PER UN GRAVE PEGGIORAMENTO DELLE CONDIZIONI DI SICUREZZA.
ERA L’ULTIMA ONG RIMASTA NEL PAESE, DOVE OPERAVA DA 22 ANNI
Si dovrebbe dire “piove sul bagnato”. Ma in Somalia non
piove mai. Come non bastasse la guerra civile in corso da oltre 40 anni che sta
martoriando il suo popolo. Il Paese africano è sempre più lasciato a se stesso,
con tutte le Organizzazioni umanitarie via via scappate in questi anni per le
quasi nulle condizioni di sicurezza. Ultima Medici senza frontiere, dopo 22
anni di attività.
IL COMUNICATO - "Dopo
aver lavorato senza interruzioni in Somalia dal 1991, l'organizzazione medico-
umanitaria Medici Senza Frontiere (Msf) annuncia oggi la chiusura di tutti i
suoi programmi nel Paese, come risultato dei gravi attacchi al proprio
personale in un contesto dove gruppi armati e autorità civili sempre più
sostengono, tollerano, o assolvono l'uccisione, l'aggressione e il sequestro
degli operatori umanitari". Lo dice una nota dell'Ong. Nei suoi 22 anni di
attività in Somalia, spiega ancora la nota, Msf ha scelto di "tollerare un
livello di rischio senza precedenti" e "di accettare grossi
compromessi ai propri principi operativi di indipendenza e imparzialità",
negoziando con "gruppi armati e autorità di tutte le parti
coinvolte", in nome degli "eccezionali bisogni medici nel
Paese". L'attuale situazione però, precisa il presidente di Msf
International Unni Karunakara, "ha creato uno squilibrio insostenibile tra
i rischi e i compromessi che il nostro personale deve prendere e la nostra
capacità di fornire assistenza alla popolazione".
L’ATTIVITA’ SVOLTA - Nei
progetti sanitari interrotti, precisa l'Ong, lavoravano oltre 1.500 persone,
che "fornivano una vasta gamma di servizi, tra cui servizi sanitari di
base gratuiti, trattamenti per la malnutrizione, salute materna, chirurgia,
risposta alle epidemie, campagne di vaccinazione, fornitura d'acqua e generi di
prima necessità". Nel 2012, oltre 600 mila pazienti sono stati visitati, 41
mila ricoverati e quasi 59 mila vaccinati.
EX COLONIA ITALIANA - Nel
tardo XIX secolo, britannici e italiani acquisirono il controllo di parte della
costa somala, portando alla creazione dei protettorati della Somalia Britannica
(nord) e della Somalia Italiana (centro e sud). Il controllo sulla parte
interna dei territori fu però consolidato solo lungo gli anni venti del XX
secolo. Nel 1936, la Somalia Italiana fu fatta confluire nell'Africa Orientale
Italiana. Amministrativamente rimase tale fino al 1941, quando passò sotto il
controllo militare britannico. Dopo la Seconda guerra mondiale, il nord del
Paese rimase protettorato britannico, mentre la restante parte fu affidata a
una amministrazione fiduciaria italiana. Nel 1960, le due regioni furono unite
nella Repubblica somala. Nel 1969, il maggiore Mohammed Siad Barre portò a
termine un colpo di Stato e si insediò come presidente-dittatore, rimanendo in
carica fino allo scoppio della guerra civile (26 gennaio 1991).
Da allora, nonostante numerosi tentativi, nessuna autorità o
fazione è mai riuscita a imporre il proprio controllo su tutto il Paese.
Attualmente, la Somalia è governata da una pluralità di entità statali più o
meno autonome, che esercitano ciascuna un diverso grado di controllo del
territorio. Anche per questo motivo, la Somalia è considerata uno "Stato
fallito" ed è uno degli Stati più poveri e violenti del mondo. In assenza
di un governo centrale, l'amministrazione della giustizia è regredita a livello
locale, con l'utilizzo di istituti civili, religiosi islamici oppure
consuetudinari, mentre l'economia si mantiene a livelli informali, basati sul
bestiame, sulle rimesse degli emigrati e sulle telecomunicazioni.
Nel settembre 2012, con l'elezione del presidente Hassan
Sheikh Mohamoud e con l'instaurazione di un governo stabile, il paese sembrava
lentamente uscire dalla guerra civile e ritornare alla normalità. Ma
evidentemente non è così.
Nessun commento:
Posta un commento