HA ESORDITO NELL’ORGANO DEL PCI, DOVE MILITAVA NELLA
CORRENTE MIGLIORISTA E MAOISTA. POI IL PASSAGGIO A REPUBBLICA E LA FONDAZIONE
DE IL RIFORMISTA. E’ STATO ANCHE SENATORE NELLE FILA DELLA MARGHERITA
L’attività giornalistica di un individuo può essere
considerata lo specchio dell’evoluzione (o involuzione) delle sue idee
politiche. Come Telese
che dal Manifesto è finito a lavorare per Mediaset, così anche un altro ex
comunista, Antonio Polito, si è lentamente spostato al centro. Certo, rispetto
al primo lui ha sempre fatto parte della corrente “migliorista” del Pci, quella
che per intenderci era meno intransigente e più incline al compromesso e
all’inciucio, e non è passato come altri (per ora) a lavorare per le aziende di
proprietà di colui che ritiene il comunismo il male assoluto. Diciamo che
Polito è opportunamente “morto democristiano”, come buona parte di quelli di
destra e sinistra della sua generazione.
DA MAO AL CORSERA – Nato a
Castellammare di Stabia l’11 maggio 1956, dopo aver conseguito la maturità
classica, Antonio Polito comincia la sua militanza politica nel gruppo maoista
Unione dei Comunisti Italiani.
Inizia la sua attività giornalistica presso la redazione
napoletana de l'Unità, per cui lavora dal 1975 al 1982, avvicinandosi alla
corrente politica del migliorismo. Nel 1982 lascia Napoli per assumere
l'incarico di responsabile dell'inserto regionale dell'Emilia-Romagna, venendo
poco dopo chiamato alla sede romana del quotidiano.
Nel 1988 passa a la Repubblica, di cui resta vice-direttore
di Eugenio Scalfari prima e di Ezio Mauro poi. Responsabile dell'edizione
on-line del quotidiano e corrispondente da Londra, nel 2002 lascia la testata
per fondare e dirigere Il Riformista, giornale della sinistra moderata (che lui
ha definito "arancione").
Il 30 dicembre 2010, in vista di un cambio di proprietà del
giornale, annuncia le sue dimissioni da direttore del Il Riformista. Giornale
che chiuderà dopo due anni. Da gennaio 2011 è editorialista del Corriere della
Sera.
LA CARRIERA POLITICA - Nel
2006, in vista delle elezioni politiche, si candida come senatore con la
Margherita e viene eletto nella circoscrizione Campania. Nella XV legislatura
ricopre l'incarico di segretario della III Commissione Permanente del Senato
della Repubblica, Affari Esteri, Emigrazione. Le sue iniziative legislative si
sono sempre concentrate su temi di attualità, tra cui il famoso Ddl contro i
“Fannulloni” della Pubblica Amministrazione e l'uso delle intercettazioni
telefoniche.
Nel 2007 viene eletto segretario cittadino de la Margherita
a Napoli. Nel 2008, nonostante le richieste della Margherita, rifiuta di
ricandidarsi al Senato tornando a dirigere "Il Riformista" che aveva
lasciato durante l'esprienza parlamentare.
Fa parte di numerosi think-tank ed associazioni
internazionali, tra i quali "Policy network", Aspen Institute e
"Les Progressistes".
L’unico progressismo che lui ha conosciuto, però, è quello
della sua carriera.
(Fonte: Wikipedia)
beh guarda, pure Ferrara era un sessantottino, guarda adesso...
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