IN POLE PADOAN, CASSESE E FINOCCHIARO
Sarà uomo? Sarà donna? Un economista? Un politico di lungo
corso? Uno che con la politica non c’entra niente? Sarà alto? Sarà basso? Avrà
gli occhiali? Porta il cappello? I baffi? Ormai sta assumendo le sembianze del
gioco da tavola cult anni ’80-‘90 “Indovina chi?” la caccia al successore di
“Nonno Simpson” Giorgio Napolitano come Presidente della Repubblica. Ad oggi
sono addirittura 29 i nomi che circolano, tra politici, economisti e outsider. Un
valzer di nomi che supera di gran lunga quello già
corposo di quasi due anni fa, quando
poi la Casta scelse di auto-difendersi dalle istanze di cambiamento
palesate dagli italiani con il voto alle politiche riconfermando Napolitano. Allora
vediamo quali sono i nomi che circolano (per diversi di loro troverete anche un
link contenente qualche chicca del passato).
UN POLITICO - Sei i segretari
della Ditta Pd, da Bersani
a D'Alema,
da Fassino
a Veltroni,
passando per Franceschini e finendo a Epifani, perché sì, persino l'ex leader
della Cgil, non si sa mai, coltiva la fiammella. Quattro i cattolici:
Castagnetti, Casini,
Mattarella, Gentiloni,
in ordine crescente di probabilità.
UNA POLITICA - Cinque sono le
donne: il
ministro della difesa Roberta Pinotti; la presidentessa della Camera con
cottage a Castelporziano Laura
Boldrini; la solita candidata radicale dal 1999 Emma
Bonino; la vice presidente della Consulta Marta Cartabria e Anna
Finocchiaro che, grazie al lavoro in commissione Riforme costituzionalie la
sua longevità
parlamentare, nel gruppo rosa è quella piazzata meglio.
GLI ECONOMISTI – Poi ci sono
gli autorevoli economisti, un mazzo di quattro carte dal quale pare uscirà
molto probabilmente l’asso: Mario Draghi, Pier Carlo Padoan, Raffaele Cantore e
Sabino Cassese.
GLI OUTSIDER – Poi ci sono
quelli che non rientrano in nessuna delle tre categorie succitate, ma
rappresentano outsider, perché completamente estranei alla politica o perché
sono ritenute figure autorevoli superpartes: due i personaggi del mondo della
cultura, Renzo Piano e Riccardo Muti; tre le «riserve della Repubblica», Romano
Prodi, Gianni Letta e Giuliano Amato. A completare l'elenco un gruppo di
eterogenei aspiranti, accumunati solo dalle scarse possibilità. Ecco il
presidente del Senato, Grasso, seconda carica della Repubblica e futuro
supplente, candidato per forza. Ecco i giornalisti Vittorio Feltri e Piero
Ostellino. C'è pure un ex calciatore del Milan, Franco Baresi. E c'è ancora Stefano
Rodotà, che piace solo ai grillini.
LE POSSIBILI DINAMICHE - Nomi
buttati là, nomi civetta, nomi già bruciati. In tutto sono ventinove e potrebbe
benissimo essere uno dei sopra citati. Ad esempio, Padoan. Il ministro
dell'Economia è partito in sordina, poi negli ultimi giorni è scattato con
forza. Elogiato dal capo dello Stato uscente, invitato da Matteo Renzi «per
fraternizzare» all'assemblea dei parlamentari del Pd, gradito
all'estabilishment internazionale, in buoni rapporti con Draghi. Forza Italia
però, come sostiene Maurizio Gasparri, «ha il coltello dalla parte del manico»,
non appare entusiasta e non ha digerito la sua legge di Stabilità. Senza
contare che il premier potrebbe avere difficoltà a separarsi dal suo ministro
dell'Economia. E poi all'elezioni mancano almeno 45 giorni: la volata di Padoan
è partita troppo presto?
Stando alle parole di Renzi, sembrerebbe proprio di sì: «Il
presidente lo si sceglie quattro giorni prima della seduta congiunta delle
Camere, non con parecchie settimane di anticipo. Non dimentichiamoci come uscì
il nome di Napolotano nel 2006». Cioè all'ultimo minuto, dopo una serie di veti
incrociati e di cadute eccellenti. Insomma, «è inutile dilettarsi con gli
identikit, il dialogo tra i partiti comincerà quando sarà il momento
opportuno». Nel frattempo Matteo registra la volontà di intesa espressa da
Silvio
Certo, i piccoli cercano di organizzarsi. M5S, Lega e
Fratelli d'Italia potrebbero trovare improvvise convergenze, Scelta Civica, Per
l'Italia e Centro democratico hanno firmato un «patto di consultazione» per far
pesare i loro 50 grandi elettori. Cosi anche il lancio di Pierluigi Bersani e
Mario Draghi da parte di Mario Mauro viene considerato come una manovra di
disturbo. Che infatti Giovanni Toti blocca subito: «Sicuramente è un nome che
ha un curriculum, come Amato, ma credo Draghi stia facendo un ottimo lavoro alla
Bce e sarebbe controproducente chiedergli di lasciare anzitempo l'incarico».
Vedremo quale tessera dell’Indovina chi? istituzionale
resterà in piedi. A giocare sono soprattutto Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, il
che non lascia ben sperare…
Giorgio Napolitano bocciato da 8 votanti su 10.
(Fonte: Il
Giornale)
INDOVINA CHI??
RispondiEliminaci son tutti gli elementi per il gioco
vedremo cosa succede...