DIETRO DI LORO IL VUOTO, CON LA LEGA CHE RECUPERA QUALCHE
VOTO, TSIPRAS E NCD PRENDONO QUALCHE SEGGIO
E così, anche a questo giro le tanto attese, accese e discusse
elezioni europee sono terminate. Fortunatamente aggiungerei, visto che la
campagna elettorale in Tv è stata estenuante e a tratti anche ridicola e
scadente. Del resto non poteva essere altrimenti, visto che i tre leader dei
partiti principali puntano tutto sulla comunicazione. Non sono mancate le
sorprese a livello nazionale, mentre a livello europeo complessivamente
avanzano gli euroscettici, ma i filo-europeisti detengono ancora la netta
maggioranza.
E’ LA VITTORIA DI RENZI – E’
stata sicuramente la vittoria di Matteo Renzi, che ha portato il Partito
democratico a un successo mai conosciuto dalla sinistra: il 40,8% dei voti.
Sebbene, ormai, parlare di sinistra da quelle parti è fuori luogo. L’ex Sindaco
di Firenze ha senza dubbio intercettato diversi voti che prima andavano al
Cavaliere, ma anche qualche preferenza andata lo scorso anno a Grillo (un 3%).
Laddove aveva fallito lo scorso anno Pierluigi Bersani, è riuscito lui.
Riducendo i voti del Cavaliere alla stretta cerchia dei fedelissimi e facendo
recuperare al Pd qualche voto finito al M5S. D’altronde il voto di ieri
conferma quanto il popolo italiano si innamori facilmente del leader politico
di turno apparentemente iperattivo e risolutore, carismatico, effusore di
speranze e illusioni: Mussolini, Craxi, Berlusconi, Grillo e ora, appunto,
Renzi.
Le preferenze raccolte sono anche un voto di fiducia al
Governo che guida, che dopo queste elezioni si sente più scuro del proprio
operato e del percorso da intraprendere. Sebbene i suoi alleati siano quasi
evaporati, ad eccezione di Ncd e Udc, comunque “partiti nani” (poco più del
4%).
FLESSIONE PER GRILLO –
Qualcuno parla di sconfitta e di flop, forse esagerando. Il Movimento cinque
stelle ha fatto registrare una flessione di quasi 4 punti rispetto alle scorse
politiche (dal 25% al 21). Certo, ha deluso le aspettative di quanti credevano
in un nuovo boom e forse è stato anche bocciato da migliaia di elettori delusi
da questo primo anno in Parlamento.
Questa volta non ha funzionato del tutto il tour in giro per
l’Italia del comico genovese, che in una Piazza parlava bene degli ultras e in
un’altra della polizia; ora parlava di “peste rossa”, ora parlava di essere
l’erede di Berlinguer. Una campagna elettorale molto più populista di quella
dello scorso anno, quando, al contrario, doveva essere più concreta e
“istituzionalizzata”. I “Vaffa” ora devono essere messi da parte.
AL CAVALIERE NON RIESCE L’IMPRESA
– Nonostante una campagna elettorale estenuante di due mesi su tutte le reti
televisive e via telefonica in tutti i comizi di Forza Italia, a Berlusconi non
è riuscita l’impresa dello scorso anno; conservando così lo zoccolo duro del
suo elettorato. Certo, alcuni voti sono andati agli scissionisti del Nuovo
centrodestra che lo scorso anno non c’erano, ma diversi sono andati a Renzi. Il
Cavaliere ha fatto quello che poteva, considerando anche le restrizioni
giudiziarie. Ma i suoi soliti discorsi sulla Magistratura, sulla sinistra
liberticida, sul Golpe delle Borse, non sono serviti per attirare nuovi elettori.
Si conferma comunque ancora il Lìder maximo del
centrodestra, con la Lega che ha recuperato qualche voto grazie alla figura di
Matteo Salvini (6,16%); la mini coalizione Ncd-Udc se l’è cavata per un pelo
attestandosi al 4,38%; mentre a Fratelli d'Italia non è bastato l’aver
ripescato il vecchio simbolo di AN, totalizzando un 3,66%.
GLI ALTRI – Ce la fa per un
pelo L’Altra Europa con Tsipras, prendendo un 4,03%, mentre in Grecia il
partito del leader greco è risultato il primo partito attestandosi tra il 26 e
il 28 per cento delle preferenze. Sparita ormai Scelta civica, che presentatasi
insieme a Centro democratico e Fare, si è attestato su un misero 0,7%.
Evaporata anche l’Italia dei valori, che dall’8% dello scorso anno ora ha
ottenuto lo 0,66% delle preferenze. Spariti pure i Verdi, che non sono arrivati
all’1%.
COME SI DELINEA L’EUROPARLAMENTO
- A livello europeo invece si è verificata una forte avanzata degli
euroscettici un po’ ovunque, eccetto in Germania dove la Merkel (che incarna
l’Europa così com’è oggi) ha comunque retto, scendendo comunque al 36% (un -7
rispetto alle recenti politiche). Ma come cambia il Parlamento europeo in
termini di seggi?
Al contrario di quanto si possa pensare, non sarà
ingovernabile. Partendo dai filo-europeisti, vediamo il Ppe che rimane il primo
partito con 212 seggi (28,2%), seguito dal Pse con 186 (24,7%), dai
liberaldemocratici con 70 scranni (9, 3%), i verdi con 55 seggi (7,3%). Dunque
una maggioranza solida e stabile è garantita.
Veniamo alle altre forze più polemiche con l’Unione europea.
I Conservatori e riformisti europei di cui fanno parte tra gli altri i
"Tories" britannici e il polacco Legge e Giustizia, si piazzano
quinti con 44 seggi (5,8%). Il gruppo della Sinistra unita (cui aderisce la lista
Tsipras) avrà 43 seggi (5,73%).
Poi ci sono i tanto temuti euroscettici e anti-euro: il
partito più strutturato è costituito dal Gruppo Europa della libertà e della
democrazia di cui fa parte l'Ukip del britannico Nigel
Farage, diventato il primo partito nel Regno Unito con 36
seggi (4,7%). Nel gruppo dei "non
iscritti" che conta 38 seggi (5%) figurano il Fronte
Nazionale di Marine le Pen che è diventato addirittura il primo partito in
Francia, mettendo nei guai il già barcollante Hollande: la Lega, i partiti di
destra l’austriaco Fpo e l’olandese Pvv di Geert Wilders.
Infine ci sono gli “Altri”, al primo accesso
nell’europarlamento: il Movimento 5 Stelle, gli
anti-euro di Alleanza per la Germania, i neonazisti greci di
Alba Dorata, che in totale occupano 67 seggi (8,92%).
Insomma, la presenza di formazioni politiche non allineate e
oppositrici c’è e sarà anche insidiosa. Ma una maggioranza filo-europeista ha
comunque retto. In generale, comunque, non si può ignorare il fatto che tutti i
Paesi abbiano mandato in Europa, ove più, ove meno, partiti anti-euro.
Pertanto, una riflessione e un cambio di rotta si rende obbligatorio, per
evitare, tra cinque anni, risultati ancora più allarmanti.
adesso al lavoro..11 milioni di italiani ci credono....
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