SETTE PERSONE ARRESTATE, TRA LE QUALI DUE POLITICI GIA’ AMMANETTATI
DURANTE MANI PULITE. L’INCHIESTA RIENTRA NELLA PIU’ VASTA OPERAZIONE contro le cosche della ’ndrangheta “Infinito-Crimine”
del luglio 2010
Questa
notizia, prima o poi, ce l’aspettavamo. Ormai siamo tristemente abituati al
fatto che, quando in qualunque angolo del nostro Paese è in corso la
preparazione di un evento, essa viene drogata dal solito giro di mazzette per
truccare gli appalti, per effetto della solita vergognosa commistione
affaristica tra politica e imprenditoria italiana. L’Italia è corrotta nel
proprio DNA e il fallimento dell’inchiesta Mani pulite, duramente colpita dalla
politica che si è fatta leggi per auto-difendersi, ha portato a un sistema di
corruzione peggiore di quello che c’era prima del ’92, definito Tangentopoli.
Non a caso ci ritroviamo spesso ancora di mezzo politici e imprenditori già
arrestati o indagati all’epoca. E così neanche Expo 2015 è stato salvato da
questa malattia, nonostante chi tempo fa diceva che la criminalità organizzata
non vi avesse messo piede. Ad oggi sono otto gli arrestati e il numero potrebbe
ancora salire.
L’INCHIESTA - Da quanto si è
appreso l’inchiesta vedrebbe al centro una serie di fatti di turbativa d’asta e
corruzione relativa all’Expo e alla città della salute. L’inchiesta è
coordinata dai pm Claudio Gittardi e Antonio D’Alessio è coordinata dalla Dda
di Ilda Boccassini e seguita personalmente dal procuratore Edmondo Bruti
Liberati. Alla base dell’indagine ci sarebbero intercettazioni e riscontri di
rapporti tra ambienti della sanità lombarda e uomini legati alla ’ndrangheta.
Un troncone dell’indagine aveva già portato all’arresto dell’ex consigliere regionale
Massimo Guarischi, considerato molto vicino all’ex governatore Formigoni. Ora
il salto di qualità dell’inchiesta arriva fino agli appalti per Expo 2015, già
finiti nel mirino con l’arresto del direttore generale di Infrastrutture
Lombarde avvenuto un mese fa. Inchieste che s’intrecciano e definiscono un
quadro inquietante di appetiti attorno all’evento più importante per Milano nel
prossimo anno.
I pm hanno spiegato
che in Lombardia agiva una vera e propria «cupola per condizionare» gli appalti.
Questa «cupola» avrebbe promesso «avanzamenti di carriera» a manager e pubblici
ufficiali grazie a «protezioni politiche». Il pm Antonio D’Alessio ha parlato
di una associazione che aveva la «capacità di avere ramificazioni in diversi
settori dell’alta amministrazione, nonché appoggi e agganci di carattere
politico istituzionale che hanno assicurato la possibilità di avvicinare con
successo pubblici ufficiali». Sempre stando alla ricostruzione di D’Alessio,
quando c’era una procedura di gara, l’associazione «interveniva cercando di
avvicinare il pubblico ufficiale competente usando gli agganci che aveva anche
in ambito politico». In una delle intercettazioni citate dal pm Claudio
Gittardi il manager Angelo Paris prometteva, parlando con alcuni componenti dell’associazione
per delinquere: «Io vi do tutti gli appalti che volete se favorite la mia
carriera». Nelle carte
dell’inchiesta compaiono anche i nomi di Silvio
Berlusconi, Gianni Letta e Cesare Previsti (che non risultano indagati).
Tra questi, vecchi e nuovi volti dell’affarismo e della
politica italiana. Tra i “ nuovi” Angelo Paris, direttore della pianificazione
acquisti di Expo e l’ex parlamentare di Forza Italia Grillo. Tra i “vecchi”
Primo Greganti, il famoso “compagno G” già arrestato durante l’inchiesta Mani
Pulite per le tangenti al Pci e Gianstefano Frigerio, l’ex parlamentare della
Democrazia cristiana già arrestato e condannato per Tangentopoli.
QUAL’ERA L’EPICENTRO DEL MALAFFARE
- La “sede sociale” dell’associazione per delinquere che avrebbe “inquinato”
una serie di appalti era un’associazione culturale intitolata a Tommaso Moro,
lo scrittore umanista autore di “Utopia”. «Neanche la sua fantasia sarebbe
arrivata a tanto», ha affermato Edmondo Bruti Liberati. L’associazione
culturale era riferibile secondo i pm, a Gianstefano Frigerio. L’ex
parlamentare Dc era il «presidente del Centro Culturale “Tommaso Moro”» e
alcuni imprenditori, secondo i pm, avrebbero anche dato «soldi per una
pubblicazione riferibile al figlio di Frigerio». Nel centro, secondo il pm
Gittardi, «c’era una viavai continuo di imprenditori, dg di aziende
ospedaliere, personaggi di rilievo politico» e poi una serie di incontri si
svolgevano anche «in alberghi, ristoranti, nel corso di cene a Milano e Roma».
Gli incontri si svolgevano, come ha spiegato il pm D’Alessio, «anche a Roma
ogni mercoledì». La «struttura» associativa, come ha sottolineato Bruti
Liberati, «ruotava attorno a Frigerio, Greganti, Grillo come organizzatori
dell’associazione» e aveva per «partecipi Cattozzo, Paris e Maltauro». Secondo
le indagini, la «cupola degli appalti» sarebbe riuscita anche a condizionare un
appalto con al centro la società Sogin per lo smaltimento di scorie nucleari.
Frigerio, invece, aveva a disposizione, in particolare, una «squadra» di dg di
aziende ospedaliere lombarde. Questa, hanno sottolineato i pm, «non è
un’indagine sull’Expo, ma è anche un’indagine sull’Expo».
PROCURA DI MILANO SPACCATA - Ma
l’inchiesta divide la Procura di Milano. Bruti Liberati ha spiegato che il
procuratore aggiunto Alfredo Robledo «non ha condiviso l’impostazione e non ha
vistato». Ilda Boccassini ha spiegato che l’indagine è «una delle numerose
costole» dell’inchiesta contro le cosche della ’ndrangheta “Infinito-Crimine”
del luglio 2010, che vedeva coinvolto l’ex direttore della Asl di Pavia Carlo
Antonio Chiriaco, poi condannato e «in contatto con una serie di personaggi
politici e manager di ospedali». A questo, ha proseguito, «si è aggiunto poi il
troncone relativo al suicidio» del dirigente settore appalti dell’ospedale San
Paolo di Milano, Pasquale Libri, «imparentato con un’importante famiglia
mafiosa».
Le indagini «sono state delegate al pm Gittardi, anche per
la sua esperienza passata nel contrasto ai reati contro la pubblica
amministrazione». Poi, sempre secondo Boccassini, «sono venute alla luce
ipotesi di reati contro la pubblica amministrazione» e «io le ho segnalate a
Bruti per una sinergia con il secondo dipartimento», coordinato dall’aggiunto
Robledo. «Ed è stato affiancato il pm D’Alessio», ha aggiunto Boccassini.
D’Alessio è proprio del secondo dipartimento. Da queste indagini è scaturita
l’inchiesta che ha portato nei mesi scorsi all’arresto dell’ex consigliere
Massimo Guarischi e poi a quest’ultimo filone sull’Expo. Secondo Bruti Liberati,
«Robledo non ha condiviso l’impostazione e non ha vistato, ma prima c’erano
state numerose riunioni» e poi l’indagine è rimasta a chi la seguiva, ma io «ho
informato e ho seguito quotidianamente le indagini».
(Fonte: La
Stampa)
mi sarei stupito del contrario
RispondiEliminail malaffare è sempre presente da noi
sempre