IL PRIMO INTERVENTO E’ STATO EFFETTUATO A TORINO NEL 2005.
GLI INTERVENTI SONO MUTUABILI
Sono circa 1.100 gli italiani che da quando la pratica è
stata introdotta nei nostri ospedali hanno cambiato sesso attraverso interventi
mutuabili, cioè senza spendere un euro. Il primo intervento è stato registrato
a Torino, dove un uomo è diventato donna nel 2005. Quali sono le città dove si
registra il maggior numero di interventi?
ROMA E TRIESTE IN TESTA - Sono
Roma e trieste le "capitali" italiane del cambio di sesso. E' lì che
si è svolta la maggior parte degli interventi che hanno trasformato uomini in
donne e donne in uomini. Esattamente, se ne contano 333 all'ospedale San
Camillo della Capitale e 332 al Centro per la diagnosi e la terapia dei
disturbi d'identità di genere del capoluogo friulano.
Dopo Roma e Trieste seguono per numero di interventi il
Policlinico di Napoli con 250, il Cidigem di Torino con 80, il Policlinico di
Bari e il Sant'orsola di Bologna con 50 ciascuno e il Policlinico di Pisa con
25.
LA PRASSI - La procedura è
lunga e complessa e "porta via" dai due ai tre anni. Prevede un anno
almeno di terapia psicologica e ormonale e con il via libera degli specialisti
si deve poi ottenere l'autorizzazione del tribunale all'intervento. La parte
chirurgica è diversa a seconda dei casi: se per passare da maschio a femmina
occorrono un paio di interventi chirurgici, nell'altro caso possono essere
necessarie anche cinque operazioni differenti per rimuovere utero, ovaie e seno
e quindi procedere a falloplastica e protesi del pene. Interventi che, se
svolti non con la mutua, arrivano a costare in media sui 15mila euro.
Alla fine, comunque, tutto risulterà modificato e non solo
anatomicamente, con la rettifica anagrafica su tutti i documenti tranne il
casellario giudiziario e il certificato integrale di nascita.
(Fonte: Libero)
Sicuramente sono scelte estremamente sofferte sia sul piano fisico che psicologico. E ancora non si muove nulla di veramente importante per dare la giusta dignità e valore a tali innegabili esigenze umane e che altro non chiedono se non di essere viste come facenti parte di quella "Normalità" tuttora negata da ipocrisia bacchettona e retrograda.
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