incentivare la delocalizzazione abitativa nei comuni della fascia rossa, Bertolaso ha espresso un giudizio negativo, etichettandolo come fallimento totale.
Bertolaso ha infine ammesso che a preoccupare ancor di più gli scienziati, non è però il Vesuvio, ma il vulcano che si trova ad Ischia. Ha dichiarato infatti che: «il vulcano che potenzialmente ha il colpo in canna peggiore di tutti è l’isola di Ischia, dove l’ultima eruzione si è registrata nel 1.300. Non vi sono al momento ragioni per temere che si risvegli, ma ciò può sempre avvenire e dunque va costantemente monitorato». Stando alle ricerche dei vulcanologi, in diecimila anni il cono vulcanico sito nel Monte Epomeo è cresciuto di 800 metri e ciò in parole povere significa che si sta caricando una camera magmatica che potrebbe esplodere con conseguenze drammatiche.
Questa notizia inquietante, almeno per i campani, va a sommarsi alle dichiarazioni non certo tranquillizzanti di Enzo Boschi, Presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, il quale, seppur con toni pacati e cautelati, ha diramato i dati relativi ad un vulcano sottomarino che si trova vicino alle coste campane, il Marsili, la cui eruzione interesserebbe oltre la Campania, anche la Calabria e la Sicilia. Il Marsili è infatti il più grande vulcano d’Europa, sommerso a 150 chilometri dalle coste della Campania. Dal fondale si alza per tremila metri e la vetta del suo cratere è a 450 metri dalla superficie del mare; la sua struttura è imponente essendo lunga 70 chilometri e larga 30. Intorno si sono osservate diverse emissioni idrotermali con una frequenza ultimamente elevata e proprio queste, unite alla debole struttura delle pareti, potrebbero causare crolli più inquietanti della stessa possibile eruzione. Di recente sono stati registrati due eventi, per fortuna contenuti. «La caduta rapida di una notevole massa di materiale — spiega Boschi — scatenerebbe un potente tsunami che investirebbe le coste della Campania, della Calabria e della Sicilia provocando disastri». Nel cuore del Marsili gli strumenti hanno dato un volto alla camera di magma incandescente che si è formata e che oggi raggiunge le dimensioni di quattro chilometri per due: è come una pentola ribollente con il coperchio ben tappato. Il Marsili è dai primi anni ‘80 un sorvegliato speciale per alcuni segnali lanciati.
Il rischio di una sua eruzione è reale e anche di difficile valutazione. La ragione sta nella situazione in cui si trova il vulcano; infatti se l’Etna in questi anni è stato tappezzato di strumenti in grado di avvisare se un’eruzione è imminente, almeno con un certo margine di preavviso, per quanto concerne il Marsili ciò non è possibile non solo perché è sommerso, ma è anche privo di queste sonde pronte ad ascoltare le sue eventuali cattive intenzioni. Bisognerebbe installare una rete di sismometri attorno all’edificio vulcanico collegati a terra ad un centro di sorveglianza, ma tutto ciò è al di fuori di ogni bilancio di spesa. Con le risorse a disposizione si collocherà qualche nuovo strumento ma non certo la ragnatela necessaria.
Insomma, se due milioni di napoletani sono in ansia per le possibili cattive intenzioni del Vesuvio, ci sono in realtà ben altri due vulcani che minacciano loro e i campani in generale (almeno per quanto concerne il Marsili). In realtà, più che ad essere minacciosi i vulcani, siamo noi umani ad essere ingordi e menefreghisti, costruendo abitazioni nelle immediate loro vicinanze (clamorosa la situazione di alcuni comuni vesuviani); il tutto con il beneplacito della politica.
Magari i settentrionali anti-napoletani saputa la notizia, potranno aggiungere il nome di altri due vulcani a quello del Vesuvio nella frase “Vesuvio pensaci tu…”
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