QUALCHE GIORNO FA E’ RICORSO L’ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI ALBANESI A BRINDISI, SCATURITA DALL’AFFONDAMENTO DELLA NAVETTA KATER SPERONATA DA UNA CORVETTA DELLA MARINA MILITARE
Vent’anni fa sulle nostre coste giungevano in massa sui barconi migliaia di disperati albanesi, in seguito alla caduta del regime comunista che consentì loro di essere finalmente liberi di scappare da quell’inferno. Vennero in più ondate, due delle quali molto evidenti: nel ’91 e nel ’97. Cambiava l’origine dei disperati e le coste sulle quali approdavano, ma non la loro disperazione.
Durante l’ondata del ’97 però, avvenne un episodio tragico, consumatosi nei pressi della costa brindisina.
L’AFFONDAMENTO DELLA KATER I RADERS – Era il 28 marzo 1997 e la piccola nave albanese Kater I Rades - una motovedetta militare fabbricata nel 1962, con una capacità di trasporto di sole 9 persone, mentre i profughi che la utilizzarono erano ben 140 - fu speronata dalla corvetta Sibilla della Marina Militare Italiana a cui era stato ordinato di fermare i profughi ad ogni costo. L’incidente si consumò alle 18:45, con la prua della Sibilla che colpì la Kater. Intorno alle 19 la nave affondò. Provocò 108 vittime, tra cui soprattutto donne e bambini, i quali per ovvi motivi di forza fisica non riuscirono a risalire. I loro corpi inermi attesero sei mesi prima di essere recuperati, e fu possibile ciò solo grazie alle manifestazioni di protesta e gli appelli di associazioni e dei famigliari delle vittime.
L’INCHIESTA - L’anno dopo, al termine della sua inchiesta, il sostituto procuratore di Brindisi, Leonardo Leone De Castris, sarà costretto a rinviare a giudizio solo i comandanti delle due imbarcazioni, l’albanese Namik Xhaferi e l’Italiano Fabrizio Laudadio. Accadrà, insomma, quanto già accaduto per la strage di Ustica. Per il fitto cordone di coperture creato attorno a loro, usciranno indenni dalla vicenda i presunti veri responsabili della sciagurata operazione, gli ammiragli Alfeo Battelli e Umberto Guarino che da terra erano in stretto collegamento con le navi al largo dell’Albania.
LE PROTESTE - Oggi quella nave, che fu la tomba di tanti esseri innocenti, giace abbandonata in un’area dismessa della Marina Militare a Brindisi, riducendosi giorno dopo giorno in un ammasso di ruggine e corre il rischio di essere rottamata su richiesta dei giudici della corte di Appello di Lecce (ove si sta celebrando il processo di secondo grado), se entro pochi giorni il governo di Tirana non la rimpatria. Le associazioni antirazziste brindisine, tra le quali l’Osservatorio sui Balcani di Brindisi e l’Osservatorio Permanente Italia-Albania, e i famigliari delle vittime, chiedono invece che si dia seguito alle promesse fatte all’indomani dell’affondamento della Kater I Rades, ovvero che essa venga riportata a Valona e di essa se ne faccia un monumento-museo alla memoria dell’emigrazione albanese. O in alternativa, qualora il governo albanese non sia disponibile a ciò, si trovi un’area nella nostra città ove essa sia ospitata e restaurata e divenga patrimonio della città che accolse a braccia aperte 20.000 albanesi.
IL GOVERNO PRODI E LA SINISTRA, ASSENTI INGIUSTIFICATI – Allora in carica c’era il Governo Prodi, con tanti nella maggioranza che oggi fanno parte dell’opposizione parlamentare. Gli stessi che parlano di un Governo disumano, incapace, assente. Eppure anche loro lo furono all’epoca; perfino nel recarsi successivamente sul luogo della tragedia, visto che in genere la politica è brava solo a commemorare.
Una preziosa testimonianza di quell’assenza ingiustificata della classe dirigente di centro-sinistra è una sequenza del film Aprile, di Nanni Moretti. Il regista - che nel film raccoglie vari episodi sociali e politici avvenuti tra il ’94 e il ’97 - si reca sulla costa brindisina ed evidenzia come i dirigenti di sinistra non siano accorsi sul luogo del fattaccio. Irridendoli altresì del fatto che negli anni ’70, mentre la società civile e politica italiana era in fermento, loro seguivano le puntate di Happy days.
La scena del film:
Vent’anni fa sulle nostre coste giungevano in massa sui barconi migliaia di disperati albanesi, in seguito alla caduta del regime comunista che consentì loro di essere finalmente liberi di scappare da quell’inferno. Vennero in più ondate, due delle quali molto evidenti: nel ’91 e nel ’97. Cambiava l’origine dei disperati e le coste sulle quali approdavano, ma non la loro disperazione.
Durante l’ondata del ’97 però, avvenne un episodio tragico, consumatosi nei pressi della costa brindisina.
L’AFFONDAMENTO DELLA KATER I RADERS – Era il 28 marzo 1997 e la piccola nave albanese Kater I Rades - una motovedetta militare fabbricata nel 1962, con una capacità di trasporto di sole 9 persone, mentre i profughi che la utilizzarono erano ben 140 - fu speronata dalla corvetta Sibilla della Marina Militare Italiana a cui era stato ordinato di fermare i profughi ad ogni costo. L’incidente si consumò alle 18:45, con la prua della Sibilla che colpì la Kater. Intorno alle 19 la nave affondò. Provocò 108 vittime, tra cui soprattutto donne e bambini, i quali per ovvi motivi di forza fisica non riuscirono a risalire. I loro corpi inermi attesero sei mesi prima di essere recuperati, e fu possibile ciò solo grazie alle manifestazioni di protesta e gli appelli di associazioni e dei famigliari delle vittime.
L’INCHIESTA - L’anno dopo, al termine della sua inchiesta, il sostituto procuratore di Brindisi, Leonardo Leone De Castris, sarà costretto a rinviare a giudizio solo i comandanti delle due imbarcazioni, l’albanese Namik Xhaferi e l’Italiano Fabrizio Laudadio. Accadrà, insomma, quanto già accaduto per la strage di Ustica. Per il fitto cordone di coperture creato attorno a loro, usciranno indenni dalla vicenda i presunti veri responsabili della sciagurata operazione, gli ammiragli Alfeo Battelli e Umberto Guarino che da terra erano in stretto collegamento con le navi al largo dell’Albania.
LE PROTESTE - Oggi quella nave, che fu la tomba di tanti esseri innocenti, giace abbandonata in un’area dismessa della Marina Militare a Brindisi, riducendosi giorno dopo giorno in un ammasso di ruggine e corre il rischio di essere rottamata su richiesta dei giudici della corte di Appello di Lecce (ove si sta celebrando il processo di secondo grado), se entro pochi giorni il governo di Tirana non la rimpatria. Le associazioni antirazziste brindisine, tra le quali l’Osservatorio sui Balcani di Brindisi e l’Osservatorio Permanente Italia-Albania, e i famigliari delle vittime, chiedono invece che si dia seguito alle promesse fatte all’indomani dell’affondamento della Kater I Rades, ovvero che essa venga riportata a Valona e di essa se ne faccia un monumento-museo alla memoria dell’emigrazione albanese. O in alternativa, qualora il governo albanese non sia disponibile a ciò, si trovi un’area nella nostra città ove essa sia ospitata e restaurata e divenga patrimonio della città che accolse a braccia aperte 20.000 albanesi.
IL GOVERNO PRODI E LA SINISTRA, ASSENTI INGIUSTIFICATI – Allora in carica c’era il Governo Prodi, con tanti nella maggioranza che oggi fanno parte dell’opposizione parlamentare. Gli stessi che parlano di un Governo disumano, incapace, assente. Eppure anche loro lo furono all’epoca; perfino nel recarsi successivamente sul luogo della tragedia, visto che in genere la politica è brava solo a commemorare.
Una preziosa testimonianza di quell’assenza ingiustificata della classe dirigente di centro-sinistra è una sequenza del film Aprile, di Nanni Moretti. Il regista - che nel film raccoglie vari episodi sociali e politici avvenuti tra il ’94 e il ’97 - si reca sulla costa brindisina ed evidenzia come i dirigenti di sinistra non siano accorsi sul luogo del fattaccio. Irridendoli altresì del fatto che negli anni ’70, mentre la società civile e politica italiana era in fermento, loro seguivano le puntate di Happy days.
La scena del film:
(Fonti: Improntalaquila, Misteri d’Italia, Aprile di Nanni Moretti)
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