LA NAVE, RICONVERTITA IN TRAGHETTO, E’ PARTITA DOMENICA
ALL’UNA E MEZZA DALLA GRECIA DIREZIONE ANCORA
Mentre è ancora in corso (e chissà ancora per quanto) il
processo relativo alla tragedia della Costa Concordia, che tra qualche
settimana compirà un triste terzo anniversario, un’altra tragedia si è
consumata nelle acque italiane o quasi; sulla sponda opposta a quella
dell’Isola del Giglio, nel Mar Adriatico. Questa volta non ci sono Comandanti
imprudenti e fuggiaschi, ma ad affondare la nave di turno, la Norman Atlantic,
riconvertita poi in traghetto, è stato un incendio. L’imbarcazione è partita
domenica notte alle 1.30 dal porto di Igoumenitsa, Grecia, diretta ad Ancona.
Ma qualcosa è andato storto: alle ore 4.30 nei pressi dell’isola greca di
Othonoi sono iniziate a divampare le fiamme. Dopo tre ore cominciano ad
arrivare i soccorsi, tra navi ed elicotteri. Lunedì alle 18.30 la nave San
Giorgio partita da Brindisi comincia ad accogliere i naufraghi. L’incendio
viene domato definitivamente un paio di ore dopo. Ieri poi è giunta un’altra
nave da Singapore. Il comandante Argillo Giacomazzi, già ribattezzato
l’anti-Schettino, è l’ultimo ad abbandonare la nave alle ore 14.05. Le vittime
sono ad oggi 11, tra cui tre italiani, di Procida. Sulla nave erano presenti
499 persone e ne mancano all’appello 179. La storia recente della Norman Atlantic
desta però sospetti su presunte responsabilità dei proprietari.
I TROPPI CAMBI DI NOME E PROPRIETA’
- Lo stato di salute della Norman Atlantic era stato certificato da Rina
Services - società del gruppo Rina, che cura i
servizi di classificazione navale, certificazione, verifica di conformità,
ispezione e testing . Dai controlli effettuati risultava in grado di navigare
in sicurezza. Il certificato di classe e il certificato sicurezza passeggeri
erano stati rinnovati nel luglio 2014. Rina Services scrive nella scheda della
Norman Atlantic che "secondo le informazioni in possesso di Rina la nave
non ha prescrizioni a carico". Costruita dai Cantieri Navali di Porto Viro
(Rovigo) nel 2009, la Norman Atlantic e' proprieta' della Visemar di
Navigazione srl di Porto Viro. In soli cinque anni la nave ha già cambiato nome
tre volte. Quando è stata varata il suo
nome era Akeman Street, poi era stato modificato in Scintu, a gennaio di
quest’anno era stata rinominata con Norman Atlantic
La nave risulta oggi di proprietà di Visemar di Navigazione.
Prima risultava noleggiata alla società T-Link, quindi a Siremar, poi a Gnv e a
Moby, quindi a LD Lines e più di recente a Caronte and Tourist. Sei cambi di
proprietà in soli cinque anni. Lo scorso
19 dicembre 2014, spiega Carlo Visentini, amministratore delegato della Visentini
Group, “il traghetto è stato sottoposto ai periodici controlli di funzionalità,
come previsto dalle procedure, nel porto di Patrasso. Controlli che hanno
confermato lo stato di piena
funzionalità della nave”. L’armatore conferma
comunque che nel corso delle verifiche era stato riscontrato un lieve
malfunzionamento di una delle porte tagliafuoco, la numero 112, situata al
ponte numero 5, ponte sovrastante a quello da dove sembrerebbe, con le
informazioni finora disponibili, essersi sviluppato l’incendio. “Ma è stato
immediatamente eliminato a soddisfazione degli organi ispettivi competenti e la
nave ha potuto prendere servizio”. Sul Norman Atlantic, conclude l’armatore,
“vi sono un totale di 160 fra porte e aperture tagliafuoco”.
Tra le cause dell’incendio al momento si ritiene che sia
scoppiato nell’area garage trasformando la nave in un inferno di fiamme e fumo.
Secondo quanto riferito da alcuni camionisti dei Tir stipati nella stiva della
nave, “la parte alta dei mezzi pesanti faceva attrito col soffitto del garage,
i tir erano carichi di olio e schiacciati come sardine, ballavano per le onde
alte”, hanno detto al telefono al quotidiano greco To Vimae e riportato da Il
Fatto: “Facile che una scintilla sia partita da lì”.
LE TROPPE DOMANDE - Ancora
una volta è stato provato che la ricerca
del profitto, da parte degli armatori, è incompatibile con la sicurezza in
mare, è incompatibile con le misure necessarie per proteggere la vita in mare.
E’ evidente, che i naufragi, gli incendi, ecc, sono causati dalle gravi omissioni sulla
sicurezza della navigabilità che producono gravi conseguenze per passeggeri e
equipaggi.
L’incendio scoppiato all'alba di Domenica 28 dicembre 2014,
nel garage della nave «NORMAN ATLANTIC» - battente bandiera italiana, di
proprietà di «Visemar DI NAVIGAZIONE SRL», che è stata noleggiata dalla
società greca ANEK- ha messo a rischio
la vita dei 478 passeggeri e uomini dell’equipaggio.
Questo ulteriore disastro impone seri interrogativi, a cui
rispondere con precisione e la necessità di verificare rigorosamente se vi sia
stato il rispetto delle norme di sicurezza della navigazione e di tutela della
vita umana in mare.
In primo luogo, quali sono le vere cause dell'incendio, se i
mezzi antincendio erano efficienti, se erano presenti le paratie antincendio
della nave e perché non è stato possibile contrastare l’incendio dall’inizio?
In secondo luogo, dato che qualsiasi ritardo in caso di
incendio comporta enormi rischi per la vita delle persone a bordo, perché,
anche se l'incendio è scoppiato circa alle 4:00 di Domenica 28 dicembre, sono
stati portati sulle scialuppe solo 150 passeggeri? Lasciando a bordo un gran numero di
passeggeri pur essendo in una zona (al largo di Corfù), dove,
nonostante le specifiche condizioni meteorologiche avverse (senza
esagerazioni), sarebbero potute intervenire con tempestività, nelle operazioni
di salvataggio, velieri, navi da guerra, rimorchiatori e elicotteri off-shore?
In terzo luogo, qual è la storia della nave? Se è stata
riconvertita in un traghetto, è giustificata la presenza di un numero così
grande di passeggeri e veicoli? La struttura della nave era adeguata? Gli strumenti di salvataggio erano sufficienti? E hanno funzionato?
In quarto luogo, cosa c’è dietro le ispezioni della nave,
come sono state affrontate le osservazioni fatte durante l’ispezione del 19
dicembre 2014 dall'Autorità Portuale di Patrasso? Osservazioni che erano molto
gravi per quanto riguarda la navigabilità della «NORMAN ATLANTIC» e che sono
disponibili sul sistema "EQUASIS" www.equasis.org.
IL PUNTO DI VISTA DEI VIGILI DEL
FUOCO - Sull'incendio che ha devastato la nave Norman Atlantic dicono la
loro dei soggetti troppe volte inascoltati: i vigili del fuoco. Qui di seguito
una nota emessa dalla Usb dei Vigili del Fuoco sulla vicenda:
"Sono anni che
nel nostro paese assistiamo ad incidenti di navi o traghetti che transitano in
una penisola dove il 90% è circondata da acque. Eppure ogni volta siamo sempre
a partire dall’abecedario.
Come vigili del fuoco
ci confrontiamo ogni giorno con problemi vecchi in materia di soccorso a mare,
ogni incidente si parte sempre dall’inizio, si gestisce alla meno peggio il
soccorso alle persone dopodiché tutto ricade nel dimenticatoio, nessuno che
parla di prevenzione e soccorso a mare nel nostro paese.
Ma ce di più nel
nostro paese circondato da acque e ricco di fiumi il governo ha pensato bene di
ridurre le attività marittime dei vigili del fuoco chiudendo nuclei su nuclei
dai sommozzatori ai portuali!.
Perché il corpo
nazionale non è interessato nei collaudi delle navi che traghettano persone e
beni?
Perché non è il
Dipartimento ( ?) che decide quali sono i sistemi antincendio sulle navi?
In Italia ci sono
centinaia di enti che sono responsabili della sicurezza delle navi nessuno
responsabile della sicurezza dei passeggeri e dei loro beni
Il Corpo Nazionale è
di fatto messo in ginocchio dalla politica del risparmio che ha messo in piedi
un progetto di abbandono da parte dei V.F. delle unità navali di grandi dimensioni
e di stipula di convenzioni inerenti gli interventi in mare con le Capitanerie
di Porto.
Ricordiamo che il
personale VF imbarcato su mezzi navali di altri enti (CP o altro), in caso di
necessità, non avranno garantita un'alimentazione idrica adeguata o
un'erogazione sia dinamica che quantitativa di schiuma ora presente sulle
grandi unità VF.- in altura, le imbarcazioni traghettatrici non potranno far
fronte alla ricarica degli autoprotettori o delle bombole SMZT garantendo il
ripristino di tali dispositivi- nel caso di interventi antiaffondamento in
altura, le dotazioni e le pompe di esaurimento dei mezzi traghettatori non
riusciranno a garantire i volumi di aspirazione necessari - non sono presenti a
bordo dei mezzi navali di altri enti gru o altri impianti di sollevamento per
issare a bordo di una nave incidentata i materiali VF o per recuperare
eventuali relitti.
E’ utile sottolineare
che molto presto verrà chiuso definitivamente il nucleo sommozzatori di
Brindisi la struttura portuale in una zona dove è altissimo il numero di
traghetti in transito specie durante l’estate.
Come USB VVF ci
chiediamo chi ha autorizzato dopo una certa data l’aumento di passeggeri o di
mezzi imbarcati, chi ha effettuato il collaudo antincendio. Semplicemente
perchè se avesse funzionato l’impianto interno antincendio non avremmo
assistito a quelle fiamme e quel fumo attaccato solo dall’esterno della nave,
con quelle condizioni metereologiche, avremmo visto attenuarsi piano piano sia
le fiamme che il fumo!"
Affermiamo con
elementi certi e cognizione di causa che la tanto conclamata sicurezza della
navigazione marittima conclamata sulla carta dalle autorità italiane non esiste.”
ma infatti, certe cose raramente succedono per caso.. spero accertino le responsabilità, non è possibile viaggiare -nel Mediterraneo! non nell'oceano- con queste insicurezze!
RispondiEliminaSembra che la tratta Patrasso-Ancona (con fermata in Albania) sia super-frequentata dai clandestini!! Mi dispiace per i morti, ma adesso le autorità dovranno, per forza, controllare (e comunque ci sono 3 paesi coinvolti, non solo l'Italia, ma anche la Grecia e l'Albania). Helena [www.ilraggiodiluce.net]
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