A MARGINE DELL’ASSEMBLEA DELL’ACQUEDOTTO PUGLIESE HA DICHIARATO L’IMPOSSIBILITÀ DI ADEGUARSI A QUANTO DECISO DAL RECENTE REFERENDUM SULL’ACQUA, APPOGGIATO TRA L’ALTRO DALLO STESSO GOVERNATORE PUGLIESE
La vittoria del Sì ai quattro quesiti referendari dovevano essere un toccasana per il centro-sinistra, e invece si stanno rivelando un autentico boomerang (un po’ come le amministrative). Dopo la diffusione dell’ormai famoso video che dimostra quanto e come Bersani sosteneva nel 2008 la privatizzazione dell’acqua in un Convegno, e la retromarcia di Di Pietro sulla politicizzazione del Referendum (non bisogna cioè più utilizzarli come spallata per mandare a casa il Governo, quando lui in campagna elettorale nelle piazze lo ha fatto continuamente), un’altra delusione arriva dal Governatore della Puglia Nichi Vendola. In particolare, sulla riduzione delle tariffe che in molti avevano sperato con l’abrogazione della norma che consente “al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito”.
La vittoria del Sì ai quattro quesiti referendari dovevano essere un toccasana per il centro-sinistra, e invece si stanno rivelando un autentico boomerang (un po’ come le amministrative). Dopo la diffusione dell’ormai famoso video che dimostra quanto e come Bersani sosteneva nel 2008 la privatizzazione dell’acqua in un Convegno, e la retromarcia di Di Pietro sulla politicizzazione del Referendum (non bisogna cioè più utilizzarli come spallata per mandare a casa il Governo, quando lui in campagna elettorale nelle piazze lo ha fatto continuamente), un’altra delusione arriva dal Governatore della Puglia Nichi Vendola. In particolare, sulla riduzione delle tariffe che in molti avevano sperato con l’abrogazione della norma che consente “al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito”.
LA DICHIARAZIONE DI VENDOLA - «È indispensabile fare i conti con la realtà per non precipitare nei burroni della demagogia: sull’Acquedotto Pugliese abbiamo deciso di intraprendere la strada dell’efficientamento e su quella proseguiremo. Per questo non abbasseremo le tariffe». Questo ha dichiarato Vendola a margine dell’assemblea dell’Acquedotto Pugliese, che ha approvato il bilancio 2010 - chiuso con 37 milioni di utili - e il piano industriale 2011-2014 che prevede investimenti per 674 milioni di euro con un indebitamento che raddoppierà da 219 a 402 milioni. Poi l’assessore alle Opere pubbliche Fabiano Amati ha spiegato nel dettaglio il perché: “In Puglia la remunerazione del capitale investito del 7% è un costo: quello che pagheremo ogni anno fino al 2018 sul bond in sterline pari al 6,92% contratto durante la gestione dell’era Fitto». «In Puglia - aggiunge Vendola - in realtà non siamo di fronte alla scelta di abbassare la tariffa del 7% e di conseguenza gli investimenti perché quella remunerazione non è utilizzata, come dovrebbe, per gli stessi investimenti, ma rappresenta la copertura di un debito e quindi dal punto di vista finanziario un costo».
CHI GLIELO SPIEGA AI SOSTENITORI DEL SI’? – Preso atto di ciò, bisogna spiegarlo ai sostenitori del Sì pugliese che dallo stesso Vendola sono stati spronati a votare in favore dei quesiti referendari. Innanzitutto, dirglielo senza prose ragionieristiche come quelle utilizzate dall’Assessore Amati; ma soprattutto, spiegargli perché nessuno ha detto prima loro che le tariffe non sarebbero comunque state abbassate. Ma a questo Vendola ha saputo rispondere in modo molto, forse troppo semplice. Stranamente, senza utilizzare il suo solito e ammaliante gergo prosaico: «Nessuno me lo ha chiesto». Più chiaro di così. Basterà ai pugliesi?
(Fonte: Corriere del mezzogiorno)
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