lunedì 4 agosto 2014

LA COCA COLA IN ITALIA SI SFIATA: PRONTI 350 LICENZIAMENTI

LA MULTINAZIONALE PREVEDE UNA RIORGANIZZAZIONE, CHE COMPORTERA’ 100 LICENZIAMENTI NELLA SOLA LOMBARDIA. EPPURE L’ANNO SCORSO HA FATTURATO 70 MILIONI DI UTILI

“Coca cola, sì, Coca cola a me mi fai morire” dice una nota canzone di Vasco. Una frase che può essere adatta alla ulteriore morte del lavoro che la multinazionale americana provocherà in Italia, con i suoi 350 licenziamenti. Tagli all’occupazione sparsi in tutta Italia, di cui un centinaio nella sola Lombardia e un altro centinaio a Campogalliano, nel modenese. E pensare che la società ha fatturato nel 2013 ben 70 milioni di euro e ha sempre dichiarato il nostro Paese come strategico per i suoi investimenti. Come avevano anche ribadito ai Sindacati il 16 luglio. La multinazionale vuole trasferirsi a Sofia, in Bulgaria.

LA DENUNCIA DEI SINDACATI - L’apertura di questa procedura – denunciano in una nota Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil di Milano - è "un fulmine a ciel sereno che si è abbattuto sui dipendenti Coca Cola. Lo stesso 16 luglio, alle quattro della mattina - riferiscono le organizzazioni dei lavoratori -  le organizzazioni sindacali e la direzione Coca Cola sottoscrivevano l’accordo integrativo di Gruppo, in cui oltre ad un premio totale di circa 6.000 euro per il periodo 2014-2016, si affermava che è intenzione dell’azienda consolidare l’occupazione nel nostro paese, ritenuto strategico dal Gruppo Coca Cola". 
"Solo poche ore dopo - spiegano ancora Cgil Cisl e Uil - alle quattro del pomeriggio dello stesso 16 luglio, quelle affermazioni perdevano ogni senso e l’azienda dimostrava la sua schizofrenia: il nostro paese cessava di essere strategico e il consolidamento dell’occupazione diventava un miraggio, dal momento che il Gruppo Coca Cola comunicava l’intenzione di licenziare più di 300 dipendenti". "Struttura produttiva, assistenza tecnica, sede amministrativa e ora struttura commerciale sono state fortemente ridimensionate, e non c’è alcun segnale che sia finita qui! E’ evidente - riferiscono ancora i sindacati - che Coca Cola non considera più strategico il nostro paese, o quanto meno non ritiene più opportuno reinvestire in termini occupazionali una parte di quegli utili che ogni anno l’Italia garantisce al Gruppo di Atlanta.
"Pochi anni fa il Governo italiano decise di introdurre la famosa 'tassa sulle bollicine'. Coca Cola, con il sostegno fermo e convinto delle organizzazioni, persuase il Governo che l’introduzione di quella tassa avrebbe messo a rischio l’occupazione in Italia. Risultato finale: la tassa è stata ritirata ma l’occupazione è diminuita sensibilmente con un corrispondente aumento degli utili". "Come se tutto ciò non bastasse - concludono le sigle sindacali - la direzione Coca Cola ha dichiarato l’indisponibilità a ritirare la procedura di licenziamento, limitandosi a qualche generico e fumoso impegno a ricercare strumenti non traumatici per gestire i licenziamenti, e facendo riferimento semplicemente ad esigenze di pragmatismo, irrispettose del destino di centinaia di lavoratrici e lavoratori". 

(Fonte: Contropiano)

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