L’ALLUVIONE HA PROVOCATO 13 MORTI E VARI DANNI A EDIFICI E
INFRASTRUTTURE. EPPURE UNA PERIZIA TECNICA GIA’ NEL 2005 LANCIAVA UN ALLARME
SUI PERICOLI IN CASO DI FORTE PIOGGIA
Sui rischi idrogeologici che riguardano il 75% del
territorio italiano si è già detto tanto, troppo; ma non si è fatto ancora
nulla di concreto. Ogni anno, tra ottobre e novembre, quando la pioggia torna
copiosa dopo la siccità estiva, qualche regione finisce sommersa, danneggiata;
si contano e si piangono le vittime. Come avvenuto una decina di giorni fa a
Olbia, in Sardegna, dove in queste ore torna a piovere e nevicare, e così è tornata
anche la paura. Ben tredici vittime, danni a edifici e infrastrutture che chissà
quando saranno riparati. Eppure quella tragedia poteva essere evitata, come
dimostra una perizia tecnica diramata già nel 2005, ben otto anni fa.
LE INDAGINI - Il centro
operativo delle tre indagini avviate sull’alluvione che ha causato 13 morti a Olbia
e in Gallura e provocato danni che superano il mezzo miliardo di euro è stato
costituito nella caserma dei carabinieri di Olbia. Nella Procura di Tempio,
invece, i magistrati inquirenti stanno predisponendo gli atti per iscrivere i
primi nomi sul registro degli indagati. E le ipotesi di reato, pesantissime,
vanno dall’omicidio plurimo colposo al disastro ambientale, passando per
l’omissione di soccorso e il concorso in omicidio colposo. Nella caserma di
viale degli Astronauti, sulla strada che porta all’aeroporto Costa Smeralda, da
giorni si stanno accumulando i voluminosi dossier riguardanti i cedimenti
strutturali della strada di Olbia-Tempio, quelli relativi alla concessione
edilizia che ha consentito l’edificazione della scuola materna di Maria Rocca –
dalle cui fondamenta zampilla ancora oggi d’acqua –, le relazioni tecniche, i
progetti di realizzazione e di manutenzione dei cinque canali principali che
attraversano la città, le planimetrie e la pianta urbanistica di Olbia.
Il sostituto procuratore della Repubblica Riccardo Rossi e
il capo della Procura Domenico Fiordalisi hanno già disposto centinaia di
acquisizioni, firmando decine di ordinanze di sequestro di documenti, filmati,
video amatoriali in uffici pubblici, privati, amministrazioni comunali e
provinciali.
I due periti, da lunedì mattina, accompagnati dai
carabinieri, stanno procedendo alla “mappatura” delle zone dove si sono
verificate le morti. Ieri il colonnello Nicola Lorenzon e il maggiore
Gianfranco Ricci, che coordinano il lavoro degli investigatori dell’arma (una
ventina tra sottufficiali e militari dei nuclei investigativi di Sassari,
Tempio e Olbia) hanno inoltrato le prime relazioni ai magistrati inquirenti,
per questa mattina è atteso un terzo sopralluogo del magistrato titolare delle
indagini, il sostituto procuratore Riccardo Rossi, che affiderà a due docenti
universitari isolani (un geologo e un urbanista) gli accertamenti peritali per
stabilire le cause che hanno portato al crollo della strada provinciale
Olbia-Tempio (3 morti), le cause del decesso della famiglia di immigrati di
origini italo brasiliane di Arzachena (4 morti) e la ricostruzione
idrogeologica dei canali che attraversano Olbia, (6 morti).
LA PERIZIA TECNICA DEL 2005 –
Mercoledì sera nel corso del TG1 è andato in onda un servizio, che denunciava
come la tragedia consumatasi tra Olbia e la Gallura poteva essere evitata,
dando ascolto a una perizia tecnica del 2005 consegnata da un ingegnere al
tribunale di Tempio. Nel documento si sottolineava come alcuni territori
fossero ad alto rischio idrogeologico, poiché alcuni corsi d’acqua erano
ostruiti e sono presenti ben 17 quartieri abusivi sanati nel corso degli anni.
Costruzioni che rientrano nell’edilizia selvaggia che ha aggredito il
territorio italiano nel dopoguerra da Nord a Sud fino ad inizio anni ’90. Olbia,
come rileva il documento, si è spesso allagata dagli anni ’50 agli anni ’90.
Per chi vuole vedere il servizio del Tg1, si trova al minuto
20: http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-ab1ad3b1-e02a-42e2-b123-fe6354ac4886-tg1.html#p=0
(Fonti: Tg1, Lanuovasardegna)
quando vedo case costruite sugli argini dei fiumi...come si fa a non pensare all'abusivismo dilagante, che poi porta le tragedie'??
RispondiEliminapurtroppo c'è un giro di interessi privati prima e dopo le tragedie...
RispondiEliminaCome da tragico copione se ne parla solo quando ci sono morti.
RispondiEliminaDa Nord a Sud l'Italia è un colabrodo e ogni anno contiamo danni e vittime senza che nulla venga fatto
RispondiEliminaNell'epoca berlu assurdo parlare di salvaguardare la natura a danno dell'imprenditoria...
RispondiElimina