DOPO IL CASO CLAMOROSO DELLA GALLERIA UMBERTO E QUELLO ORMAI
STRANOTO DI POMPEI, NUOVI CROLLI HANNO RIGUARDATO LA GALLERIA PRINCIPE DI
NAPOLI E IL PALAZZO REALE. MENTRE A PORT’ALBA VENGONO SFRATTATE LE BANCARELLE
DELLE STORICHE LIBRERIE E A POMPEI SI SFRATTANO QUELLI DELL’ARCHEOLOGO AMEDEO
MAIURI
Negli ultimi giorni Napoli e Pompei stanno vivendo
negativamente in simbiosi. Entrambe le città si stanno rendendo protagoniste al
negativo per due fenomeni identici: il crollo dei monumenti e lo sfratto dei
libri. Ai problemi atavici degli Scavi
di Pompei e alla triste vicenda del crollo dei calcinacci della Galleria
Umberto I di Napoli, che hanno ucciso un 14enne, si sono aggiunti altri
crolli a Napoli, ma anche lo sfratto dei libri, sia nella città partenopea (a
via Port’Alba, caratteristica proprio per quello), sia all’interno del Comune
pompeiano, dove sono stati sfrattati appunti preziosissimi dell’archeologo
Amedeo Maiuri. Oltre ovviamente a nuovi crolli nel sito archeologico pompeiano.
IL CROLLO DI PALAZZO REALE – La
storia di Napoli sta cadendo letteralmente a pezzi. E non è solo un modo di
dire. Alcuni pezzi di marmo si sono staccati dalla facciata dell’ingresso
principale del Palazzo Reale di Napoli, nella centrale piazza del Plebiscito,
sede, paradossalmente, della Soprintendenza ai Beni artistici e architettonici.
Non vi sono stati feriti. L’ingresso al Palazzo Reale è consentito da una
strada laterale.
«La caduta di pezzi di marmo da Palazzo Reale non è una
novità. Già nei giorni scorsi i custodi in servizio all’ingresso di piazza
Trieste e Trento avevano notato e segnalato alla Soprintendenza, la presenza
sul selciato di pezzi di muratura». Lo sostengono in una nota i sindacati di
Unsa-Confsal, Ugl-Intesa e Sindacal. I quali hanno prontamente richiesto un
incontro al soprintendente Cozzolino, che intanto è in vacanza. «È vero che dal
21 luglio verrà consegnato il cantiere per i lavori di ristrutturazione
dell’edificio - continua la nota dei sindacati - ma non sappiamo quali settori
interesserà la ristrutturazione e soprattutto non vorremmo che fino e al 21 si
potesse verificare qualche altro terribile episodio come quello della Galleria
Umberto». «Inoltre - concludono - va tenuto conto che tra dipendenti della
Soprintendenza, della Biblioteca e l’utenza, l’area di Palazzo Reale è
altamente frequentata e, i forti venti di questi giorni, rappresentano un
ulteriore pericolo per l’incolumità delle persone».
E DELLA GALLERIA PRINCIPE UMBERTO
- Parte di un cornicione della Galleria Principe di Napoli, quella di fronte al
Museo Archeologico, tradizionale meta di turisti, all’incrocio con via Enrico
Pessina, lunga direttrice che porta nella centralissima piazza Dante, pure ha
ceduto, poco prima delle 19, causando paura e allarme. Immediato l’intervento
di Polizia Municipale e Vigili del fuoco che hanno messo in sicurezza l’area,
inibita ora al passaggio dei pedoni. Secondo l’assessore comunale al
Patrimonio, Sandro Fucito, intervenuto su Facebook: «si tratta di un condominio
privato sulla strada», non c’è stato «nessun danno» e sono «in atto tutte le
attività necessarie» per il ripristino della viabilità regolare e la messa in
sicurezza dei cornicioni.
Più piccola e accogliente della successiva Galleria Umberto
I, la Galleria Principe di Napoli fu costruita tra il 1870 e il 1883, in un
periodo di grossi cambiamenti urbanistici, nell'area compresa tra il Museo
Nazionale e piazza Bellini. La decisione di realizzare un edificio del genere
si innestava perfettamente nel gusto europeo dell'epoca, che, ad esempio in
Francia e in Inghilterra, prediligeva questi tipi di strutture come centri di
aggregazione all'interno delle città.
Ideata come nuovo centro commerciale per la città, la
galleria fu realizzata in muratura e completata da una copertura in ferro e
vetro. E' caratterizzata da tre bracci, collegati alle rispettive uscite
mediante scalinate più o meno alte, in virtù dei diversi livelli delle strade
circostanti; un ampio porticato si antepone alla galleria nell'ampia piazza del
Museo Nazionale.
Oggi la galleria, non valorizzata quanto meriterebbe e meno
conosciuta e frequentata della Galleria Umberto, ospita prevalentemente uffici
statali e privati, con poco spazio per le attività commerciali, che avrebbero
dovuto caratterizzarla nella visione originaria. Ma che oggi forse, tra incuria
e crisi, se ne sarebbero pure andati, come succede all’altra più nota Galleria.
A PORT’ALBA SFRATTATE LE BANCARELLE
TIPICHE DELLA STRADA – Nella caratteristica Via Port’Alba di Napoli,
dove vi sono concentrate diverse librerie, sono state sfrattate le bancarelle
con i libri, che ne facevano un tratto indistinguibile. Un inno alla cultura,
che il Comune di Napoli ha ben pensato di strozzare in nome dell’ordine
pubblico, giacché le stesse occupavano il suono pubblico abusivamente. Ma
quelle bancarelle erano un pezzo di storia, presenti lì ormai da decenni. Al
loro posto sono comparse auto e motorini in divieto di sosta, specie di notte,
complice la movida presente nella vicinissima Piazza Dante ma anche nella poco
distante Piazza Bellini. La zona, da luogo di cultura e confronto per
intellettuali, studenti e turisti di passaggio, si è trasformata in un enorme
parcheggio. Previsti flash mob e petizioni.
Un nuovo regalo ai parcheggiatori abusivi, contro i quali la
Giunta de Magistris non sa o non vuole fare la guerra.
LIBRI DI MAIURI SFRATTATI DAL COMUNE
DI POMPEI - Ancora una volta gli inglesi vogliono fare business con
Pompei. Dopo che il British Museum ha incassato 11 milioni mettendo in vetrina
i tesori, mai visti in Italia, degli scavi, ora si fa avanti Oxford per
acquistare gli appunti «segreti» di Amedeo Maiuri.
È in quei taccuini, scritti di pugno dall’archeologo di fama
internazionale che riportò alla luce gran parte dell’antica città romana, che
si nasconde la mappa delle domus non ancora riportate alla luce. Il sito
archeologico, che si estende su 66 ettari, è infatti stato esplorato solo per
due terzi.
Questa volta, però, la milionaria offerta economica che la
prestigiosa università del Regno Unito ha proposto al professore Pappalardo,
custode del sapere del Maiuri, è legittimata dal fatto che il sindaco di
Pompei, Ferdinando Uliano, ha sfrattato il fondo privato dell’archeologo
collocato al secondo piano del palazzo comunale. Secondo quanto disposto dalla
lettera a firma del sindaco, notificata al rettore del Suor Orsola Benincasa, i
4000 mila volumi antichi devono lasciare la casa comunale entro la fine di
luglio e l’università non ha locali adeguati per esporre il fondo libraio.
Ed ecco perché si è fatta avanti l’università di Oxford che
ha pensato bene di sfruttare la miniera d’oro di Amedeo Maiuri. Gli inglesi
hanno le idee chiare su come valorizzare la «mappa del tesoro» di Amedeo
Maiuri. La loro idea è di collocarla in uno dei prestigiosi edifici
universitari e creare intorno alla sua esposizione un business economico che
porterebbe ad incassare cifre esorbitanti. Ma su tutto, da Oxford, puntano ad
avere in mano gli scritti (composti da studi, calcoli e ipotesi) originali
dell’archeologo così da finanziare una campagna di scavo a Pompei e,
consapevoli di andare a colpo sicuro, prendersi il merito di nuove scoperte
prestigiose.
Tra gli appunti di Amedeo Maiuri, però, non ci sono solo i
segreti di quella parte della città archeologica ancora da scavare. Tra i suoi
quaderni è possibile leggere anche fatti riconducibili ai misteri di Ercolano,
di Cuma, di Velia, di Capri, di Ischia e di Capua, L’università italiana, per
adesso, non è intenzionata a cedere un patrimonio così prestigioso. Se, però,
non dovesse riuscire a collocarlo in una dimora pregiata potrebbe anche
prendere in considerazione tale invitante proposta economica. La vicinanza
della biblioteca Maiuri agli scavi offre alla città nuova un valore aggiunto.
tristezza.. io capisco pure che tutte le cose non sono eterne e prima o poi, un pezzetto qui e un pezzetto là, se ne vanno.. e però se sono cose uniche al mondo come Pompei uno sforzo in più penso si dovrebbe fare.. così come le belle gallerie di Napoli. Non conoscevo la storia di Maiuri.. spero che il suo 'tesoro' non vada in altre mani anche se mi pare che qui, a Napoli come a Roma, forse Milano ecc. in assenza di fondi per le cose serie si cerchi di gettare fumo negli occhi pensando alle caxxate.. come le bancarelle.. o a sfrattare chi ha rimesso in moto, occupandoli, vecchi cinema e teatri!!
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