lunedì 12 maggio 2014

IL SOLITO VIZIO ITALIANO: ANCHE EXPO 2015 INQUINATA DA MAZZETTE E APPALTI TRUCCATI

SETTE PERSONE ARRESTATE, TRA LE QUALI DUE POLITICI GIA’ AMMANETTATI DURANTE MANI PULITE. L’INCHIESTA RIENTRA NELLA PIU’ VASTA OPERAZIONE contro le cosche della ’ndrangheta “Infinito-Crimine” del luglio 2010

Questa notizia, prima o poi, ce l’aspettavamo. Ormai siamo tristemente abituati al fatto che, quando in qualunque angolo del nostro Paese è in corso la preparazione di un evento, essa viene drogata dal solito giro di mazzette per truccare gli appalti, per effetto della solita vergognosa commistione affaristica tra politica e imprenditoria italiana. L’Italia è corrotta nel proprio DNA e il fallimento dell’inchiesta Mani pulite, duramente colpita dalla politica che si è fatta leggi per auto-difendersi, ha portato a un sistema di corruzione peggiore di quello che c’era prima del ’92, definito Tangentopoli. Non a caso ci ritroviamo spesso ancora di mezzo politici e imprenditori già arrestati o indagati all’epoca. E così neanche Expo 2015 è stato salvato da questa malattia, nonostante chi tempo fa diceva che la criminalità organizzata non vi avesse messo piede. Ad oggi sono otto gli arrestati e il numero potrebbe ancora salire.

L’INCHIESTA - Da quanto si è appreso l’inchiesta vedrebbe al centro una serie di fatti di turbativa d’asta e corruzione relativa all’Expo e alla città della salute. L’inchiesta è coordinata dai pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio è coordinata dalla Dda di Ilda Boccassini e seguita personalmente dal procuratore Edmondo Bruti Liberati. Alla base dell’indagine ci sarebbero intercettazioni e riscontri di rapporti tra ambienti della sanità lombarda e uomini legati alla ’ndrangheta. Un troncone dell’indagine aveva già portato all’arresto dell’ex consigliere regionale Massimo Guarischi, considerato molto vicino all’ex governatore Formigoni. Ora il salto di qualità dell’inchiesta arriva fino agli appalti per Expo 2015, già finiti nel mirino con l’arresto del direttore generale di Infrastrutture Lombarde avvenuto un mese fa. Inchieste che s’intrecciano e definiscono un quadro inquietante di appetiti attorno all’evento più importante per Milano nel prossimo anno. 
 I pm hanno spiegato che in Lombardia agiva una vera e propria «cupola per condizionare» gli appalti. Questa «cupola» avrebbe promesso «avanzamenti di carriera» a manager e pubblici ufficiali grazie a «protezioni politiche». Il pm Antonio D’Alessio ha parlato di una associazione che aveva la «capacità di avere ramificazioni in diversi settori dell’alta amministrazione, nonché appoggi e agganci di carattere politico istituzionale che hanno assicurato la possibilità di avvicinare con successo pubblici ufficiali». Sempre stando alla ricostruzione di D’Alessio, quando c’era una procedura di gara, l’associazione «interveniva cercando di avvicinare il pubblico ufficiale competente usando gli agganci che aveva anche in ambito politico». In una delle intercettazioni citate dal pm Claudio Gittardi il manager Angelo Paris prometteva, parlando con alcuni componenti dell’associazione per delinquere: «Io vi do tutti gli appalti che volete se favorite la mia carriera». Nelle carte
dell’inchiesta compaiono anche i nomi di Silvio Berlusconi, Gianni Letta e Cesare Previsti (che non risultano indagati). 
Tra questi, vecchi e nuovi volti dell’affarismo e della politica italiana. Tra i “ nuovi” Angelo Paris, direttore della pianificazione acquisti di Expo e l’ex parlamentare di Forza Italia Grillo. Tra i “vecchi” Primo Greganti, il famoso “compagno G” già arrestato durante l’inchiesta Mani Pulite per le tangenti al Pci e Gianstefano Frigerio, l’ex parlamentare della Democrazia cristiana già arrestato e condannato per Tangentopoli. 

QUAL’ERA L’EPICENTRO DEL MALAFFARE - La “sede sociale” dell’associazione per delinquere che avrebbe “inquinato” una serie di appalti era un’associazione culturale intitolata a Tommaso Moro, lo scrittore umanista autore di “Utopia”. «Neanche la sua fantasia sarebbe arrivata a tanto», ha affermato Edmondo Bruti Liberati. L’associazione culturale era riferibile secondo i pm, a Gianstefano Frigerio. L’ex parlamentare Dc era il «presidente del Centro Culturale “Tommaso Moro”» e alcuni imprenditori, secondo i pm, avrebbero anche dato «soldi per una pubblicazione riferibile al figlio di Frigerio». Nel centro, secondo il pm Gittardi, «c’era una viavai continuo di imprenditori, dg di aziende ospedaliere, personaggi di rilievo politico» e poi una serie di incontri si svolgevano anche «in alberghi, ristoranti, nel corso di cene a Milano e Roma». Gli incontri si svolgevano, come ha spiegato il pm D’Alessio, «anche a Roma ogni mercoledì». La «struttura» associativa, come ha sottolineato Bruti Liberati, «ruotava attorno a Frigerio, Greganti, Grillo come organizzatori dell’associazione» e aveva per «partecipi Cattozzo, Paris e Maltauro». Secondo le indagini, la «cupola degli appalti» sarebbe riuscita anche a condizionare un appalto con al centro la società Sogin per lo smaltimento di scorie nucleari. Frigerio, invece, aveva a disposizione, in particolare, una «squadra» di dg di aziende ospedaliere lombarde. Questa, hanno sottolineato i pm, «non è un’indagine sull’Expo, ma è anche un’indagine sull’Expo».

PROCURA DI MILANO SPACCATA - Ma l’inchiesta divide la Procura di Milano. Bruti Liberati ha spiegato che il procuratore aggiunto Alfredo Robledo «non ha condiviso l’impostazione e non ha vistato». Ilda Boccassini ha spiegato che l’indagine è «una delle numerose costole» dell’inchiesta contro le cosche della ’ndrangheta “Infinito-Crimine” del luglio 2010, che vedeva coinvolto l’ex direttore della Asl di Pavia Carlo Antonio Chiriaco, poi condannato e «in contatto con una serie di personaggi politici e manager di ospedali». A questo, ha proseguito, «si è aggiunto poi il troncone relativo al suicidio» del dirigente settore appalti dell’ospedale San Paolo di Milano, Pasquale Libri, «imparentato con un’importante famiglia mafiosa».
Le indagini «sono state delegate al pm Gittardi, anche per la sua esperienza passata nel contrasto ai reati contro la pubblica amministrazione». Poi, sempre secondo Boccassini, «sono venute alla luce ipotesi di reati contro la pubblica amministrazione» e «io le ho segnalate a Bruti per una sinergia con il secondo dipartimento», coordinato dall’aggiunto Robledo. «Ed è stato affiancato il pm D’Alessio», ha aggiunto Boccassini. D’Alessio è proprio del secondo dipartimento. Da queste indagini è scaturita l’inchiesta che ha portato nei mesi scorsi all’arresto dell’ex consigliere Massimo Guarischi e poi a quest’ultimo filone sull’Expo. Secondo Bruti Liberati, «Robledo non ha condiviso l’impostazione e non ha vistato, ma prima c’erano state numerose riunioni» e poi l’indagine è rimasta a chi la seguiva, ma io «ho informato e ho seguito quotidianamente le indagini». 


(Fonte: La Stampa)

1 commento:

  1. mi sarei stupito del contrario
    il malaffare è sempre presente da noi
    sempre

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