l'Assemblea generale
HA VOTATO LA RISOLUZIONE con 138 voti su 193
Esattamente 65 anni dopo il voto sulla spartizione della
Terra Santa in due Stati (era il 29 novembre del 1947, e persino un giovedì),
l'Assemblea generale delle Nazioni Unite si rende protagonista di un'altra
giornata memorabile, approvando con 138 voti su 193 una risoluzione voluta
fortemente dal presidente dell'Anp Abu Mazen, che prevede l’entrata della
Palestina nell’Onu come “Stato osservatore”. Dunque non ha ancora diritto di
voto, ma almeno viene riconosciuta come entità nazionale da un punto di vista
formale.
IL VOTO - Il si' alla Palestina
da parte dell'Assemblea Onu consegna alla storia un mondo occidentale diviso:
con gli Stati Uniti al fianco di Israele nel dire 'no' e i Paesi europei in
ordine sparso, incapaci di parlare con una sola voce e di raggiungere una
posizione comune. Posizione che aveva auspicato l'Italia, a cui fino all'ultimo
ha lavorato la diplomazia del nostro Paese, che alla fine ha optato a favore
della risoluzione insieme a Francia, Spagna e molti altri Stati della Ue.
Provocando pero' la reazione dell'ambasciata israeliana a Roma che parla di
"forte delusione". Altri Stati europei, come Germania e Regno Unito,
si sono invece astenuti.
LA DICHIARAZIONE DI ABU MAZEN
- "La Palestina crede nella pace e il voto di oggi e' l'ultima chance per
salvare la soluzione dei due Stati", ha affermato il leader dell'Anp
davanti all'Assemblea che lo ha accolto con un calorosissimo applauso.
Assemblea a cui ha chiesto di dare alla Palestina "un certificato di
nascita" come Stato. Per Abu Mazen si tratta di un'enorme vittoria
diplomatica, che lo rafforza anche sul fronte interno e nei confronti di Hamas.
"Noi siamo qui mentre stiamo ancora seppellendo i
martiri a Gaza", ha detto non rinunciando ad alcune battute polemiche nei
confronti di Israele.
CHI SI E’ OPPOSTO - Il
premier israeliano, Benyamin Netanyahu, è tornato a ribadire con forza che la
decisione dell'Assemblea delle Nazioni Unite "non avvicinera' la
costituzione di uno Stato della Palestina. Anzi - ha sottolineato -
l'allontanera'".
Ancora piu' dure le sue parole dopo che l'Assemblea Onu si
e' pronunciata, con l'intervento di Abu Mazen definito "ostile e
velenoso" e dai toni che non si conciliano con la richiesta di pace. Sulla
stessa linea gli Stati Uniti, con Hillary Clinton e la sua possibile erede al
Dipartimento di Stato, l'ambasciatrice all'Onu Susan Rice, che hanno definito
il voto "controproducente" e che "pone nuovi ostacoli alla
pace".
COSA CAMBIA - Per gli
israeliani, come per Washington, un vero e proprio Stato palestinese che viva
in pace e sicurezza accanto ad Israele puo' scaturire solo da un negoziato che
porti a un definitivo e duraturo accordo di pace. Netanyahu, quindi, assicura
come il voto all'Onu di fatto non cambi nulla: "Non sara' costituito uno
Stato palestinese senza il riconoscimento di Israele come Stato del popolo
ebraico, senza la proclamazione della fine del conflitto e senza misure di
sicurezza reali che difendano lo Stato di Israele e i suoi abitanti". Da
domani pero' qualcosa cambia. E il neo 'Stato palestinese', per esempio, avra'
accesso a molti trattati e organizzazioni internazionali che finora gli erano
preclusi. A partire dalla Corte penale internazionale, davanti alla quale i
palestinesi potrebbero decidere di portare Israele per denunciare la questione
dei Territori Occupati.
Questo uno dei timori piu' grandi degli israeliani e di
molti altri Paesi, anche se i vertici dell'Anp hanno assicurato che non
compiranno tale passo automaticamente: dipendera' dalla politica che Israele
decidera' di portare avanti sul fronte degli insediamenti. Intanto Abu Mazen
guarda gia' alla prossima sfida, questa si' impossibile e simbolica: il si'
alla Palestina Stato membro dell'Onu da parte del Consiglio di sicurezza. Una
mossa gia' tentata dal presidente dell'Anp ma che si e' inevitabilmente
scontrata con il veto degli Stati Uniti. L'auspicio di tutti, pero', e' che
dalla storica giornata al Palazzo di Vetro nasca una nuova spinta verso il
dialogo. In questo senso il segretario generale dell'Onu, Ban ki-Moon ha
lanciato un chiaro appello a israeliani e palestinesi: "E' giunta l'ora di
rianimare il processo di pace". Un processo di pace in stallo da troppo
tempo.
(Fonte: Msn)
gli Israeliani fortemente delusi.. sì, tanto che infatti hanno continuato a sparare ai pescatori che si avvicinavano un po' troppo (evidentemente per poter pescare e mangiare...)
RispondiEliminasì è un primo, gran bel passo