VIENE DATO ANCH’EGLI VICINO AL NUOVO CENTRODESTRA. COMUNQUE
E’ DA TEMPO CHE NON VEDE BERLUSCONI
Potrebbe allungarsi ulteriormente la già
lunga lista dei fedelissimi di Silvio Berlusconi che lasciano Forza Italia.
Personaggi vicini al Cavaliere da sempre, i quali, anche per salvare la
poltrona, oltre che per mere questioni “ideologiche” si sono defilati dal
ritorno del partito tricolore. A loro si potrebbe annoverare anche Cesare
Previti, il quale non interviene più alle riunioni forziste. Tantomeno si fa
vivo ad Arcore o a Palazzo Grazioli. E non solo «Cesarone» latita, ma l’intero
mondo previtiano brilla per la propria assenza dalle adunanze forziste. L’altro
ieri, ad esempio, Tajani ha riempito l’Hotel Parco dei Principi con signore
inguainate e attempati esponenti del «generone» romano per la gioia di
Berlusconi, che non si aspettava tutta quella gente disposta a sorbirsi le sue
disgrazie. Ma dell’ex ministro, ras della Roma «pariola», nemmeno l’ombra.
ANCHE LUI ORBITEREBBE INTORNO AL NCD
- Trapela così notizia che pure lui se ne sia andato. Senza pubblici proclami,
ha detto ciao a Forza Italia e al suo leader: ora gravita dalle parti di
Alfano, dove la circostanza viene confermata, in verità con un certo pudore:
Previti non è, specie in campagna elettorale, il miglior biglietto da visita
per un partito che voglia puntare sulla legalità (6 anni di carcere incassati
per la vicenda Imi-Sir, e uno «stage» ai servizi sociali per il «Lodo
Mondadori»).
Però contano i fatti. E questi fatti documentano il nuovo
traumatico congedo dal giro stretto berlusconiano dopo il licenziamento della
storica segretaria Marinella, dopo l’addio tormentato del portavoce Bonaiuti,
dopo lo strappo politicamente doloroso di Bondi. Primo: già da novembre il
cognato di Previti, onorevole Sammarco, si era unito alle «stampelle della
sinistra» (amabile definizione che Berlusconi dà degli alfaniani). La circostanza
non sfuggì al «Foglio» e a Berlusconi medesimo. Secondo, l’intero clan
previtiano si sta battendo con molta energia per un’affermazione Ncd nel Centro
Italia, dove capolista è la ministra Lorenzin. Terzo, nella fitta rete dei
colloqui privati il capo-clan non lesina critiche anche severe al suo amico
Silvio. Gli rimprovera errori da matita blu.
I MOTIVI DELLA DIASPORA -
Anzitutto Previti contesta l’intera linea difensiva adottata da Ghedini e da
Longo nei confronti del loro assistito: troppa inutile conflittualità coi
magistrati che tanto, come si è visto, hanno il coltello dalla parte del
manico. Ciò detto, l’ex ministro della Difesa non vede un costrutto logico
nella scelta di andare all’opposizione. Al posto del Cav, lui mai si sarebbe
sfilato dal governo Letta, avrebbe continuato a tenere le mani in pasta perché
contare poco (nella sua visione molto pragmatica) è sempre meglio che contare
nulla. Cose dette personalmente a Berlusconi nell’ultima rimpatriata, presente
Dell’Utri, che risale a fine ottobre.
Non risulta che da allora si siano più confrontati. Oggi
sarebbe impossibile, in quanto Previti è pregiudicato, dunque appartiene
esattamente a quella categoria di soggetti che Berlusconi non deve frequentare,
per ordine del Tribunale di sorveglianza. Nel frattempo, le rispettive strade
si sono separate.
(Fonte: La
Stampa)
beh il salto della quaglia è sport nazionale in Italia...
RispondiEliminail venditore di fumo sara' sempre piu' solo .
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