UN NUOVO PASSO NEL GRADUALE RITORNO ALLA DEMOCRAZIA NEL
MYANMAR. IL SIMBOLO DELL’OPPOSIZIONE AL REGIME E’ STATA LIBERATA LO SCORSO 13
NOVEMBRE
In Birmania si è votato in 45 seggi per le elezioni
suppletive e in virtù dello storico risultato, vi sarà l'ingresso della leader
dell’opposizione, nonché Premio nobel, Aung San Suu Kyi in Parlamento. Una
consultazione, quella odierna, che segna lo spartiacque rispetto a più di un
ventennio di repressione: dalla rivolta studentesca del 1988 alla
"rivoluzione zafferano" dei monaci del 2007. La leader della Lega
nazionale per la democrazia, tornata libera nel novembre 2010 dopo 15 anni
trascorsi tra carcere e arresti domiciliari, avrebbe ottenuto l'82% dei voti
nella sua circoscrizione di Kawhmuha, e l'opposizione ha fatto sapere di essere
in testa in tutte le 44 circoscrizioni in cui ha presentato un candidato.
LE ELEZIONI - Si tratta delle
terze elezioni in mezzo secolo in Birmania e potrebbero segnare una tappa
importante nel cammino del Paese asiatico verso la democrazia. Le elezioni
devono assegnare 45 seggi su 1160. La giunta militare di Rangoon, che da anni
governa il Paese, ha il diritto al 25% dei seggi. Secondo primi risultati non ufficiali
San Suu Kyi avrebbe ricevuto 270 voti contro i 37 del candidato dell'Usdp, il
partito del regime.
Al momento non si riportano irregolarità anche se la stessa
leader dell'opposizione aveva avvertito sulla possibilità di brogli elettorali.
Intanto a Rangoon migliaia di sostenitori sono scesi davanti all'abitazione
della premio Nobel per festeggiare l'elezione. Liberata nel novembre 2010 dopo
sette anni agli arresti domiciliari (15 invece passati in detenzione) San Suu
Kyi, 66 anni, è tornata a combattere per il suo popolo con il rilancia della
sua Lega Nazionale per la Democrazia (Nld). "Siamo in testa in tutte le
circoscrizioni" esultano i sostenitori della Lega nazionale.
LENTO RITORNO ALLA DEMOCRAZIA
- Il nuovo presidente, l'ex generale Thein Sein alla guida di un governo
formalmente civile, negli ultimi mesi ha fatto aperture fino ad oggi
impensabili: la liberazione dei prigionieri politici, l'allentamento della
censura per i media, la legalizzazione della Lega Nazionale per la Democrazia,
accordi importanti con i gruppi armati delle minoranze etniche.
La vera sfida, però, inizierà dopo il voto: il presidente
Thein potrebbe offrire ai democratici incarichi di governo, ma resta sempre il
pericolo di una restaurazione come quella del 1990, quando le elezioni vinte da
Suu Kyi furono annullate e fu imposta la legge marziale. E' probabile che con
le sue aperture il regime abbia voluto sottrarsi all'abbraccio soffocante della
Cina, il suo maggiore alleato regionale, puntando a ottenere dall'Occidente la revoca
delle sanzioni economiche ancora in vigore.
TIEPIDA SODDISFAZIONE INTERNAZIONALE
- Positive le prime reazioni internazionali. Il segretario di Stato americano
Hillary Clinton si è congratulata con il popolo della Birmania per aver
partecipato al processo elettorale e ha invitato i leader del Paese a lavorare
ancora per la trasparenza e ad altre riforme. Il voto è un segnale "molto
incoraggiante", per Malgorzata Wasilewska, membro della missione europea
invitata a osservare le elezioni, che ha visitato 12-14 seggi a Rangoon e in
periferia. "Tuttavia non è sicuramente sufficiente per definire come siano
andate le cose nel resto del Paese e sicuramente non abbastanza per parlare di
credibilità delle elezioni", ha aggiunto.
STORIA DELLA BIRMANIA - Durante
la seconda guerra mondiale la Birmania divenne una parte importante nel teatro
asiatico sudorientale. Dopo i successi iniziali, i giapponesi fecero una
campagna in Birmania, nel 1942 (invasione giapponese) e i britannici furono
espulsi dalla maggior parte del territorio. Tuttavia, il contrattacco inglese
nel luglio 1945 fece tornare il paese in mano britannica, con l'aiuto
dell'AFPFL (Lega per la Libertà delle Persone Antifasciste), guidato da Aung
San.
Nel 1947, Aung San divenne vicepresidente del Consiglio
esecutivo della Birmania, in un governo transitorio. Tuttavia, nel luglio 1947,
alcuni rivali politici assassinarono Aung San e parecchi membri politici. Il 4
gennaio 1948, la nazione si trasformò in una repubblica indipendente,
conosciuta come Unione della Birmania, con Sao Shwe Thaik come primo
presidente. U Nu fu il primo a ricoprire l'incarico di Primo Ministro. Ma,
puntualmente, con l'indipendenza, arrivarono anche le richieste, avanzate dalle
minoranze (chin, kachin, karen, mon e shan) di uno Stato Federale, e portate
avanti con una guerriglia contro lo stato, che rispose con una feroce
repressione. Diversamente della maggior parte delle altre ex colonie
britanniche, la Birmania non divenne membro del Commonwealth.
Nel 1961 U Thant, allora rappresentante permanente della
Birmania alle Nazioni Unite e Segretario precedente al Primo Ministro, fu
scelto come segretario generale per l'ONU; era il primo presidente non
occidentale che dirigeva l'organizzazione internazionale. Il governo
democratico fu destituito nel 1962 da un colpo di stato militare condotto dal
Generale Ne Win. Tra i gruppi d'opposizione alla dittatura militare birmana, il
più importante è stato il Partito Comunista di Birmania, che è stato legale
solo per tre anni (1945-1948). Schieratosi con i cinesi al momento della
scissione del movimento internazionale, il CPB ha avviato una guerriglia che è
durata fino agli anni '90, quando la repressione militare costrinse i vertici
del partito a scappare in Cina.
LA PERSECUZIONE DI AUNG SAN SUU KYI - Nel 1988,
dopo le rivolte studentesche (rivolta 8888), che provocarono migliaia di morti,
Ne Win si dimise, e fu proclamata la legge marziale, mentre il generale Saw
Maung organizzò un altro colpo di stato. I programmi per le elezioni
dell'Assemblea popolare furono finiti il 31 maggio 1989. Nel 1990, si tennero
per la prima volta in 30 anni le elezioni libere. Il NLD (Lega Nazionale per la
Democrazia), il partito di Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la pace nel 1991,
e figlia di Aung San, porta alla Assemblea Costituente 392 membri, su un totale
di 485, ma lo SLORC (Consiglio di restaurazione della legge e dell'ordine di
stato), spalleggiato dall'Esercito, si rifiuta di cedere il potere, rovesciando
l'assemblea popolare, e arrestando Aung San Suu Kyi, e altri leader dell'NLD.
Successivamente si cambiò il nome Birmania in Myanmar. Da allora comincia un
periodo molto difficile per Aung San Suu Kyi, che, rimessa in libertà nel 1995,
viene nuovamente arrestata nel 2000, liberata nel 2002, e nuovamente arrestata
nel 2003. Viene definitivamente liberata il 13 novembre 2010.
Speriamo che la sua entrata in Parlamento non sia solo un
contentino per mascherare la natura reale del regime in vigore; il quale
comunque, come detto, si è reso artefice negli ultimi tempi di inaspettate
aperture.
(Fonti: La
Repubblica, Wikipedia)
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