LA MULTINAZIONALE PREVEDE UNA RIORGANIZZAZIONE, CHE
COMPORTERA’ 100 LICENZIAMENTI NELLA SOLA LOMBARDIA. EPPURE L’ANNO SCORSO HA
FATTURATO 70 MILIONI DI UTILI
“Coca cola, sì, Coca cola a me mi fai morire” dice una nota
canzone di Vasco. Una frase che può essere adatta alla ulteriore morte del
lavoro che la multinazionale americana provocherà in Italia, con i suoi 350
licenziamenti. Tagli all’occupazione sparsi in tutta Italia, di cui un
centinaio nella sola Lombardia e un altro centinaio a Campogalliano, nel
modenese. E pensare che la società ha fatturato nel 2013 ben 70 milioni di euro
e ha sempre dichiarato il nostro Paese come strategico per i suoi investimenti.
Come avevano anche ribadito ai Sindacati il 16 luglio. La multinazionale vuole
trasferirsi a Sofia, in Bulgaria.
LA DENUNCIA DEI SINDACATI - L’apertura
di questa procedura – denunciano in una nota Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil di
Milano - è "un fulmine a ciel sereno che si è abbattuto sui dipendenti
Coca Cola. Lo stesso 16 luglio, alle quattro della mattina - riferiscono le
organizzazioni dei lavoratori - le
organizzazioni sindacali e la direzione Coca Cola sottoscrivevano l’accordo
integrativo di Gruppo, in cui oltre ad un premio totale di circa 6.000 euro per
il periodo 2014-2016, si affermava che è intenzione dell’azienda consolidare
l’occupazione nel nostro paese, ritenuto strategico dal Gruppo Coca
Cola".
"Solo poche ore dopo - spiegano ancora Cgil Cisl e Uil
- alle quattro del pomeriggio dello stesso 16 luglio, quelle affermazioni
perdevano ogni senso e l’azienda dimostrava la sua schizofrenia: il nostro
paese cessava di essere strategico e il consolidamento dell’occupazione
diventava un miraggio, dal momento che il Gruppo Coca Cola comunicava
l’intenzione di licenziare più di 300 dipendenti". "Struttura
produttiva, assistenza tecnica, sede amministrativa e ora struttura commerciale
sono state fortemente ridimensionate, e non c’è alcun segnale che sia finita
qui! E’ evidente - riferiscono ancora i sindacati - che Coca Cola non considera
più strategico il nostro paese, o quanto meno non ritiene più opportuno
reinvestire in termini occupazionali una parte di quegli utili che ogni anno
l’Italia garantisce al Gruppo di Atlanta.
"Pochi anni fa il Governo italiano decise di introdurre
la famosa 'tassa sulle bollicine'. Coca Cola, con il sostegno fermo e convinto
delle organizzazioni, persuase il Governo che l’introduzione di quella tassa
avrebbe messo a rischio l’occupazione in Italia. Risultato finale: la tassa è
stata ritirata ma l’occupazione è diminuita sensibilmente con un corrispondente
aumento degli utili". "Come se tutto ciò non bastasse - concludono le
sigle sindacali - la direzione Coca Cola ha dichiarato l’indisponibilità a ritirare
la procedura di licenziamento, limitandosi a qualche generico e fumoso impegno
a ricercare strumenti non traumatici per gestire i licenziamenti, e facendo
riferimento semplicemente ad esigenze di pragmatismo, irrispettose del destino
di centinaia di lavoratrici e lavoratori".
(Fonte: Contropiano)
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