DEFINITE LE ULTIME ALLEANZE
Manca poco più di un mese alle elezioni politiche, che si
svolgeranno i prossimi 24 e 25 febbraio. Il quadro delle alleanze è ormai
completato e da una prima sommaria lettura si evince come, stando ai sondaggi e
alla Legge elettorale vigente (definita non a caso “Porcellum”, entrata in
vigore il 2005 e non più modificata dai partiti sebbene, almeno a parole, non
piaccia a nessuno), se alla Camera si avrà una coalizione in
possesso della maggioranza (chi ottiene più voti si aggiudica 340 seggi), al Senato la situazione è più complessa poiché i seggi si
distribuiscono secondo un calcolo prettamente su base regionale e nessuna
coalizione ha un sufficiente numero di regioni in cui domina. Pertanto chi
andrà al Governo avrà molte difficoltà al Senato, come accadde a Prodi nel 2006.
Vediamo di seguito tutte le forze in campo.
PD ALLEATO CON SEL – Dopo una
lunga riflessione il Partito democratico ha scelto con chi stare alle prossime
elezioni: Sinistra, ecologia e libertà di Nichi Vendola. Il partito del
Governatore pugliese è stato così preferito all’Udc di Casini, secondo la
naturale (come dovrebbe essere) vocazione a sinistra del partito accentuata
dalla vittoria alle primarie di Pierluigi Bersani. Ai due partiti si aggiunge
il redivivo PSI e il Centro democratico fondato da Donadi e Tabacci.
Stando ai sondaggi, questa coalizione dovrebbe attestarsi
intorno al 37-38%, ottenendo così una sufficiente maggioranza alla Camera (340
seggi minimi), mentre al Senato, i cui seggi come detto vengono assegnati su
base regionale, avrà molto probabilmente bisogno di “bussare alla porta” di
altri partiti o coalizioni. Magari ai centristi guidati da Monti o, guardando
alla propria sinistra, a Ingroia e company. Una scelta che non sarà facile,
vista la netta differenza tra le due opzioni in campo e visto che nel Partito
democratico, a parte la trazione a sinistra data da Bersani leader, le anime
moderate e liberiste sono comunque molto influenti. Basta vedere il risultato
di Renzi alle primarie.
PDL E LEGA DI NUOVO INSIEME –
Oltre alla sesta ricandidatura di Silvio Berlusconi, il centro-destra ripropone
la stessa, o quasi, coalizione del 2008. Proprio quella che più di un anno fa
le Borse e gli sfottò dell’Ue (ben rappresentati dal sorrisino della Mekel e di
Sarkozy) hanno mandato a casa. Tra i due partiti c’è stato un vero scambio: il
partito del Carroccio appoggerà il Popolo delle libertà purché il Presidente
del consiglio eventualmente eletto non sia Silvio Berlusconi (si parla di
Alfano o Tremonti) e che Roberto Maroni sia il candidato della coalizione per
la Regione Lombardia.
Ai due partiti si aggiunge La Destra di Storace (che in cambio avrà la candidatura a Presidente della Regione Lazio), il Centro-destra
nazionale, fondato dal trio Meloni-La Russa- Crosetto, più altri partitini
orbite del Pdl, tra cui i figliol prodighi Grande sud di Miccichè e l’Mpa di
Lombardo. La coalizione dovrebbe attestarsi intorno al 25%; un dato che dipende
molto dal sentimento dei leghisti nei confronti del loro partito, alla luce dei
nuovi scandali giudiziari relativi alle spese folli al Senato e da questa ennesima
alleanza col Cavaliere dopo un anno e passa da separati.
MONTI CON FINI E CASINI – Dopo
voci contrastanti, Mario Monti ha sciolto la prognosi annunciando la
candidatura di una sua lista. Un partito che è la sintesi dei poteri forti
italiani: Vaticano, Confindustria, Acli, Banche, Borsa. Una sorta di nuova
Democrazia cristiana, con la differenza che, se almeno essa un minimo di
inclinazione sociale l’aveva, la sua lista rispecchia un modo tecnocrate di
fare politica; che vede i cittadini più come numeri su cui calcolare tagli e
tasse, piuttosto che come anime.
Ad accodarsi a lui, disperatamente, Casini e Fini, i quali
alla Camera presenteranno i propri simboli in una coalizione a tre, mentre al
Senato presenteranno un unico simbolo con la lista civica dell’ormai ex Premier.
Tale coalizione potrebbe arrivare ad un 15%. Risultato della
scarsa presa sul popolo di Monti da un lato, ma dell’appoggio lobbistico
suddetto dall’altro. Difficilmente faranno da “terza gamba” a Pd e Sel, visto
che ciò comporterebbe non pochi problemi con quest’ultimo partito. Si
acquisirebbero voti da un lato e si perderebbero dall’altro. Ma la legislatura
dura 5 anni e tanti si sa sono i passaggi che solitamente avvengono.
LO SPAURACCHIO MOVIMENTO CINQUE
STELLE – Correrà da solo, come ampiamente annunciato dal suo leader
Beppe Grillo, il Movimento cinque stelle. Una scelta logica, rafforzata dai
grandi successi elettorali del partito alle ultime amministrative. Il M5S
dovrebbe ottenere un 15%.
LA COALIZIONE DEI MAGISTRATI
– La già lunga lista dei Magistrati che fanno politica si avvale di un nuovo
nome: Antonio Ingroia, protagonista della delicata inchiesta sulla trattativa
Stato-Mafia, che ha fondato un suo movimento: “Rivoluzione civile”. Si presenta
candidato Premier appoggiato dalla Lista arancione fondata dal Sindaco di
Napoli Luigi de Magistris, l’Italia dei valori di Antonio Di Pietro, i Verdi e
Federazione di sinistra. Una coalizione a sinistra del Pd che dovrebbe superare
le soglie di sbarramento previste; con i neonati partiti di Ingroia e de
Magistris che rosicchieranno qualche voto a Sel e al Movimento cinque stelle. Una
sorta di Magistratura democratica fattasi coalizione politica.
FARE, IL PARTITO DI OSCAR GIANNINO
– Anche il giornalista-economista Oscar Giannino scende in campo, con
Fare-fermare il declino. Un partito che poggia sulle sue idee liberiste, che i
sondaggi danno a poco più del 2%, ma in crescita.
Questo, più o meno, il quadro generale. Tanti gli indecisi,
intorno al 30%, che potrebbero riservare non poche sorprese. Faites vos jeux e
che vinca il migliore. Anzi, il meno peggio.
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