NELLA PERIFERIA DI STOCCOLMA APPICCATI ROGHI DA UNA
SETTIMANA, DOPO L’UCCISIONE DI UN IMMIGRATO
Stockholm burning canterebbero i Clash, parafrasando la loro
più famosa canzone. Già perché anche l’efficiente Svezia, Paese all’avanguardia
per le sue politiche rivolte a giovani e immigrati, sta conoscendo la rivolta
più accesa, in tutti i sensi. Nelle periferie della capitale Stoccolma,
infatti, da ormai una settimana vanno avanti veementi proteste contro la
polizia, a colpi di incendi e sassaiole contro le forze dell’ordine. La
protesta si sta espandendo ed è arrivata anche a Malmo. A quanto pare anche qui
la disoccupazione giovanile sta iniziando a crescere e gli immigrati sono
sempre più emarginati (compongono il 15% della popolazione).
COSA HA FATTO SCOPPIARE LA SCINTILLA
- I disordini sarebbero scoppiati dopo l'uccisione di un 69enne, residente a
Husby, la settimana scorsa, dopo che l'anziano aveva minacciato di morte degli
agenti con un machete. L'uomo si era poi rifugiato nella sua abitazione e i
poliziotti hanno tentato di mediare, ma la vicenda è terminata con l'uccisione
del 69enne per - secondo la polizia - autodifesa.
UN MALCONTENTO CHE COVAVA DA TEMPO
- La Svezia è riuscita a limitare gli effetti devastanti della crisi
finanziaria, ma la disoccupazione giovanile è cresciuta in modo considerevole e
gli immigrati che chiedono la regolarizzazione sono sempre più arrabbiati.
Le proteste sono una reazione alla "brutalità della
polizia", ha tuonato un leader di un’associazione di giovani, quasi a
voler giustificare gli incidenti, e ha parlato anche di "razzismo" da
parte delle forze dell’ordine, che avrebbero apostrofato con il termine
"scimmie" alcuni giovani immigrati. "La gente ha iniziato a reagire
- ha detto Rami al Khamisi ad un quotidiano locale - alla crescente
marginalizzazione e segregazione, sia di classe, sia di razza degli ultimi 20
anni". Chiunque si senta "maltrattato dalla polizia dovrebbe
denunciarlo", ha replicato il ministro della Giustizia, Beatrice Ask,
mentre le forze dell’ordine sono convinte che il diffondersi degli incidenti
sia legato ad un fattore di opportunismo. "Sembra che la gente stia
approfittando del fatto che l’attenzione della sicurezza è concentrata sul quartiere
di Husby per mettere a ferro a fuoco altre zone della capitale", ha detto
il portavoce della polizia Kjell Lindgren, che ha riferito come i rivoltosi
siano un "mix di qualsiasi tipo di gente", giovanissimi, ma anche
trentenni, stranieri come svedesi. Non c’è, dunque, un gruppo etnico o sociale
(né tantomeno anagrafico) definito.
Anche il mito della Svezia, vista da sempre come Helldorado
per giovani e stranieri, sta dunque crollando. Il declino economico e sociale
che funesta il vecchio Continente da ormai un ventennio ha infettato pure lei.
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