RISSE NELLE SEZIONI, BROGLI NEI TESSERAMENTI, ASSEMBLEE
FANTASMA. LA STORIA SI RIPETE
Il Partito democratico nuovamente alle prese con le
primarie. E con tutto il caos che ne consegue: risse nelle sezioni, accuse
reciproche tra i candidati, tesseramenti gonfiati la fanno. Eppure il partito
ne organizza da sei anni, cercando di emulare buffamente quelle indette dal più
famoso omologo americano. Una brutta, bruttissima copia, che sfocia nello
squallore.
IL CAOS TESSERE: TESSERATI PERFINO STRANIERI
E CLOCHARD - Nella Capitale, fanno notizia i caso di Trastevere e
Centocelle dove ai Democratici avrebbero aderito anche un clochard, mentre al
circolo di Ottavia-Palmarola, nel Municipio XIV, gli iscritti in un solo giorno
sono stati 40. A Trastevere, storico circolo nel cuore di Roma che vanta tra
gli iscritti il direttore del quotidiano Europa, Stefano Menichini, e il
vicepresidente della Camera, Roberto Giachetti, 30 persone in cerca di una
tessera democratica sono arrivate all’ultimo istante, proprio mentre si
chiudeva il dibattito congressuale e si aprivano le operazioni di voto.
Il circolo del Versante Prenestino, nel VI Municipio, ha
deciso di revocare il congresso a causa dei “gravi episodi di compravendita di
tessere” e degli “atteggiamenti minatori e provocatori subiti da alcuni
iscritti e già segnalati”. Intanto, battibecchi e polemiche si registrano anche
nel circolo di Tor Bella Monaca, dove alcuni iscritti lamentano un “anomalo”
aumento dei tesserati in concomitanza del voto.
Ma problemi spuntano anche in Calabria. Per esempio a
Crotone, dove il candidato dell’area Cuperlo alla segreteria provinciale,
Giuseppe Dell’Aquila, in una nota, sostiene che in alcuni Comuni del Crotonese
si è verificato “un eccessivo ricorso al tesseramento di massa, nella città
capoluogo ed anche in realtà, piccole e piccolissime, dove gli iscritti al Pd
sono risultati aumentati del 300-400%”. Idem a Cosenza, Rossano, Acri, Santa
Sofia d’Epiro.
Non va meglio a Napoli e Salerno, dove è iniziato il mercato delle tessere. A Caserta
il congresso provinciale stato rinviato a novembre. C’è chi parla di un
possibile commissariamento del partito come antidoto allo scontro tra renziani
e cuperliani. Ad Avellino invece sono tre candidati su quattro a invocare uno
slittamento dell’assemblea: «Ci sono iscritti ad Avellino che risiedono in
provincia o addirittura nel Napoletano».
In Sicilia invece la macchina congressuale del Pd procede a
ritmo alternato, tra sfide vinte, alcune da consumare e altre ancora
bruscamente interrotte. Quasi tutte farcite di veleni e sospetti legati al
diffuso boom di iscritti. A Palermo il renziano Carmelo Miceli, vicino dunque
all’area di Davide Faraone, ha la meglio sul cuperliano Antonio Rubino, legato
ad Antonello Cracolici. A Enna vola il dominus del partito Vladimiro
Crisafulli, ritenuto incandidabile alle ultime politiche, ma candidabilissimo
nella gara per i nuovi assetti del partito: per il neo segretario provinciale
un risultato bulgaro che supera l’86%, nonostante gli anatemi a distanza di
Pippo Civati e di Matteo Renzi.
Ad Asti le cose non vanno meglio, mentre a Cosenza i
renziani scrivono al segretario Epifani: "Ti chiediamo di intervenire
perché si ristabilisca la legalità statutaria". Ancora più grave la
denuncia dell'eurodeputato Andrea Cozzolino, da Napoli: "Sono andato al
circolo del Vomero per votare, mi hanno detto che l’elezione era già chiusa.
Strano, la settimana scorsa le operazioni si erano bloccate, poi mi avevano
detto che, verosimilmente, si sarebbe potuto votare sette giorni dopo...".
E a Piacenza sono i bersaniani sul piede di guerra, con Paola De Micheli e il
vicesindaco Francesco Cacciatore che hanno fatto ricorso al partito contro il
boom di iscrizioni, passate da 900 a 2.000 in pochi giorni. Un tale entusiasmo
non convince nessuno.
RESSA AI CIRCOLI - Il
congresso del circolo Pd di Casalbertone di domenica scorsa è finito con accuse
e insulti omofobi. "Froci", "fascisti", "venduti"
sono alcune delle parole che i dem chiamati ad eleggere il segretario della
sezione e i delegati al congresso hanno scritto su Facebook riferito agli
avversari. Che non sono i militanti della vicina sede di Casa Pound, né i
renziani che in quella sezione non si sono neanche presentati: la faida è tutta
interna tra i seguaci di Gianni Cuperlo che si dividono tra i sostenitori di
Lionello Cosentino (60 anni ex assessore regionale, ex senatore vicino al guru
romano Goffredo Bettini) e Tommaso Giuntella (30 anni, bersaniano doc). Alla
fine della concitata giornata durante la quale si sono fatti vedere a
Casalbertone anche i big Micaela Campana e Michele Meta, vince Carlotta
Paoluzzi (sostenuta da Giuntella) con 67 voti contro i 63 di Domenico Perna
(sostenuto da Cosentino). Dopo urla, recriminazioni e contestazioni, i
militanti vanno a casa. E la discussione prosegue con toni ancora più accesi su
Facebook.
A TRAPANI DUE CONGRESSI - Due
tesseramenti diversi, due elenchi di
iscritti, due congressi e quindi probabilmente due segretari. Tutto per un
unico circolo del Pd, quello di Trapani, unico e molteplice come le modalità di
iscrizione al partito, che però almeno formalmente dovrebbero essere uguali per
tutti. Così non è stato, ed è per questo che una parte degli iscritti, quella
che si è data appuntamento oggi all’Hotel Baia dei Mulini per eleggere il
segretario, si è auto appellata come “congresso degli onesti”. In
contemporanea, si svolge l’altro congresso, quello convocato all’Hotel Crystal
già giorni fa, ma di cui non si conosce l’elenco definitivo dei partecipanti.
Un vero e proprio cortocircuito quello che ha travolto il Pd
trapanese, oggi incapace di sapere quanti iscritti ha, dove hanno fatto la
tessera, e con quali soldi hanno pagato la loro quota.
A Trapani il Pd si è sdoppiato: gli iscritti che si sono regolarmente
tesserati all’interno del circolo, pagando la quota di 15 euro come prevede il
regolamento, non ci hanno visto chiaro e hanno deciso di alzare la voce. Al
presidente del circolo trapanese Salvatore Daidone e al tesoriere Antonio
Gandolfo erano state consegnate 300 tessere per la loro sezione, numero
assegnato in relazione ai cinquemila voti presi dal Pd alle ultime
amministrative. Di quelle 300, ben 220 hanno trovato un sostenitore pronto a
recarsi al circolo per sborsare la quota d’iscrizione. Non tantissimi, ma un
numero adeguato se consideriamo che nel 2011 e nel 2012 al Pd di Trapani non
era arrivata alcuna tessera dalla direzione provinciale: niente soldi in cassa
e nessun tesserato formale per il biennio.
Col congresso fissato però bisognava fare presto per
individuare l’elenco degli iscritti che avrebbero dovuto votare il nuovo
segretario. Presidente e tesoriere si sono messi a lavoro in maniera certosina,
portando al partito 220 iscritti, con quota d’iscrizione regolarmente versata. Il primo congresso dei democrat trapanesi,
fissato per il 27 ottobre, però viene stoppato: la sede del circolo non può
essere utilizzata per motivi di sicurezza, dicono dalla commissione provinciale
per il congresso. Obiezione che non verrà però contestata ai cugini del Pd di
Erice: per loro la sede del democratici trapanesi a Palazzo Venuti è invece a
norma. È in questa diatriba di date e congressi stoppati che presidente e
tesoriere scoprono di avere più iscritti di quanto pensavano: ci sarebbero
infatti altre 450 tessere del circolo di
Trapani, assegnate fuori dai locali della sezione non si sa bene da chi, senza
che i dirigenti locali ne sapessero nulla.
Chi sono quei 450 iscritti? Come possono esistere se le
tessere assegnate al circolo trapanese erano solo 300, di cui 220 già
regolarmente assegnate? Da chi hanno ricevuto la tessera? In cambio di quale
quota d’iscrizione? Se lo chiedono sia il presidente che il tesoriere del
circolo trapanese che non hanno ricevuto alcun dato, né sull’identità né sulle
quote versate dai tesserati fuori dal circolo. Tesserati fantasma su cui regna
un religioso silenzio.
Nessuno li conosce, al circolo non esiste un elenco con le
loro generalità, e non si sa bene chi abbia incassato le loro quote
d’iscrizione. Al congresso convocato senza che il presidente ne venisse
informato, quei 450 iscritti fantasma avrebbero chiaramente schiacciato i 220 tesserati regolari, decidendo le nuove
cariche in completa autonomia. Ed è per questo che la base del Pd trapanese ha
preso carta e penna per chiedere al presidente Daidone di convocare un altro
congresso, quello degli onesti appunto.
PER EPIFANI E’ TUTTO OK - A
chiudere la questione Guglielmo Epifani. Il segretario democratico, infatti, in
conferenza stampa assicura che intende “procedere in assoluta trasparenza
rispetto a fenomeni che fanno male al partito. E’ nostro interesse andare fino
in fondo e prendere decisioni serie e rigorose”. E potrebbero esserci sorprese.
“C’è l’indicazione sia alle commissioni di garanzia che a quelle di congresso
di procedere con rigore assoluto. Hanno la piena facoltà di procedere con
l’annullamento, spostamenti dei congressi e di eventuali sanzioni” annuncia
Epifani, che poi parla dei numeri e i risultati dei congressi.
“Non è facile ricondurre ad un’appartenenza” i segretari
provinciali eletti perché “non c’è un rapporto diretto tra la scelta dei
segretari provinciali e quella dei nazionali” è il parere dell’ex leader Cgil.
Stop al tesseramento? Epifani dice e non dice. Ma promette: “Abbiamo avviato la
segreteria e abbiamo dovuto interromperla e la riprenderemo nel pomeriggio, e
il tema sarà affrontato ma non abbiamo potuto farlo finora”. Ma poi aggiunge
che la proposta di Cuperlo potrebbe diventare realtà solo “con l’accordo di
tutti i candidati alla segreteria”. Nuovi tesserati in numero spropositato? “Il
tesseramento è cresciuto anche perché partivamo da un numero di iscritti
particolarmente basso perché il tesseramento del partito è iniziato tardi –
spiega il segretario – Abbiamo, al momento, oltre 600mila persone iscritte,
molte di più dell’inizio ma meno rispetto allo scorso congresso quando erano
circa 800mila“.
Se a destra abbiamo un partito a gestione monarchica con
zero democrazia interna, a sinistra ne abbiamo uno che è talmente democratico
da tesserare cani e porci, far votare chiunque, organizzare più congressi nello
stesso Comune.
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