DOPO LE LORO PAROLE INCORAGGIANTI, DOPO MESI DI APPARENTE
RIDUZIONE DEL FENOMENO, I CLANDESTINI SONO TORNATI AD APPRODARE QUASI
QUOTIDIANAMENTE SULLE NOSTRE COSTE. CON TUTTI I MORTI CHE NE SEGUONO. E L’UE SA
SOLO BACCHETTARCI
Ormai noi italiani ci siamo tristemente abituati a scene
televisive ritraenti barconi stracolmi di nordafricani disperati che giungono
sulle nostre coste nella speranza di un futuro migliore. Le prime ondate arrivarono
nel biennio ’90-’91, quando ad approdare furono gli albanesi, in fuga da un
Paese ridotto alla miseria dal regime comunista collassato nel 1989. Poi ci fu
una nuova ondata nel 1997. In quegli anni la terra promessa era la costa della
dirimpettaia Puglia, specie la città di Brindisi. Poi da inizio anni ’90
cominciarono ad arrivare anche i barconi degli africani, frenati qualche anno
fa da Gheddafi – col quale l’Italia raggiunse un accordo socio-economico - e
poi, con la sua dipartita, il ritorno del fenomeno nell’ultimo biennio. La
piccola e meravigliosa Lampedusa si è così trasformata da vent’anni in tante
cose contrapposte: un felice tramite per raggiungere, in clandestinità, gli
altri paesi europei; un cimitero dove migliaia di disperati hanno trovato la
morte tra le onde del mare; un mega carcere dove i clandestini vengono
costipati come fossero animali negli zoo. Quest’anno il fenomeno sembrava
essersi nuovamente placato, finché a sollecitarli non ci hanno pensato tre figure
autorevoli e incoraggianti: Papa Francesco, il Presidente della Camera Laura
Boldrini e il Ministro per l’Integrazione Cecile Kyenge.
LA VISITA DI PAPA FRANCESCO A
LAMPEDUSA – Lo scorso 8 luglio Papa Francesco ha fatto storicamente
visita alla piccola isola di Lampedusa, tessendo le lodi di quei cittadini e
volontari che ogni anno accolgono con grande umanità migliaia di disperati che
giungono da coste non tanto lontane. Ma ha anche “sgridato” la società
contemporanea: LA CULTURA del benessere ci rende "insensibili alle grida
degli altri", ci fa vivere "in bolle di sapone", in una
situazione "che porta all'indifferenza verso gli altri. Di più: oggi c'è
una "globalizzazione dell'indifferenza". Ci siamo abituati alla
sofferenza dell'altro, non ci riguarda, non ci interessa, non è affare
nostro!". Usa parole durissime Papa Francesco durante l'omelia della messa
pronunciata al campo sportivo di Lampedusa, l'appuntamento più atteso del primo
viaggio apostolico del suo Pontificato, dedicato al luogo simbolo della
sofferenza nel Mediterraneo.
Davanti a 10mila persone che lo hanno accolto con
entusiasmo, con striscioni che recitavano "Sei uno di noi", il Papa
ha denunciato con forza l'indifferenza che coinvolge tutti - mi includo
anch'io, ha detto - verso il dramma dei migranti. Una "spina nel
cuore", la definisce Francesco, una tragedia che non deve più ripetersi.
"Sono qui per scuotere le coscienze", ha annunciato.
La sua presenza non poteva non incoraggiare l’arrivo di
nuovi clandestini. La mattina stessa della sua visita e il giorno successivo si
sono registrati nuovi approdi: 559 immigrati in 24 ore e altri 600 il giorno
dopo. Il Papa fa certo il suo mestiere; ma gestire una situazione drammatica,
con l’Ue che sta a guardare e la vicina Malta che respinge le barche, nonché
legiferare, è tutt’altra cosa. In Vaticano dubito che li ospiterebbero.
BOLDRINI, LA BORGHESE IMPEGNATA COI
MIGRANTI - Figlia di un avvocato e di un'insegnante di arte e
antiquaria, cresce nelle campagne vicino a Jesi in provincia di Ancona assieme
a tre fratelli e una sorella minori, coi quali frequenta la scuola rurale,
finché l'intera famiglia si trasferisce a Jesi dove lei consegue la maturità al
liceo classico. Subito dopo il diploma, nel 1981 va a lavorare in Venezuela in
un'azienda di riso e poi intraprende un viaggio per tutta l'America centrale.
Da quell'estate, durante gli anni universitari dedica sei mesi a studiare e
dare esami e gli altri sei a viaggiare.
Si laurea in Giurisprudenza presso la Sapienza Università di
Roma nel 1985 con una tesi (voto 110) sul diritto di cronaca e dopo alcuni anni
passati a collaborare con la Rai el 1989 ha cominciato la sua carriera all'ONU
lavorando per quattro anni alla FAO, dove si occupava della produzione video e
radio.
Dal 1993 al 1998 ha lavorato presso il Programma alimentare
mondiale (WFP) come portavoce per l'Italia. Dal 1998 al 2012 è stata portavoce
dell'Alto Commissariato per i Rifugiati dell'Organizzazione delle Nazioni Unite
(UNHCR), per il quale ha anche coordinato le attività di informazione in
Sud-Europa. In questi anni si è in particolare occupata della comunicazione
riguardante i flussi di migranti e rifugiati nel Mediterraneo. Ha svolto
numerose missioni in luoghi di crisi, tra cui ex Jugoslavia, Afghanistan,
Pakistan, Iraq, Iran, Sudan, Caucaso, Angola e Ruanda.
Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra i quali la medaglia
ufficiale della Commissione nazionale per la parità e le pari opportunità tra
uomo e donna (1999), il titolo di cavaliere dell'Ordine al merito della
Repubblica italiana (2004), il Premio Consorte del Presidente della Repubblica
(2006) e il Premio giornalistico alla carriera Addetto stampa dell'anno del
Consiglio nazionale dell'Ordine dei Giornalisti (2009).
Una carriera lodevole culminata (per ora) con l’investitura
a Terza carica dello Stato, che non può ovviamente non alimentare speranze e illusioni
in quanti fuggono da guerre e carestie; ma che giunti nel nostro Paese trovano
tutt’altro che ciò che gli hanno fatto credere.
IL MINISTRO DI COLORE – La
nomina di un Ministro di colore ha risvegliato negli italiani mai sopiti
istinti razzisti e intolleranti: vedi le offese della Lega o i manifesti e le
banane di Forza Nuova. Ma a parte ciò, Cecile Kyenge ha risvegliato negli occhi
degli immigrati un’italian dream che non si vedeva dai tempi ormai ventennali del
cielo azzurro di Silvio Berlusconi. Si è cominciato a parlare con insistenza di
Ius Soli (già criticato qui),
perfino di soppressione del reato di clandestinità. La Kyenge e la Boldrini
hanno utilizzato la visita del Papa a Lampedusa per accelerare la discussione
per l’approvazione di queste leggi.
“C’è un grande prato verde dove nascono speranze”. E’ quello
di quanti sguazzano nel benessere e
siedono comodamente su una poltrona, ben diversa da pericolosissime
barcarole o Centri di prima accoglienza simili a Lager.
SONDAGGIO
L'opinione in merito allo Ius soli cambia molto in base all'età. Se i giovani sono contrari, gli adulti sono leggermente favorevoli. Situazione paritaria invece per gli over 55.
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