La società pubblica
IMMETTERA’ 75 MILIONI, RITROVANDOSI con una quota azionaria del 10-15 per
cento. IL SALVATAGGIO DEL 2009 SI E’ RIVELATO UN FALLIMENTO
Alitalia rischia di nuovo di precipitare. L’Enac aveva
addirittura minacciato che ci sarebbe stata la sospensione di tutti i voli
entro sabato scorso. Una situazione che dimostra quanto il salvataggio messo in
atto tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009 sia stato un fallimento. Una
pezza che col tempo si è riscucita. In questi anni le strategie messe in campo sono
state completamente errate, con l’ex compagnia di bandiera mai diventata
competitiva a tutti gli effetti, tanto in ambito nazionale che in quello
internazionale. E a tamponare la situazione ci dobbiamo pensare nuovamente noi
contribuenti, visto che si farà entrare in società Poste italiane, società
dalla golden share pubblica. Ma non doveva essere già privatizzata?
L’INTERVENTO DI POSTE ITALIANE
- Poste Italiane, società pubblica guidata da Massimo Sarmi, già candidato alla
presidenza della Telecom, parteciperà all’aumento di capitale da 300 milioni
della compagnia con 75 milioni di euro e si ritroverà con una quota azionaria
del 10-15 per cento. L’operazione di salvataggio finanziario di Alitalia,
prevede anche linee di credito bancario per 200 milioni. L’accordo è stato
chiuso giusto in tempo per il cda di Alitalia con all’ordine del giorno proprio
la manovra finanziaria da 500 milioni di euro, di cui 300 di aumento di
capitale e 200 di linee di credito da parte delle banche. Gli ex patrioti
dovrebbero sottoscrivere una quota vicina ai 150 milioni di euro, di cui 75
verrebbero versati da Air France. L’inoptato sarebbe coperto da un consorzio di
garanzia.
GLI ERRORI DELLA POLITICA -
La compagnia aerea è nata con un Piano di sviluppo sbagliato. Troppo
concentrata sul mercato domestico e troppo poco sul mercato intercontinentale.
Il mercato nazionale è quello maggiormente concorrenziale e aggredibile, mentre
quello a lungo raggio rimane in una sorta di oligopolio e d possibile fare i
margini maggiori. Lo sapeva la compagnia? Si, lo sapeva.
Perché non ha fatto nulla? Alitalia si aspettava un regalo
da parte della politica e questo è arrivato. Il blocco dell’Antitrust per tre
anni ha di fatto limitato la concorrenza sul mercato nazionale. Ma non
abbastanza. La crescita di Ryanair ed Easyjet e dell’alta velocità hanno minato
il piano Fenice. Alitalia inoltre nasceva con l’acquisto degli aerei a corto
raggio da parte di Airone e con quegli aerei il management doveva fare il suo
piano di sviluppo. Peccato che il vettore avrebbe fatto meglio a concentrarsi
sul mercato a lungo raggio, ma ormai non c’erano i soldi. La politica ha
inoltre liberato la vecchia “Alitalia” dei debiti, così che Cai potesse partire
alleggerita dal peso lasciato ai contribuenti italiani. Ma la politica poi non
è stata così perspicace in altri momenti. Nel dicembre 2012, come ultimo atto
del Governo Monti, è stato approvato l’aumento delle tasse dell’aeroporto di
Fiumicino per circa 11 euro a passeggero per i voli a lungo raggio e 8 euro per
quelli a corto raggio.
Alitalia, che stava sviluppando una rete di voli a lungo
raggio da Fiumicino si è trovata con 120 milioni di euro l’anno da pagare in
nuove tasse. Un aumento che affonda definitivamente le ali della compagnia. La
politica regionale ha fatto qualcosa? Certo. Per salvare il buco della “sanità”
laziale, la Regione Lazio ha deciso di introdurre l’Iresa, una tassa
sull’inquinamento sonoro degli aeroporti che costa ad Alitalia almeno 20
milioni di euro l’anno. Anche in questo caso, l’intelligenza politica ha deciso
di tassare maggiormente i voli a lungo raggio.
LE COLPE DEGLI AZIONISTI –
Gli azionisti pure hanno gravi responsabilità. La mancanza di aumenti di
capitale nell’ultimo anno non ha permesso alla compagnia di fare piani di
sviluppo, ma solo piani di sopravvivenza. Ora gli azionisti italiani vorrebbero
uscire dalla partita. Forse troppo tardi, perché AirFrance-KLM socio al 25 per
cento della nuova compagnia ha interesse ad acquistarsi Alitalia a costo zero.
Ma quello è il valore dell’azienda indebitata e con 1.138 milioni di euro di
perdite in quattro anni e mezzo. L’arrivo del socio pubblico è appoggiato dagli
azionisti italiani che vorrebbero forse avere qualcosa dalla vendite delle
azioni. Certo, significherà ancora una volta girare ai contribuenti le perdite
di Alitalia.
IL PRIMO SALVATAGGIO 2008-09
- La Compagnia Aerea Italiana vera e propria, nota anche con l'acronimo CAI,
nasce come S.r.l. il 26 agosto 2008 su iniziativa dell'istituto bancario Intesa
Sanpaolo col proposito di rilevare il marchio e le attività della vecchia
Alitalia e di Air One. In data 18 settembre 2008, l'Assemblea di CAI ha
ritirato l'offerta su Alitalia, ritiro ufficializzato formalmente il 22
settembre. La società, tuttavia, non è stata sciolta. In data 27 settembre 2008
si raggiunge un accordo quadro fra la CAI e alcune sigle sindacali per la
stesura dei contratti di lavoro.
Il 12 dicembre la CAI acquista parte delle attività, insieme
alla titolarità del marchio industriale, da Alitalia - Linee Aeree Italiane
S.p.A. per 1 052 milioni di euro di cui solo circa 300 saranno effettivamente
versati alla vecchia Alitalia "in contanti". Il 30 dicembre 2008 i
soci della CAI decidono di mutare, dal 13 gennaio 2009, la denominazione
societaria in Alitalia - Compagnia Aerea Italiana.
Nel gennaio 2009, Alitalia CAI ri-nasceva con un network più
piccolo rispetto a quello della vecchia Alitalia LAI, con un taglio di 30
destinazioni straniere tra cui 6 capitali europee, ma con una maggiore presenza
nel mercato domestico pari al 52% del traffico, quattro volte più grande di
Meridiana e sei volte più grande di Wind Jet.
Il 12 gennaio 2009 Air France-KLM ha acquistato il 25 per
cento del capitale della compagnia per una somma vicina ai 322 milioni di euro.
L'accordo con la compagnia franco-olandese prevede la creazione di un sistema
multi-hub a livello europeo focalizzato su Amsterdam Schipol, Parigi Charles De
Gaulle e Milano Malpensa, a condizione che venga razionalizzato il ruolo di
Linate come city airport specializzato nella tratta Milano-Roma e il rispetto
dei tempi previsti nella realizzazione delle infrastrutture di collegamento tra
Milano e Malpensa; per quanto riguarda invece l'Aeroporto di Roma-Fiumicino,
l'accordo ne prevede l'utilizzo per massimizzare la presenza delle rotte verso
il Mediterraneo, l'Estremo Oriente e il Sud America.
Manager super pagati sbagliano le strategie, ma non pagano
per i propri errori; anzi, vengono piazzati al controllo di altre aziende
pubbliche. Mentre gli azionisti bene o male riescono sempre a guadagnarci
qualcosa. Tanto a rimetterci siamo sempre e solo noi contribuenti…
SONDAGGIO
Dal risultato si evince quanto giovani e over 55 siano nettamente contrari a questa operazione. Mentre gli adulti sono nettamente favorevoli.
in effetti i pensionati coi risparmi alle Poste non devono stare troppo tranquilli...
RispondiEliminaquesto pacco è per tutti ed è delle dimensioni tipo rocco siffredi
RispondiEliminaE che pacco...
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