domenica 2 ottobre 2011

TANGENTOPOLI ALLA PARMIGIANA


LA RICCA ED EFFICIENTE CITTADINA EMILIANA TRAVOLTA DA DIVERSI SCANDALI RELATIVI ALLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Tangentopoli non si è mai fermata. Anzi è addirittura peggiorata. Se prima “le mazzette” andavano a beneficio di tutto il partito, adesso finiscono nelle tasche di pochi che si arricchiscono individualmente. Sindaci, assessori, dirigenti, sfruttano la propria posizione per spillare soldi a imprenditori in cambio di appalti. Una corruzione diffusa da Nord a Sud, e trasversale tra i principali partiti.
Lo sa bene anche la comunità parmense, la cui pubblica amministrazione, solitamente efficace e impeccabile, dallo scorso anno è stata protagonista di diversi casi di corruzione. La costante mobilitazione dei parmensi, che nulla ha da invidiare agli “Indignados” spagnoli, ha costretto il Sindaco Pietro Vignali (Pdl, in carica dal 2007) alle dimissioni. Per le opposizioni, la sua Giunta lascia in eredità ai cittadini di Parma un buco di bilancio stimato tra i 500 e i 600 milioni, per effetto del giochino delle “derivate”. Lo stesso che a livello globale ha provocato la drammatica recessione del 2007. Per la quale stiamo ancora pagando un caro prezzo…
Vediamo, in ordine cronologico, i tre scandali giudiziari che hanno travolto la pubblica amministrazione di Parma, finanche la Giunta di Vignali.

OPERAZIONE GREEN MONEY – L’inchiesta Green money è divisa in due parti. A giugno dello scorso anno la prima tranche dell’operazione aveva portato in carcere 3 imprenditori e un funzionario di Enia, per il pagamento di mazzette per diverse migliaia di euro. Le indagini della polizia tributaria e coordinate dal pm Paola Dal Monte riguardano la correttezza degli appalti per l’esecuzione di opere di manutenzione dei parchi pubblici, le quali venivano assegnate a prezzi rialzati, e il surplus veniva usato dagli imprenditori per pagare tangenti.
Il 24 giugno di quest’anno la seconda tranche. Sono state eseguite 11 ordinanze di custodia cautelare per le tangenti legate alla manutenzione dei parchi pubblici. Tra le ipotesi di reato il peculato. La Guardia di finanza ha portato in carcere il comandante della polizia municipale Giovanni Maria Jacobazzi, e altri 2 dirigenti del Comune: Carlo Iacovini direttore marketing e Manuele Moruzzi del settore Ambiente. In manette anche 6 imprenditori, un investigatore privato e un dirigente della multiutility Iren, ex Enia. Le Fiamme gialle hanno perquisito gli uffici comunali e il comando della polizia municipale.

LO SCANDALO DELLE MENSE SCOLASTICHE – Qualche giorno fa, il 26 settembre,l’assessore Giovanni Paolo Bernini è stato arrestato all’alba dalla Guardia di Finanza. Insieme a lui il blitz delle fiamme gialle ha portato all’arresto di altre tre persone: uno stretto collaboratore dell’assessore ai servizi educativi della giunta Vignali, Paolo Signorini, e due imprenditori, il piacentino Mauro Tarana e il parmigiano Antonio Martelli.
L’assessore, che in passato era stato assistente dell’ex ministro delle infrastrutture Pietro Lunardi, è accusato di corruzione e tentata concussione in concorso con il suo braccio destro. L’assessore avrebbe “intascato una tangente di 8.000 euro per favorire la società Copra di Piacenza nell’assegnazione degli appalti per la ristorazione delle scuole pubbliche dell’infanzia ed elementari della città”. Secondo gli inquirenti, inoltre, Bernini avrebbe chiesto l’assunzione di un suo conoscente da parte della stessa ditta. A far scattare l’inchiesta è stata, all’inizio dell’anno, la denuncia da parte dell’amministratore delegato della Camst di una richiesta di denaro in cambio di una proroga per il contratto delle mense. Le intercettazioni hanno poi permesso di appurare i rapporti illeciti tra l’assessore, il suo braccio destro e gli imprenditori in manette. In un caso però il meccanismo sembra essersi inceppato: quando la Copra sbagliò nel compilare i moduli per l’assegnazione dei servizi di ristorazione del Duc, la direzione degli uffici comunali, impedendo all’appalto pilotato di andare in porto.

…E QUELLO DELL’OSPEDALE VECCHIO -  L’ultima tegola caduta in testa ai cittadini si chiama Ospedale Vecchio, per la cui riqualificazione la giunta comunale (precisiamo, per dovere di cronaca, quella di un anno fa, visti i numerosi cambiamenti degli ultimi mesi) avrebbe favorito la ditta di costruzioni Pizzarotti nell’aggiudicare l’appalto dei lavori in project financing e di aver predisposto in realtà una ristrutturazione dell’immobile anziché un restauro, come inizialmente previsto.
La Procura di Parma, quindi, vuole vederci chiaro, visto che i capi d’accusa sono molto pesanti. Al punto da chiedere il sequestro preventivo dell’Ospedale Vecchio, struttura di via D’Azeglio in fase di riqualificazione, ipotizzando i reati di abuso d’ufficio in concorso e la violazione dell’articolo 170 codice urbanistico per i membri della Giunta che firmarono la delibera 27 maggio 2010 numero 758 con cui è stata stipulata convenzione con l’impresa Pizzarotti per l’Ospedale Vecchio.
In poche parole, nonostante il piano di progetto presentato dalla Pizzarotti, sulla base del quale è stata selezionata, corrispondesse a 14 milioni e 800 mila euro, la giunta successivamente gli avrebbe dato l’autorizzazione ad aumentare le richieste alla stessa amministrazione. Inoltre, la convenzione con la Pizzarotti, infatti, prevede la ristrutturazione dell’Ospedale Vecchio e non il restauro, sottoposto a vincoli di conservazione e tutela molto più stretti.
Sono indagati, quindi, con l’accusa di abuso di ufficio e violazione della normativa sugli immobili di interesse storico tutti gli assessori dell’ormai ex giunta Vignali, che si erano dimessi circa due settimane fa: il vicesindaco Paolo Buzzi e gli assessori Giorgio Aiello, Davide Mora, Gianluca Broglia, Giuseppe Pellacini, Fabio Fecci, Paolo Zoni, Francesco Manfredi, Cristina Sassi, Lorenzo Lasagna e Luca Sommi, oltre a Gianpaolo Monteverdi, responsabile del procedimento che ha sottoscritto la convenzione, Paolo Pizzarotti e Aldo Buttini (suo braccio destro, ndr), della notissima impresa Pizzarotti che proprio all’Ospedale vecchio, attraverso un project financing, voleva realizzare un hotel. Progetto poi bloccato dallo stesso Vignali nei giorni scorsi, quasi come fosse una ripicca per il caos che è scoppiato in città dopo la scelta di bloccare la realizzazione della metropolitana, che sarebbe dovuta esser costruita dalla stessa Pizzarotti. Ironia della sorte, non risultano indagati né Pietro Vignali, sindaco dimissionario, né Giovanni Paolo Bernini, assessore all’istruzione finito in manette l’altro ieri con l’accusa di corruzione: proprio loro due, infatti, non erano presenti in giunta il giorno in cui si votò la delibera sull’Ospedale Vecchio.

Il Comune di Parma è ora sottoposto a commissariamento. E siamo sicuri che , dall’alto della sua concretezza e laboriosità, la cittadina emiliana saprà rialzarsi molto presto.


4 commenti:

  1. parmiggiana connection!

    Enzo

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  2. tutto il mondo è paese... mai frase più banale e più veritiera!!

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  3. altro che isola felice....è finita l'era Tanzi:))

    Luigi

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  4. L'Italia sta marcendo in ogni luogo.. Se non altro qui le persone hanno protestato davvero e li hanno mandati a casa!

    alessandra

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