CON UN CENTROSINISTRA A PEZZI E’ RIUSCITA A VINCERE LE
REGIONALI IN FRIULI. DAL 2008 E’ INIZIATA LA SUA ASCESA NEL PARTITO, CAMBIANDO
A SECONDA DEL MOMENTO LE CORRENTI AL SUO INTERNO
L’elezione di Debora Serracchiani a Governatrice del Friuli
Venezia Giulia è considerata un autentico miracolo, alla luce di come sta messo
a livello nazionale il suo Partito democratico. Non solo è riuscita a battere
il principale avversario di centro-destra, il Governatore uscente Renzo Tondo, ma
ha fatto sì che il Movimento cinque stelle non superasse la soglia del 20%. Un
dato incredibile, se si considera che in quei giorni si consumava la rielezione
di Giorgio Napolitano e la questione Rodotà.
Malgrado abbia 43 anni, la Serracchiani è considerata
giovane, in un Paese di jurassici. E viene già vista come l’astro nascente di
un partito a pezzi, più di Renzi che prova da un anno a fare il leader con
scarso successo. Nel giugno del 2009 fu la candidata europea più votata della
circoscrizione Friuli, non solo del Pd, ma in assoluto, con 144mila voti. «Ne
ho presi più di papi», inteso come Berlusconi, si vantò poi lei. Alcuni
ricorderanno come Serracchiani passò dall'inesistenza alla notorietà. A
lanciarla fu un discorso tenuto 3 mesi prima, che attirò l’attenzione dei
media.
QUEL DISCORSO DEL 21 MARZO 2009
- Il Pd, al solito, era nelle ambasce. Guidato da Walter Veltroni, aveva preso
una scoppola alle politiche 2008 e il suo successore, Dario Franceschini, già
traballava nella primavera 2009. Il 21 marzo si tenne a Roma l'Assemblea dei
Circoli del Pd. Giunto il turno, salì sul palco la segretaria del Pd di Udine,
una totale sconosciuta. Era una ragazzetta in jeans, con una codina di cavallo,
un viso tondo e due occhioni da chierichetto. Parlava con voce limpida, alzando
l'indice in segno di ammonimento e sciorinando ovvietà. Lamentò che il partito
era «lontano dalla realtà», «sordo alla gente», «privo di linea». Franceschini,
cui la rampogna era rivolta, annuiva, sapendo di meritarsi di peggio.
L'operatore tv del partito, incaricato di girare il video per YouTube,
riprendeva Debora - perché è di lei che si trattava - con tecniche suggestive.
Inquadrava il suo viso innocente, quello attento dei presenti, lo sguardo contrito
di Franceschini, l'entusiasmo della platea per le banalità ben dette e il
battimani scrosciante alla fine del discorso. Con la probabile regia mediatica
di Franceschini, il video fu subito messo in Rete. Tam tam e passaparola fecero
il resto. Così, i tredici minuti del discorso cambiarono all'istante la vita di
Serracchiani. Fu inondata di interviste, osannata dallo spagnolo El País,
corteggiata dalla stampa europea.
Era nata una stella. Matteo Renzi dovendo ancora apparire,
era lei la ventata di aria fresca nella sinistra e la potenziale rottamatrice.
Così, l'astuto Franceschini la candidò subito all'assemblea Ue dove ebbe il
trionfo che sappiamo. Subissata dagli onori, Debora perse un po' la testolina.
Così, a Natale 2009, dopo che Massimo Tartaglia sbatté sulla faccia del Cav i
tre etti e mezzo di Duomo di Milano in miniatura, un giornalista le chiese che
regalo avrebbe fatto al Berlusconi ferito. «Un pensierino gentile: la Mole
Antonelliana da mettere sul comodino», rispose lei, col sottinteso che la
cuspide della Mole è più appuntita di quelle del Duomo e fa più male.
CAMBIA LE CORRENTI - Per
natura, Serracchiani è opportunista. Se moltiplica i voltafaccia, non prova a
giustificarsi, ma liquida tutto con un'alzata di spalle. «Non bado al capello»,
è il suo motto. Poiché è romana di nascita, i friulani ci vedono la
paraventaggine tipica dei teverini. Indicativo il suo atteggiamento verso
Renzi. Poiché il sindaco le sta sul gozzo, avendole rubato il ruolo rinnovatore
che era il suo, per anni gli si è contrapposta. Ultimamente però - da quando
Bersani è in disgrazia - se ne mostra entusiasta. Non si sa mai. Infatti,
nonostante l'aria indipendente, Debora è attentissima ai rapporti di forza. È
sempre stata dalla parte del segretario di turno. Prima Franceschini, che
appoggiò contro Bersani («Mi è simpatico», disse. In realtà, pensava vincesse).
Poi con Bersani che aveva battuto Franceschini. Ora, spia il vento.
Sveglia è sveglia e tempestiva pure. Nel recente voto
friulano, ha prima tappezzato la Regione di cartelloni in cui appariva guancia
a guancia con Bersani. Quando però il segretario è andato nel pallone, fallendo
l'incarico di formare il governo, capì che era diventato una zavorra e in poche
ore sparirono tutte le immagini che li ritraevano abbracciati. La
cartellonistica è stata un po' il suo tormento nell'ultimo mese. Aveva
cominciato con manifesti rossi che gli stessi compagni di partito avevano
giudicato staliniani. Così, con successivi aggiustamenti, un giallo qui, un
verde là, i cartelloni hanno progressivamente cambiato colore per finire negli
ultimi giorni in una tinta azzurra di sapore berlusconiano. Questo per dire
quanto Serracchiani sia duttile e adattabile alla realtà per raggiungere i suoi
scopi.
ROMANA D’ORIGINE - Debora ha
trascorso i primi venticinque anni di vita a Roma dov'è nata. Cresciuta in
periferia (padre prima operaio, in seguito impiegato Alitalia), ha preso il
diploma delle scuole tecniche, per poi laurearsi in Legge. Lavoretti saltuari
come commessa, un soggiorno a Londra per la lingua e qualche soldo racimolato
come baby sitter di un bimbo indiano. Tifosa, tutt'ora, della Roma e buona
giocatrice di tennis. A Udine è arrivata nel 1995 al seguito di Riccardo, il
fidanzato, pure lui romano, che nel capoluogo friulano ha una piccola impresa
di telefonia. I due, dopo vent'anni di vita insieme, si sono sposati l'anno
scorso.
È nel suo nuovo ambiente che Debora ebbe la folgorazione
della politica che fino allora non l'aveva attratta. All'inizio, si limita a
fare l'avvocato per mantenersi e dare una mano a Riccardo. Ma lo studio in cui
lavora -Businello, Virgilio, De Toma -, specialista in diritto del lavoro, è il
consulente della Cgil e da sempre il salotto dell'intellighenzia di sinistra
udinese. Così, la ragazzotta della periferia romana si sprovincializza in
Friuli, appassionandosi alle tematiche dei sinceri democratici. È prima
consigliere circoscrizionale, poi consigliere provinciale. Agli inizi, vuoi più
per la formazione giuridica che per sacro fuoco giovanile, è piuttosto intollerante,
cita di continuo il codice penale e dice spesso agli avversari «ci vedremo in
tribunale». Col tempo smette di dipietreggiare e la sua immagine cittadina si
addolcisce. Diventa infatti popolare col soprannome di Pippi Calzelunghe per il
gusto di andare in giro con le treccine a cornetto all'altezza delle orecchie.
ANCHE LEI USA INTERNET COME PRINCIPALE MEZZO - A parte i vecchi arnesi del Pd
locale, il suo sodale politico più stretto è il giovane neo deputato Paolo
Coppola, mago di internet. È lui che le organizza il blog, Twitter, Facebook, e
tutto l'ambaradam modernista che le è stato utilissimo per prevalere una
settimana fa - sia pure di soli duemila voti - sul governatore uscente del Pdl,
Renzo Tondo, che in materia informatica è fermo al mesozoico.
Chissà, tra Renzi e la Serracchiani, quale delle due stelle
trionferà. O forse, come accade sovente a quelli del Pd, si bruceranno
entrambi. Come canta Liga: “ti brucerai, perché ti tiene su soltanto un filo,
sai?!”
(Fonte: Il
Giornale)
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