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mercoledì 15 febbraio 2012

CON IL PROCESSO ETERNIT SI RICONOSCONO PER LA PRIMA VOLTA I DANNI PROVOCATI DALL’AMIANTO, MA RESTA LA RABBIA PER BAGNOLI E RUBIERA


DIRIGENTI CONDANNATI SOLO PER LE SEDI PIEMONTESI DI CAVAGNOLO E CASAL MONFERRATO, MENTRE PER QUELLA NAPOLETANA ED EMILIANA I REATI SONO PRESCRITTI

Sentenza storica quella di lunedì a Torino, espressa dal Pm Raffaele Guariniello per quanto concerne il Processo Eternit: il tribunale del capoluogo piemontese ha condannato in primo grado a 16 anni di carcere il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, 65 anni, e il barone belga Louis De Cartier, 91 anni. Il capo d'accusa conteneva un elenco di 2.191 morti e 665 malati di patologie causate dall'amianto per le condizioni degli stabilimenti di Cavagnolo (Torino) e Casale Monferrato (Alessandria).
Alcuni parenti delle vittime sono scoppiati in lacrime alla lettura della sentenza di condanna. Trattasi di una sentenza storica giacché per la prima volta si riconoscono i danni provocati dall’amianto, non facilmente individuabili visto che emergono a distanza di decenni, anche dopo 40 anni. Un minerale che, nell'ultimo secolo, è stato impiegato alacremente per proteggere le case dal calore e dal rumore, isolare caldaie, costruire i freni delle auto, intrecciare corde, potenziare vernici; un'industria che ha dato da vivere a decine di migliaia di persone in tutto il mondo, ma che alla fine ha provocato una strage perché le fibre si sono rivelate un killer che non perdona.
In realtà il mondo operaio e civile tutto esulta a metà. Non hanno difatti ottenuto uguale giustizia le vittime di altre due sedi in contatto con l’amianto: Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli), per i quali i giudici hanno dichiarato di non doversi procedere perché il reato è prescritto. Per questi due stabilimenti i reati si sono verificati tra gli anni ’60 e ’80. Mentre per le due sedi piemontesi che hanno ottenuto giustizia, i due reati partono dal 1999.