I RAMPOLLI DI RE GIORGIO PURE NON HANNO SUDATO PER TROVARE
UN’OCCUPAZIONE
Mentre la disoccupazione giovanile sfora il 30% e si avvia a
raggiungere quota 40, ci giungono certe notizie dalla Casta che fanno rabbia e
stimolano indignazione. Ma che, al contempo, ormai purtroppo non meravigliano
neppure. Il Presidente della Repubblica è la punta di un tempio diventato negli
ultimi anni sempre più alto e dorato e ovviamente la strada per la carriera dei
suoi familiari più stretti non può essere meno difficile e in salita di tanti
altri parenti, amici e amanti legati alla politica italiana. Ecco la storia del
figlio Giulio e della nipote Susanna.
IL CASO DI GIULIO NAPOLITANO
- Roberto Tomei è un dirigente dell'Istat. Con una grande passione per il
diritto e la giurisprudenza. Numerose sono le sue pubblicazioni in tali ambiti.
Nel 2000 decise di partecipare ad un concorso pubblico, per l'assegnazione di
una cattedra universitaria di diritto amministrativo (come professore
associato, o di seconda fascia che dir si voglia), resasi vacante nella facoltà
di giurisprudenza dell'Università del Molise. Ovviamente non era l'unico
candidato. Assieme a Tomei si presentarono altre persone. Come rivela lo stesso
Tomei al quotidiano Italia Oggi: «Non ce la feci, perché, nonostante avessi
scritto libri e pubblicazioni in materia, la commissione esaminatrice non li
ritenne idonei ai fini del punteggio (…) Ritenne invece idonee per la cattedra
altre tre persone prima di me: Andrea Rallo, che venne chiamato dalla stessa
università del Molise, e, a seguire, Marina D'Orsogna e Giulio Napolitano, che
furono chiamati rispettivamente, dall'università di Teramo e dall'università
della Tuscia».
Fin qui nulla di strano: una persona partecipa ad un
concorso per vincere una cattedra universitaria, e la commissione esaminatrice
non la ritiene idonea. Se non ci fossero, però, due dettagli. Che qualche ombra
sul mancato superamento del concorso la gettano. Il primo dettaglio è che
Giulio Napolitano è figlio del più noto Giorgio: oggi Presidente della
Repubblica. Così come - sempre Giulio Napolitano - attualmente lavora come
consigliere per la Presidenza del Consiglio.
Il secondo dettaglio rilevante è che il figlio del Capo
dello Stato - rispetto al Tomei - si presentò avendo pubblicato un minor numero
di libri.
TOMEI FECE RICORSO, OVVIAMENTE
INUTILMENTE - Ecco come racconta ancora a Italia Oggi l'accaduto,
Roberto Tomei: «Con l'aiuto del mio legale, l'avvocato Giorgio Carta, ho
presentato subito ricorso, prima davanti al Tar del Lazio e poi al Consiglio di
stato, contro il decreto del rettore dell'università del Molise che aveva approvato
gli atti del concorso (…) E il Cds (Consiglio di stato, ndr), con una sentenza
che definirei storica, visto anche lo spazio che gli hanno dato i giornali, la
n. 2364/2004, mi ha dato ragione, affermando il principio secondo cui per
pubblicazione debbono intendersi soltanto le pubblicazioni diffuse nell'ambito
della comunità scientifica che il candidato può vantare all'atto della
domanda».
Al che, il giornalista di Italia Oggi - Roberto Altesi -
chiede al Tomei se Giulio Napolitano avesse «i titoli in regola». E Tomei
risponde: «No. E questo non lo dico io ma il Consiglio di stato, che le cito
testualmente: «la monografia del dott. Napolitano «Servizi pubblici e rapporti
di utenza» risulta prodotta in esemplare stampato in proprio dall'autore, onde
la stessa difetta del requisito minimo per essere definita pubblicazione
valutabile agli effetti del concorso de quo». E i giudici aggiungono: «Tale
lavoro ha costituito elemento decisivo per la valutazione del candidato, in
quanto ritenuto, dalla commissione, quello di maggior rilievo sul piano sia
formale sia sostanziale, come si evince chiaramente dai giudizi formulati, onde
la sua non ammissibilità impone, di necessità, la rinnovazione del giudizio di
idoneità espresso nei suoi confronti». Insomma, il Consiglio di stato, non io,
ha imposto alla commissione esaminatrice di annullare la prova e di rifarla,
rivalutando i titoli».
«Macchè. La Commissione esaminatrice, stordita dall'inattesa
decisione del Consiglio di stato (soltanto pochi candidati fino a quel momento
erano riusciti a vincere innanzi al Consiglio di stato un ricorso inerente concorsi
universitari) non ha saputo che pesci prendere, tanto da preferire di farsi
decadere. Una nuova Commissione, costituita nell'agosto 2005, è stata poi
annullata più di un mese dopo. Solo dopo una diffida da parte mia, a febbraio
del 2006, la commissione è stata ricostituita terminando i propri lavori nel
giugno del 2006. Non essendosi presentata la candidata D'Orsogna, si trattava
di attribuire due posti fra i rimanenti candidati, cioè Napolitano e me».
«Ancora una volta sono stato bocciato, ancorché mi dovessero
essere valutati titoli non considerati dalla prima commissione. E' risultato
idoneo invece Giulio Napolitano, nonostante il suo lavoro principale, quello
sul quale la prima commissione aveva fatto leva per promuoverlo, non potesse
essere più oggetto di valutazione secondo la sentenza del Consiglio di stato».
Allora il giornalista di Italia Oggi, chiede al Tomei se nel
frattempo Giulio Napolitano avesse pubblicato altri testi, questi sì, idonei. E
Tomei risponde:
«E' noto che in tutti i concorsi i titoli che si presentano
debbono essere posseduti alla data della domanda, e non è possibile alcuna
sanatoria in corso d'opera. Quindi se anche avesse scritto qualcosa nel
frattempo, non avrebbe potuto essere valutata in quel concorso».
IL CASO DI SUSANNA NAPOLITANO
- Nichi Vendola, presidente della regione Puglia e alfiere della lotta al
precariato (a parole?) un problema l'ha risolto: quello di Susanna Napolitano,
nientemeno che la nipote del Presidente della Repubblica, promuovendola
dall'ufficio stampa regionale e stabilizzandola come capo addetto stampa del
Presidente della regione, con il modico minimo forfettario compenso di oltre
45.000 euro l'anno (90.000 euro lordi)!
La signora già lavorava alla regione Puglia, ma naturalmente
con ben altro stipendio. Ora è di oltre 7.000 euro lordi al mese!
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano passerà
alla storia anche per la sua commozione facile ad ogni celebrazione. Chissà che
non si sia commosso pure per i successi professionali di figlio e nipote.
(Fonti: Ariachetira,
Isegretidellacasta)
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