IL CASO DEL TRENO RAPIDO 904, VILE ATTENTATO IN CUI PERSERO LA VITA 16 PERSONE, FRUTTO DI UNA COLLABORAZIONE TRA MAFIA, CAMORRA, POLITICA E MANOVALANZA INTERNAZIONALE
Il 23 dicembre 1984 il treno “RAPIDO 904” partì da Napoli alle ore 12:55 diretto verso Milano, sull’undicesimo binario, stracolmo di passeggeri in gran parte diretti verso il Nord per ricongiungersi con i propri cari in vista delle festività natalizie. Purtroppo, quel treno non riuscì a compiere fino al termine l’itinerario che gli competeva. Infatti, sul tratto ferroviario Firenze-Bologna, nella lunga galleria appenninica in San Benedetto Val di Sambro, nei pressi di Bologna, una valigia piena dell’esplosivo di tipo T-4, collocata nel vagone numero 9 (quart’ultimo di seconda classe, quindi proprio quello centrale), esplose alle ore 19:08. Nell’impatto morirono 15 persone: Giovanbattista Altobelli, Anna Maria Brandi, Angela Calvanese in De Simone, Anna De Simone, Giovanni De Simone, Nicola De Simone, Susanna Cavalli, Lucia Cerrato, Pier Francesco Leoni, Luisella Matarazzo, Carmine Moccia, Valeria Moratello, Maria Luigia Morini, Federica Tagliatatela, Abramo Vastarella, mentre ne restarono ferite oltre 250. Il bilancio fu poi aggravato dalla morte tempo dopo (il 24 maggio 1987) di un’altra persona, Gioacchino Taglialatela, per le gravi ferite subite. Il bilancio delle vittime poteva essere ancor più grave, in quanto sul binario opposto transitava un altro convoglio e solo il tempismo del conducente, che prontamente bloccò la linea, evitò una strage maggiore.
Il 23 dicembre 1984 il treno “RAPIDO 904” partì da Napoli alle ore 12:55 diretto verso Milano, sull’undicesimo binario, stracolmo di passeggeri in gran parte diretti verso il Nord per ricongiungersi con i propri cari in vista delle festività natalizie. Purtroppo, quel treno non riuscì a compiere fino al termine l’itinerario che gli competeva. Infatti, sul tratto ferroviario Firenze-Bologna, nella lunga galleria appenninica in San Benedetto Val di Sambro, nei pressi di Bologna, una valigia piena dell’esplosivo di tipo T-4, collocata nel vagone numero 9 (quart’ultimo di seconda classe, quindi proprio quello centrale), esplose alle ore 19:08. Nell’impatto morirono 15 persone: Giovanbattista Altobelli, Anna Maria Brandi, Angela Calvanese in De Simone, Anna De Simone, Giovanni De Simone, Nicola De Simone, Susanna Cavalli, Lucia Cerrato, Pier Francesco Leoni, Luisella Matarazzo, Carmine Moccia, Valeria Moratello, Maria Luigia Morini, Federica Tagliatatela, Abramo Vastarella, mentre ne restarono ferite oltre 250. Il bilancio fu poi aggravato dalla morte tempo dopo (il 24 maggio 1987) di un’altra persona, Gioacchino Taglialatela, per le gravi ferite subite. Il bilancio delle vittime poteva essere ancor più grave, in quanto sul binario opposto transitava un altro convoglio e solo il tempismo del conducente, che prontamente bloccò la linea, evitò una strage maggiore.
IL PROCESSO - L’iter
processuale relativo al caso del RAPIDO
904, durato 10 anni (’84-’94), è costituito da ben sette sentenze, di cui due
relative al solo caso Abbatangelo (il quale seguì un iter processuale a parte
essendo un parlamentare e godendo quindi dell’immunità). L’inchiesta
giudiziaria ha individuato nella Mafia la principale responsabile della strage,
in virtù del fatto che sono stati condannati all’ergastolo quali mandanti due
esponenti di spicco della stessa, Pippo Calò, definito nell’ambiente mafioso il
“cassiere”, e il suo braccio destro Guido Cercola, suicidatosi in tarda serata
del 2 gennaio 2005 nel supercarcere di Sulmona, non nuovo a questi avvenimenti
(soprannominato non a caso “il carcere dei suicidi”). A confermare la
manovalanza mafiosa dietro questa strage, l’ordinanza di custodia cautelare nei
confronti di Totò Riina, emessa dal Gip di Napoli lo scorso aprile. Riina è
indicato come mandante della strage. A rafforzare questa tesi il fatto che l’esplosivo
utilizzato per La strage di Natale è lo stesso di quello adoperato per la
strage di Via D’Amelio.
E’ stato invece attribuito un ruolo marginale agli esponenti
della camorra Misso, Galeota, Pirozzi, Esposito e Luongo, condannati “solo” per
detenzione abusiva di esplosivi o, come nel caso di Esposito, per
favoreggiamento. Anche una possibile implicazione politica, rappresentata nella
persona del deputato del Movimento Sociale Italiano, Massimo Abbatangelo, è
stata alquanto “limitata” al solo reato di detenzione abusiva di armi ed
esplosivi, quando in realtà la sentenza
di primo grado lo aveva individuato come responsabile della strage e condannato
all’ergastolo.
Da ciò si evince che la “Strage di Natale” è il frutto di
una fitta rete di collaborazioni, che vanno dalla partecipazione di due noti
esponenti della Mafia, quali Pippo Calò e Guido Cercola, al noto esponente
della Camorra Giuseppe Misso in collaborazione con il suo gruppo napoletano
(Cardone, Esposito, Galeota, Luongo, Pirozzi); all’esperto in elettrotecnica,
esecutore materiale dell’ordigno, il tedesco di origine croata Friedrich
Schaudin e infine, all’esponente politico del Movimento Sociale Italiano,
Massimo Abbatangelo.
IL CONTESTO STORICO - La
Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia 1996-2001,
presieduta dal senatore Pellegrino, soffermandosi sul caso del treno “RAPIDO
904”, ne ha messo in luce alcune particolarità rispetto alle stragi avvenute
tra il ’69 e il ’74, quali Piazza Fontana, Piazza della Loggia e il treno
ITALICUS, in quanto essa era avvenuta in un contesto storico-politico interno
ed internazionale, molto diverso da quello in cui si erano verificate le altre
stragi, ma anche perché per questa strage, una pur parziale individuazione dei
responsabili vi è stata, rispetto ad altre stragi restate impunite o,
quantomeno, non del tutto chiarite sono ancora oggi determinate assoluzioni
degli indagati per esse.
In particolare, per quanto riguarda un cambiamento del
contesto storico-politico interno ed internazionale, le ragioni vanno ricercate
nel fatto che il quadro politico internazionale, che si era stabilito dalla
fine degli anni ’60 alla prima metà anni ’70, era ormai da tempo venuto meno.
Ci riferiamo all’asse Kissinger-Nixon, formatosi negli USA, che con
l’operazione CHAOS, avviò un’intensa relazione con i Servizi Segreti di diversi
Paesi, tra cui l’Italia, con lo scopo di destabilizzare le organizzazioni delle
sinistre extra-parlamentari europee, allora in pieno fermento e cui solo lo
scandalo Watergate pose fine; mentre, sul fronte interno, era venuta meno
quell’alleanza tra Servizi Segreti e l’estrema destra in chiave anti-comunista.
L’estrema destra, nella fattispecie tra la seconda metà
degli anni ’70 e la prima metà anni ’80 e soprattutto nel contesto romano,
strinse dei legami di collaborazione con alcune organizzazioni criminali, in
particolare con la Banda della Magliana e Cosa Nostra. Quest’ultima, in quegli
anni, conobbe un enorme salto di qualità, dovuto al traffico di cocaina, che
permise all’organizzazione criminale, di “investirli” nell’edilizia turistica e
residenziale, intervenendo massicciamente anche nel mondo della finanza. Fu
soprattutto a Roma che Cosa Nostra, strinse i legami più importanti con
organizzazioni criminali locali, in particolare grazie all’operato di un vero e
proprio “uomo di frontiera”, quale Pippo Calò, che agiva sotto falso nome di
Mario Aglialoro, definito, non per caso, “cassiere della mafia”. Inoltre, tale
attentato, è stato valutato, in sede processuale, come una minaccia della Mafia
verso la magistratura, proprio perché, Cosa Nostra, poté agire indisturbata per
tutto il corso degli anni ’70, visto che l’attenzione delle forze di giustizia,
era spostata tutta verso le organizzazioni politico-eversive di estrema destra
ed estrema sinistra, in quel periodo, in pieno attivismo. Del resto, sarà proprio
a partire dagli anni ’80 che l’operato dei gruppi eversivi comincerà a scemare.
Quindi, Cosa Nostra, si sentì venir meno quella “foglia di fico” soprattutto
nel contesto romano, dove in quegli anni si era stabilito il già citato
“crocevia eversivo” e agiva Pippo Calò. A riprova di ciò, proprio ad inizio
anni ’80 era iniziata una lotta più dura ed incisiva dello Stato contro la
criminalità organizzata.
STRAGE DI MAFIA - Passando
invece ad analizzare l’altro fattore che determina, secondo la Commissione, la
particolarità del caso del treno “RAPIDO 904”, cioè l’individuazione dei
responsabili della strage, in sede giudiziaria vi è stata di fatti, se pur
parziale, una individuazione dei responsabili; in particolare, vista l’unica
condanna all’ergastolo inflitta ai due mafiosi, Pippo Calò e Guido Cercola, la
“chiave di lettura” dei magistrati data alla strage, è quella di considerarla
un avvertimento della Mafia, verso le istituzioni, dopo la collaborazione di
alcuni pentiti come Buscetta e Contorno, che sembrava mettere in crisi dei
legami istituzionali, quella sorta di antico patto armistiziale creatosi
soprattutto negli anni ’70, che, come abbiamo detto, permise a Cosa Nostra di
agire quasi indisturbata nei propri affari.
Comunque, restando nella prospettiva giudiziaria, “la strage
di Natale” del 1984, preannuncia una stagione successiva che abbraccia eventi
quali le stragi di Capaci e Via D'Amelio e gli attentati dell'estate '93.
“L’associazione familiari vittime della strage sul Rapido
904 del 23 dicembre 1984” ha inaugurato la propria sede ufficiale lo scorso 12
dicembre, dove potrà così espletare le proprie attività in modo consono. Lo
stabile è stato confiscato alla Camorra ai sensi della legge 109/96 sui beni
confiscati alla criminalità, ed è sito in via Pavia n. 129 -scala B piano 3°
(nei pressi di C.so Meridionale a 100 metri dalla Stazione di Napoli C.le).
Per chi volesse approfondire la cronistoria dell’oscuro e
fenomeno della “Strategia della tensione”, che va dall’attentato di Piazza
fontana agli attentati di inizio anni ‘90, rimando al mio libro “Le stragi
dimenticate”, acquistabile mediante questo link (alla Strage di Natale è
dedicato il V Capitolo): http://www.boopen.com/acquista/DettaglioOpera.aspx?Param=3785
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