sabato 6 luglio 2013

MANDELA MORIBONDO E LA FAMIGLIA GIA’ SI LECCA I BAFFI

FIGLI, NIPOTI E PRONIPOTI SI CONTENDONO I DIRITTI SU GADGET E FRANCHISING VARI

Mors tua vita mea. Una locuzione latina che non risparmia neppure l’eroe nazionale sudafricano Nelson Mandela, da settimane ricoverato in condizioni critiche. I suoi familiari sono già pronti ad accaparrarsi i diritti d’immagine: tre mogli, altrettante figlie, 17 nipoti e 14 bisnipoti, su T-shirt, bottiglie di vino, quadri del periodo della prigione, centri turistici e fondazioni. E se ci arriva, anche sul compleanno (ben 95 anni), che dovrebbe celebrarsi in estate.

LA DIATRIBA SULL’EREDITA’ CHE DURA DA 10 ANNI - Makaziwe e Zenani, rispettivamente figlie delle ex consorti Evelyne e Winnie, sono impegnate in una causa legale quasi decennale contro gli ex compagni di lotta del padre, per ottenere i diritti sui quadri pennellati durante 27 interminabili anni di prigionia, di cui 18 trascorsi isolato a Robben Island: un patrimonio di cui solo le royalty valgono 2,8 milioni di dollari. Ma con l'avanzare della malattia, i movimenti dei famigliari attorno al capezzale del patriarca anti-apartheid si sono moltiplicati. Tutti hanno cercato di guadagnarci qualcosa, buttandosi in avventure imprenditoriali e spolpando il significato del cognome che portano. Voci non confermate parlano persino della vendita dei diritti televisivi del funerale. E la parte migliore del Sudafrica si è indignata di fronte a tale squallore.
La prima contesa sull'eredità di Mandela risale al 2004, quando uno dei suoi avvocati, George Bizos, l'uomo che secondo la vulgata riuscì a fargli evitare la condanna a morte di fronte ai giudici bianchi di Rivonia, citò in tribunale l'ex legale di famiglia, Ismail Ayob. La disputa riguardava i guadagni dalla vendita dei dipinti dell'eroe sudafricano, organizzata da Madiba per raccogliere risorse per le sue iniziative di beneficenza, ovvero il fondo per l'infanzia Nelson Mandela e l'omonima fondazione. I proventi - circa 5 milioni di dollari - erano stati incassati dal Nelson Mandela Trust, la cassaforte di famiglia controllata all'epoca da Ayob e consorte e passata poi di mano alle due figlie del primo presidente del Sudafrica libero.
Anche Bizos all'epoca (e ancora oggi) amministrava una parte del patrimonio di Madiba. Insieme con altri due legali, Tokyo Sexwale e Bally Chuene, siede infatti nel Consiglio di amministrazione delle due società che gestiscono il business delle impronte digitali di Mandela, riprodotte in serie e vendute sul mercato mondiale con tanto di firma a stampa sottostante, per un giro di affari di 1 milione di dollari l'anno. Allora Bizos sostenne che le due figlie fossero state manipolate dall'avvocato nemico per sottrarre il denaro al suo controllo. Mentre Ayob imputava già alla malattia il fatto che Mandela si affidasse al vecchio compagno. La contesa non è mai finita.
E negli ultimi mesi, con il simbolo anti apartheid trasformato in un corpo malato sotto terapia intensiva, gli attriti sono deflagrati. La figlia Makaziwe, infatti, ha tentato il blitz, chiedendo agli avvocati 1,4 milioni di dollari di quei proventi, per redistribuirli tra i membri della famiglia. Ma il Consiglio di amministrazione si è rifiutato di aprire i cordoni della borsa e la questione è finita un'altra volta in tribunale, dove le due sorellastre hanno chiesto ufficialmente la testa di Bizos e degli altri. Intanto, tutt'attorno la famiglia si riorganizzava.

FUNERALE, T-SHIRT E COMPLEANNO - Il clan Mandela avrebbe provato a trarre profitto anche dalle celebrazioni del 95esimo compleanno di Madiba, atteso per l'estate 2013. Per il 18 luglio, i familiari hanno pensato a partite di calcio, concerti di gala e persino un incontro di boxe al casino di Monaco, frutto della fantasia dei due nipoti Ndaba e Kweku. Altre due intraprendenti nipotine, Swati e Zaziwe, hanno trasformato Lungo cammino per la libertà, il titolo della biografia del nonno, nel marchio di una collezione di t-shirt. E si sono poi rese protagoniste di un reality di 13 puntate sulla vita dei ricchi di Johannesburg tutta shopping, notti brave e locali alla moda, dal titolo Essere Mandela.
Casa Mandela è invece il brand scelto dalla figlia Makawizi e e dalla nipote Tukwini per la loro azienda vitivinicola. «In Sudafrica sono pochi i neri proprietari di produzioni vitivinicole. Speriamo di incoraggiarli a buttarsi nel settore», hanno assicurato presentando alla stampa le loro bottiglie di rosso, annata 2008. E nemmeno il nipote prediletto si è salvato. Dal 2012 la stampa sudafricana  riporta voci secondo cui Mandla Mandela avrebbe già venduto i diritti televisivi del funerale.
Lui ha ripetutamente smentito, ma la sua fama non è delle migliori. Eletto deputato con l'African national congress (lo stesso del nonno) nel 2009, oltre a essere stato travolto da una serie di scandali matrimoniali, ha pensato bene di radere al suolo la vecchia casa di Madiba per costruirne una copia più appetibile per i turisti in visita.

La stessa Soweto, luogo di una delle più atroci stragi dell'apartheid, è diventata la capitale del turismo sudafricano, con migliaia di visitatori l’anno. Un po’ come succede nei luoghi di culto religiosi, o ad Auschwitz, dove nei pressi del campo di concentramento sono sorti hotel e negozi di souvenir. E’ il business, schifezza.


(Fonte: Lettera43)

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